Una Ferrari… finita nel pallone
NATA PER CORRERE. Nel febbraio del 1966 la Ferrari fece debuttare una nuova vettura da corsa sportiva progettata per la classe 2 litri del Gruppo 4 della FIA, con l’obiettivo dichiarato di attirare i numerosi team privati che correvano con le Porsche. Denominata Dino 206 S, la vettura era mossa da uno sviluppo del motore V6 a 65 gradi concepito da Dino Ferrari, figlio di Enzo, prima della sua morte avvenuta nel giugno 1956.
UN PASSO INDIETRO NEL TEMPO. Originariamente il motore Dino V6 fu co-progettato dal leggendario ingegnere dell’Alfa Romeo Vittorio Jano, che all’epoca lavorava come consulente per la Ferrari. All’inizio era stato pensato per la F2, ma una versione ingrandita fu successivamente utilizzata anche in F1 e permise a Mike Hawthorn di vincere il Campionato del Mondo Piloti nel 1958. Ma sebbene le Ferrari F1 dei primi anni ’60 montassero sempre più spesso i motori V6 con bancate a 120 gradi progettati da Carlo Chiti, il V6 Dino a 65 gradi fu comunque costantemente sviluppato per vari prototipi, tra i quali anche le 196 Sport, 246 Sport, Dino SP e 166 P.
UNA P3 IN SCALA RIDOTTA. La Dino 206 S sembrava essere una versione pantografata e rimpicciolita della 330 P3, con una carrozzeria altrettanto affascinante curata dalla Carrozzeria Sports Cars di Piero Drogo a Modena. Il fascino visivo della sua carrozzeria aerodinamica, che presentava una combinazione di pannelli in lega e vetroresina saldati su un telaio tubolare semi-monoscocca, era splendidamente completato dalle prestazioni del motore Dino. Alla fine della stagione agonistica 1966, la Dino 206 S aveva dimostrato il suo valore, conquistando un 2° posto alla Targo Florio, un 2° e un 3° posto al Nürburgring e un 6° posto a Spa. Sebbene dovesse essere costruita in 50 esemplari, problemi di manodopera ne interruppero prematuramente la produzione dopo solo 18 vetture assemblate. Il modello, quindi, rimane una pietra miliare rara e importante nell’arco di sviluppo del progetto Dino da corsa.
L’ULTIMA SPIDER SI DROGO. L’esemplare di questo servizio, col telaio n. 032, occupa un posto speciale tra le Dino 206 S, perché è l’ultimo con carrozzeria aperta costruito da Piero Drogo. Dei 18 esemplari realizzati, infatti, due furono carrozzati da Pininfarina e tre avevano la carrozzeria coupé. Nel corso dell’evoluzione della Dino 206 S, sono state utilizzate diverse configurazioni di motore. A partire dal tipo 227, che produceva circa 220 CV, si passò al tipo 231L che arrivava a 235-255 CV e, infine, al tipo 233 da 270 CV. Si ritiene che il telaio 032 sia uno dei due soli esemplari dotati di questo ultimo propulsore con iniezione Lucas.
VELOCE ANCHE IN MONTAGNA. Secondo le ricerche dello storico della Ferrari Marcel Massini, il telaio 032 ha corso in diverse cronoscalate italiane durante il 1966-67. La vettura fu successivamente sottoposta a manutenzione direttamente alla Ferrari nel novembre 1968, prima di essere venduta ad alcuni proprietari italiani negli anni ’70. Tra di essi compare anche Corrado Ferlaino, un ingegnere e immobiliarista italiano che sarebbe poi diventato famoso per essere stato presidente della Società Sportiva Calcio Napoli tra il 1969 e il 1993 e per aver portato in Italia Diego Maradona.
CERTIFICATA A MARANELLO. Nel 1979 il collezionista francese Pierre Bardinon aveva accumulato la più grande e importante collezione di auto sportive da corsa Ferrari mai riunita e il telaio 032, riconosciuto come un esemplare estremamente originale, fu aggiunto alla collezione. Dopo di allora questa Ferrari Dino 206 S ha cambiato molte altre volte proprietà e ha avuto anche qualche disavventura, come una collisione in una gara storica nel 2003 in seguito alla quale fu sottoposta a un primo restauro importante in Inghilterra. Il secondo restauro, invece, è avvenuto nel 2014 presso la Ferrari, dove è stata completata la certificazione ufficiale che ne attesta l’autenticità in tutte le sue parti.