Una Mercedes finita nel fango
POCA AGILITÀ. Andrà all’asta domani a Parigi, nella consueta vendita all’incanto che RM Sotheby’s organizza a margine del salone delle auto d’epoca Retromobile, una Mercedes 450 SLC 5.0 che la divisione sportiva della Casa di Stoccarda realizzò alla fine degli anni ’70 per competere nel Mondiale rally. Il programma era ambizioso ma non decollò mai realmente per via della scarsa agilità delle grandi 8 cilindri che avrebbero dovuto rovinare la festa alla Fiat 131 Abarth Rally e alle altre pretendenti al titolo.
CAMBIO AUTOMATICO. La partecipazione della Casa della stella a tre punte ai rally sorprese non poco il pubblico e gli addetti ai lavori quando, nel 1977, Mercedes-Benz annunciò l’avvio di un programma nei rally con la 450 SLC, auto già utilizzata nel Campionato Europeo Turismo con qualche buon risultato. La vettura era alimentata da un nuovo V8 da 5 litri interamente in alluminio. La carrozzeria era dotata di cofano e pannelli del bagagliaio in lega per ridurre il peso e la vettura da rally era stata sviluppata dal celebre ingegnere Erich Waxenberger, a Stoccarda, già ai tempi della “Pagoda” W113 impiegata in qualche rally negli anni 60. Mercedes costruì 19 esemplari esclusivamente per l’uso nei rally internazionali, di cui solo sette con il marchio 450 SLC 5.0 (gli altri furono marchiati 500 SLC), tutti dotati di un cambio automatico appositamente sviluppato per reggere alle particolari sollecitazioni imposte dai fondi sterrati dei rally, per lo più extraeuropei, dove l’auto sarebbe stata impiegata.
MOTORE SPERIMENTALE. L’esemplare di 450 SLC 5.0 che andrà all’asta con RM Sotheby’s fu completato il 26 settembre 1979 ed è identificato dal numero di telaio 836. Venne immatricolato con la targa S-DV 9032. Fu dotato di un motore sperimentale ampiamente elaborato rispetto a quello di serie (per esprimere fino a 300 CV di potenza e 420 Nm di coppia), di sistemi di raffreddamento supplementari per l’olio e per il liquido refrigerante e di un radiatore “intelligente” che fungeva anche da griglia per proteggere il servosterzo dai detriti.
PROIETTORI AMERICANI. La carrozzeria era caratterizzata dagli ampi codolini ai parafanghi, permessi dal regolamento del Gruppo 4, per contenere gli enormi pneumatici (fino a 10 pollici di larghezza al posteriore) che potevano essere utilizzati dalla 450 SLC 5.0 nelle prove speciali su asfalto . Il frontale era invece caratterizzato dalla fanaleria a 4 proiettori circolari, utilizzati sulle vetture destinate al mercato nordamericano, affiancati da una batteria di 4 fari supplementari per le prove disputate nell’oscurità.
DOMINIO IN COSTA D’AVORIO. La vettura fece il suo debutto nelle competizioni al Bandama Rally Côte D’Ivoire del 1979, come parte di una partecipazione di quattro vetture ufficiali. In gara con il numero 4, la 450 SLC 5.0 di RM Sotheby’s venne guidata dall’asso dei rally Björn Waldegård, affiancato dal navigatore connazionale Hans Thorszelius, che lottarono per tutti i cinque giorni dell’evento, piazzandosi al secondo posto in uno storico 1-2-3-4 Mercedes-Benz, staccati di 35 minuti dal vincitore, il finlandese Hannu Mikkola, “navigato” dallo svedese Arne Hertz. Al terzo posto giunse la vettura di Andrew Cowan e Klaus Kaiser e al quarto si classificò la 450 di Vic Preston ir. e Mike Doughty. Il Costruttore tedesco divenne il primo a vincere un rally mondiale con un motore V8 e il primo a farlo con un cambio automatico (a 4 marce nel caso della 450 SLC 5.0).
BENINO AL SAFARI. L’uscita successiva della vettura fu il Marlboro Safari Rally del 1980 in Kenya, pilotata da Vic Preston Jr e John Lyall, autentici “mercenari dei rally” per la loro esperienza specifica nella gara africana (dove corsero anche per Lancia, Fiat, Porsche, Nissan e altri costruttori prestigiosi). L’equipaggio si classificò al terzo posto grazie a un’ottima prestazione. L’auto fu poi utilizzata poi come auto da allenamento in Argentina nel corso dello stesso anno.
PASSATA DI MANO IN MANO. Due anni dopo venne venduta dal team ufficiale all’appassionato belga H. Beankens. Si pensa che quest’ultimo abbia tenuto l’auto fino al 1984, quando fu acquistata – e probabilmente restaurata – da Peter Lorenz di Coblenza per poi essere successivamente ceduta altri due proprietari. E nel frattempo è stata riportata alla livrea del Bandama Rally 1979: vernice Astralsilber e cofani neri.
IL VETO DI RÖHRL. Come è finita la storia della Mercedes nei rally? Beh, malissimo. In vista della stagione 1981 la Casa di Stoccarda stava allestendo un “dream team” che avrebbe avuto come fiore all’occhiello il pilota tedesco Walter Röhrl e come protagonista la 500 SL, derivata dalla roadster, più corta di una trentina di centimetri rispetto alla SLC per guadagnare in agilità sui percorsi per lo più montagnosi e tortuosi dei rally europei. Ma gli ultimi test prima del Rallye Monte-Carlo diedero risultati talmente deludenti che l’asso del volante di Regensburg, a precisa domanda del responsabile del motorsport della “stella”, rispose che nella migliore delle ipotesi avrebbe potuto terminare al quinto posto assoluto. Bastò questo per far cancellare l’intero programma sportivo 1981. Dopodiché la Mercedes non si è più fatta vedere nei rally, a parte un paio fallimentari partecipazioni della 190 E 2.3 16 a Monte-Carlo e al Tour de Corse con i colori della filiale francese.