veloce15 n.28: il tempo. Istruzioni per l’uso
Spazio e tempo: ovvero occupiamo uno spazio per un po’ di tempo. Alla fine è tutto qui. E in mezzo i giorni sì e quelli no. Pioggia e sole, baci e sberle: cioè la vita. Ma il cavernicolo che fu non si faceva domande, lui misurava l’esistenza in giornate e il mondo a spanne. O in pollici. Poi sono arrivati i filosofi e il tempo è diventato ‘immagine mobile dell’eternità’ o altre supercazzole così (pensi tu che vorresti che fossero costretti a lavorare come te. Allora sì che capirebbero che il tempo è solo una cosa che non ce n’è mai abbastanza). E intanto ti tocca correre sempre di più. Ma è qui che sbagli, e non per colpa tua, è che ti disegnano così (direbbe Jessica Rabbit). Bene, e allora di chi è la colpa di tutta questa frenesia canaglia? Di Dietrich Uhlhorn. È lui l’inventore del tachimetro, quell’aggeggio infernale che abbina km a h.
È da quel giorno lì che ‘più veloce’ vuol dire ‘più strada fatta’, è così che il tempo è stato incatenato allo spazio. Concetto che, mutato geneticamente, è passato dall’asfalto percorso alla fibra attraversata. Per questo quando i geek della Silicon Valley hanno creato i contatori che misurano la velocità dei tuoi Mb/s (che vuol dire quantità per secondo e non qualità per mega) non hanno fatto altro che replicare il modello dei km/h. Convincendoci sempre di più che il tempo, non si sa perché, non valga niente se non ci metti qualcosa dentro. Ma è davvero così? Prova a togliere il piede dal gas e il dito dallo smartphone. Certo, chilometri macinati e Mb scambiati si fermano di colpo, ma secondi e ore no. Visto? La fantomatica lotta contro il tempo è solo un trucco. Per rubartelo. Al tempo e ai suoi contatori è dedicato il nuovo numero di veloce15. Lo trovate qui. Buona lettura!