Walter Röhrl e la sua Porsche 924 Carrera GTS
I passaruota allargati, la presa d’aria sul cofano, le due coppie di fari supplementari sul muso basso e affilato e – ultima ma non per importanza – la mitica livrea Monnet nero-oro. Questa, in estrema sintesi, la carta d’identità di una Porsche da competizione probabilmente non molto conosciuta, ma centrale nella storia sportiva della casa di Zuffenhausen e nella carriera del pilota che la portò in gara nel 1981: Walter Röhrl. Il due volte campione del mondo di rally si è rimesso al volante del bolide che esattamente quarant’anni fa gli aprì le porte della Porsche, di cui oggi è ambasciatore nel mondo, il 7 marzo scorso, in occasione del suo 74° compleanno. Il graditissimo e inaspettato regalo – “È stata una sorpresa pazzesca, mi ha fatto ringiovanire di quarant’anni”, ha dichiarato il fuoriclasse tedesco classe ’47 – arriva dritto dal centro di sviluppo di Weissach. Qui l’auto, la quinta delle otto costruite all’alba degli Anni ’80 per gareggiare nei rally, è giunta dal museo della casa per essere restaurata con l’aiuto di Roland Kussmaul, che ha trascorso gran parte dei suoi 37, lunghi anni in Porsche nel reparto corse dell’azienda dividendosi tra i ruoli di ingegnere, collaudatore e pilota.
PRATICAMENTE COME NUOVA. La perfetta conoscenza dell’auto da parte di Kussmaul, che nel 1980 la costruì in appena due mesi in vista della partecipazione della Porsche con l’equipaggio Röhrl-Geisdörfer al campionato tedesco di rally 1981, ha semplificato il lavoro di tecnici e meccanici, i quali hanno operato secondo i principi del restauro conservativo, preservando i segni del tempo presenti sopra e sotto la pelle metallica dell’auto. Di segni, a onor del vero, ce n’erano pochi, e di cicatrici nemmeno una, visto che nell’unica stagione sportiva disputata per intero l’auto ha percorso appena 10371 chilometri senza peraltro mai subire un incidente. Merito di una meccanica transaxle che la rendeva particolarmente stabile sia sull’asfalto che sulla ghiaia, ma anche di Röhrl, “il pilota sicuramente più adatto alla 924 – spiega Kussmaul – perché la guidava di traverso non per fare spettacolo, ma solo quando serviva ad aumentare la velocità”.
UN SALTO NEL PASSATO. A eccezione dei componenti soggetti a usura, come alcune parti dell’autotelaio e del sistema di alimentazione del motore, ogni singolo pezzo è stato revisionato o ricostruito secondo le specifiche del progetto. Il check-up completo effettuato dagli specialisti della Porsche ha fornito un esito più che positivo: motore, cambio e turbocompressore non avevano perso un colpo, tant’è che per rimettere su strada la macchina e farle scaricare in piena sicurezza gli oltre 250 cavalli sprigionati dal quattro cilindri da due litri di cilindrata è bastato un maxi tagliando, una frizione nuova di pacco recuperata in magazzino e quattro gomme Pirelli 255/55 R15 identiche a quelle montate quarant’anni fa.
EMOZIONI INDELEBILI. Riassaporare le sensazioni provate al volante della 924 Carrera GTS quarant’anni fa nella sua unica stagione disputata in maglia Porsche, per Röhrl, è stato un bagno d’emozione: “Quest’auto mi ha permesso di muovere i primi passi in un’azienda che ho sempre amato e per questo tra di noi esiste un legame impossibile da spezzare – ha rivelato il pilota nato a Ratisbona –. È stata una delle prime auto da rally con il motore turbo e all’inizio non fu facile gestire il ritardo nell’erogazione della potenza, visto che per uscire veloce dalle curve e tenerla su di giri bisognava accelerare più del solito. Le sue più grandi doti, ancora oggi, rimangono la maneggevolezza e la trazione, da sempre due grandi punti di forza delle vetture Porsche”.