veloce15 n.17: ode al monocilindrico
Anche se sembra un veloce15 qualsiasi, questo numero 17 è il primo volume della Clilindropedia. Che è un’enciclopedia molto Veloce dedicata alle moto e ai loro motori. Si comincia con la ‘mono’grafia, ovviamente, un numero fatto apposta per quelli come te che quando gli dicono “La tua moto va a uno” sorridono soddisfatti. Che le Good Vibrations non è mica una canzone… Seguiranno uscite pluricilindriche. Ma se non ce la fai proprio ad aspettare, beh allora torna sulla sezione moto di Veloce: c’è un aperitivo che ti aspetta per placare la tua sete di cilindri. Qui trovate il numero 17 di Veloce.
MOSCERINI. I miei nonni abitavano al piano di sotto. Ma si conoscevano da mo’. Un giorno la nonna vuol farsi fare un autografo, su un suo libro che le era piaciuto. Montanelli prende penna, libro e le scrive una dedica bla bla bla. Quando glielo riconsegna lei dice “manca la data”. E lui “se la metta lei” e la nonna, che era abituata ad avere l’ultima parola, replica “cafone”. Da quel giorno, quando si incontravano davanti all’ascensore, si salutavano con più simpatia di prima. Il mono non è solo un motore con una coppia infinita, un carattere spigoloso e che vibra un botto. È anche un tipo di persona, come mia nonna, certo, e ovviamente Montanelli. Monocilindrico per definizione. E non solo per quel nome, Indro, che anche Eco voleva come diminutivo di Cilindro. Toscanaccio di Fucecchio, figlio di un professore che nella scelta dei nomi che gli aveva appioppato ci aveva messo pure Schizogene, un grecismo che vuol dire ‘semina zizzania’, come la Suzuki DR di Gaston Rahier anche Montanelli in Africa ha lasciato il segno. Carburato sempre a dovere, una volta l’hanno fatto grippar, egambizzandolo. Ma si è ripreso subito, a dimostrazione che la fusione era buona e i materiali nobili. Quando hanno provato a tappargli la bocca con un silenziatore troppo invadente, Montanelli, da cilindro di razza qual era non perde la Voce, anzi, ne fonda una. Il suo bello era che la coppia massima te la dava subito, fin dalle prime righe. E non dovevi tirare tutto l’articolo per capire dove si andava a parare. A metterlo in moto, poi, se non imbroccavi il punto giusto, ci potevi rimettere un ginocchio (metaforicamente). Però una volta partito ti accompagnava in capo al mondo, dall’antica Roma agli anni di Tangentopoli. Accompagnava? Ti accompagna ancora oggi, visto che per fortuna scripta manent.