Un Toro con otto cilindri: buon compleanno Urraco

Un Toro con otto cilindri: buon compleanno Urraco

Al Salone di Torino del 1970 veniva svelata la Lamborghini Urraco: più piccola e con quattro cilindri in meno della Miura, era una berlinetta 2+2 spinta da un motore V8 in posizione posteriore centrale accompagnato da sospensioni indipendenti con sistema McPherson sulle quattro ruote. Soluzione che fino a quel momento non era mai stata utilizzata su un’auto stradale.

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UNA LAMBO ‘DOCILE’. La nascita della Urraco viene attribuita al volere di Ferruccio Lamborghini, desideroso di poter ampliare la propria cerchia di clienti offrendo una vettura che fosse – seppur limitatamente – più accessibile e che andasse a far concorrenza alla Ferrari Dino del ’69. Era piccola, appena 425 cm di lunghezza – e aveva un abitacolo insolito con due piccoli sedili posteriori, una plancia originale e volante a calice. Quest’ultimo nascondeva una delle molteplici particolarità dell’Urraco, l’assenza del piantone dello sterzo, con la cremagliera collegata al parafiamma, soluzione che rendeva la sportiva più sicura la vettura in caso di impatto frontale. 

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INNOVAZIONE A OTTO CILINDRI. Al lancio, la prima versione denominata P250 – dove la ‘P’ indica la posizione posteriore del motore e 250 la capacità del motore – era mossa da un otto cilindri da 2463 cc, monoalbero per bancata, – una prima per Sant’Agata Bolognese – da 220 cavalli a 7800 giri per una velocità massima di 245 km/h. Era alimentato da quattro carburatori Weber doppio corpo tipo 40 IDF1 e adottava un’innovativa testata ‘a camera Heron‘ con la parte interna piatta e la camera di scoppio disegnata all’interno del pistone: soluzione che permetteva, senza aumentare troppo i costi, d’utilizzare un rapporto di compressione maggiore. Era altresì innovativo il sistema di produzione della vettura, molto meno artigianale rispetto ai precedenti modelli del Toro.

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LE EVOLUZIONI. Tra i numerosi ritardi che posticiparono l’arrivo effettivo su strada al 1972 e la crisi petrolifera che sconvolse l’economia della metà degli Anni ’70, l’Urraco non ebbe vita facile e la P250 venne presto affiancata da altre versioni, adattate alle diverse esigenze di mercato. A partire da quello italiano ‘falciato’ dalle leggi che penalizzavano fiscalmente le auto con cilindrata superiore ai due litri. Per questo nel 1974 arrivò la Urraco P200 con cubatura ridotta a 1994 cc per 182 cavalli di potenza massima, mentre altrove – specialmente Oltreoceano, dove le più severe normative sulle emissioni ‘erodevano’ anche diverse decine di cavalli dai valori originari dei motori – i clienti domandavano più potenza. Richiesta accolta nel 1976 con la Urraco P300 mossa da un 2996 cc da 265 cavalli, disponibile fino al 1979. Nei sette anni di produzione dalla fabbrica di Sant’Agata Bolognese uscirono in totale 776 Urraco: 520 unità P250, 66 P200 e 190 P300. Buon compleanno Urraco, che i festeggiamenti abbiano inizio…

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