Tutto quello che dovete sapere sulla HWA EVO

Tutto quello che dovete sapere sulla HWA EVO

L’HWA EVO è stata trattata da ogni rivista o canale del settore, il che è piuttosto normale quando parliamo di un restomod basato su una vecchia gloria tedesca, la 190E 2.5-16 Evo II, una homologation special nata per dominare nel campionato DTM. Al pari di Maturo con la Delta e Redux con la M3 E30, la HWA ha riportato in auge la reginetta delle competizioni, una berlina con un bodykit arrogantissimo e un titolo DTM conquistato nel lontano 1992. Giusto per ricordarvi chi siano i ragazzi della HWA, sappiate che la scuderia tedesca venne fondata da Hans Werner Aufrecht (co fondatore della AMG, mica robetta) e negli anni è diventato il team più vincente di sempre nel DTM, svolge il ruolo di scuderia ufficiale Mercedes e ha contribuito persino alla realizzazione della De Tomaso P72, della Apollo IE e della Huayra R. 

Il V12 della Pagani Huayra R è sviluppato dalla HWA

Il V12 della Pagani Huayra R è sviluppato dalla HWA

UNA EVO II AL CUBO. Come avete capito questo restomod è in buone mani, seppur estremizzato di molto rispetto al modello originale. La Evo II del 1990 montava un motore quattro cilindri in linea aspirato da 2.5 litri, intensamente elaborato per produrre 235 cavalli e 245 Nm di coppia, gestiti dalla sola trazione posteriore e da un cambio manuale cinque marce con la prima in basso. Il restomod della HWA rinuncia all’idea del propulsore aspirato (peccato) per un più attuale 3.0 litri biturbo V6 da oltre 450 cavalli e 550 Nm di coppia, valori non sbalorditivi in tempi moderni ma più che efficaci quando il peso totale supera di poco i tredici quintali e avete un adeguato contorno dinamico.

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RIPROGETTATA DA ZERO. Lo scheletro della EVO è ripreso dalla 190 berlina, messo a nudo e impiombato di steroidi: la parte centrale è rinforzata in decine di punti mentre le sezioni anteriori e posteriori sono direttamente ricostruite in alluminio, fatica che ha permesso di riprogettare anche lo schema sospensioni, ora a doppi triangoli sovrapposti (e ovviamente regolabili). Il V6 anteriore è montato il più possibile verso il guidatore per una perfetta distribuzione dei pesi oltre che più in basso per migliorare il baricentro, la lubrificazione invece è a carter secco e il cambio (i puristi ringraziano) ha sei belle marce manuali.

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TUTTE VENDUTE. E l’estetica? HWA ha rifatto la carrozzeria completamente in fibra di carbonio, ottenendo un risultato ancora meno timido e sobrio dell’originale, nonostante il look complessivo ricordi tantissimo la Evo II… dopotutto quando avete un’ala da biplano e passaruota che fanno provincia non serve molto di più per diventare davvero feroce. Degli interni si sa poco o nulla, carbonio e pelle per uno stile meno spartano, ma HWA rivelerà tutti i dettagli più avanti. Un’ultima lieta notizia è che i tecnici tedeschi non puntano a nessun record al ‘Ring bensì all’esperienza di guida, qualcosa che sicuramente sarà memorabile. I 100 esemplari previsti (contro i 502 dell’originale) sono stati tutti venduti, tranne un esemplare – telaio 000 – che verrà battuto all’asta in questi giorni. 

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