The Black on Black Collection: Ferrari sì, ma in abito da sera
Tutte a motore centrale, tutte a dodici cilindri, basse larghissime, con quei “tagli” orizzontali sulle portiere che fanno brillare gli occhi anche a chi, quando erano nuove, non era nemmeno nelle fantasie dei suoi genitori. La Ferrari Testarossa e le sue discendenti 512 TR e F512M sono icone dell’automobilismo sportivo Anni ’80 e ’90, simboli automobilistici di un periodo storico unico, dove molti problemi sembravano essere alle spalle e i giovani guardavano con speranza al futuro. Un domani felice, ma sopratutto ricco, dove potersi permettere tutti quegli innumerevoli beni di lusso che proprio gli Anni ’80 avevano trasformato in status symbol. Naturale, quindi, che le supercar di Maranello crescessero sempre di più in popolarità: e se la serie televisiva Magnum P.I. ha consegnato all’immaginario collettivo l’idea della Ferrari Testarossa bianca, c’erano anche altri colori – diversi dal tradizionale rosso – con cui apprezzare al meglio queste potentissime supercar. E perché no, magari “passare al lato oscuro” facendole tutte nere, dalla testa ai piedi, o meglio, dai paraurti ai rivestimenti dell’abitacolo, come nel caso dei tre esemplari pronti ad essere messi all’incanto da RM Sotheby’s all’asta di Villa Erba del prossimo 20 maggio. L’occasione perfetta per ammirare tre meraviglie del Cavallino sotto una nuova luce e fare un breve ripasso della loro storia.
TESTAROSSA. Presentata al Salone di Parigi di fine settembre, l’erede della Berlinetta Boxer propone la stessa impostazione tecnica “tuttodietro” con propulsore V12 di 5 litri di cilindrata profondamente evoluto rispetto a quello della BB512i con l’adozione della distribuzione a 4 valvole per cilindro con cinghia dentata, la lubrificazione a carter secco e l’accensione-iniezione elettronica. La potenza massima è di 390 CV per le Testarossa destinate all’Europa e di 380 CV per gli esemplari commercializzati negli USA; le vetture per l’Europa con catalizzatore esprimono però “solo” 370 CV. Al V12 di Maranello, capace di spingere la Testarossa a oltre 290 km/h, è abbinato il cambio a 5 marce. La linea disegnata da Pininfarina presenta numerosi elementi di originalità: in particolare spiccano i radiatori integrati nei parafanghi posteriori, che si collegano otticamente ai profondi pannelli-porta percorsi da linee parallele, uno stilema poi ripreso per la carenatura dei gruppi ottici posteriori a sviluppo orizzontale. I proiettori anteriori, doppi, sono retrattili per favorire la penetrazione aerodinamica quando sono spenti; le luci di posizione e gli indicatori di direzione sono invece integrati nello scudo paracolpi anteriore che presenta anche una griglia posticcia nera satinata. Dal 1984 al 1991 ne vengono prodotte 7177 unità (con numero di telaio da 53081 a 91923); il lieve aggiornamento del 1987 determina il passaggio dal retrovisore esterno singolo a sinistra in posizione elevata allo specchietto piazzato più tradizionalmente alla base dei finestrini su entrambi i lati dell’auto.
512 TR. Debutta al Salone di Los Angeles del 1991 l’evoluzione della Testarossa, con la quale la Ferrari torna a identificare i propri modelli con una sigla alfanumerica: “512” sta per 5 litri di cilindrata e 12 cilindri, “TR” è un omaggio alla progenitrice Testarossa. Il propulsore, posizionato di 30 mm più vicino a terra per abbassare il baricentro, si avvale di pistoni, albero motore e condotti di aspirazione e scarico nuovi; complice un nuovo impianto di iniezione Bosch Motronic M2.7 integrato con l’accensione arriva a esprimere 428 CV (421 CV per gli esemplari destinati agli USA), per una velocità di punta di 314 km/h e un’accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 4,8 secondi, circa 1 in meno rispetto alla Testarossa. L’abitacolo sfoggia sedili più contenitivi e comandi più ergonomici, mentre la carrozzeria è aggiornata con un frontale più arrotondato, dotato di mascherina posticcia ridisegnata, e con uno scudo posteriore ristilizzato. Nuova anche la foggia delle ruote in lega leggera da 18 pollici, di sezione allargata (8J davanti e 10,5J dietro, da cui le carreggiate ampliate, con pneumatici rispettivamente 235/40 ZR18 e 295/35 ZR18) a 5 razze più sottili per contenere il peso. I freni presentano dischi anteriori ventilati e forati da 315 mm di diametro e dischi posteriori da 310 mm, con pinze a 4 pistoncini. La produzione prosegue fino al 1994 in 2261 esemplari, con numero di telaio da 89100 a 99743. Della serie delle moderne Testarossa, la 512 TR appare come il modello più equilibrato sul piano estetico ed efficace in tema di prestazioni, anche se non è il più performante in assoluto.
F512M. Per gli anni ultimi della sua carriera il progetto Testarossa arriva a vette impensabili dieci anni prima con la F512M, più aggressiva nello stile, più potente nella meccanica. L’evoluzione finale della Testarossa abbandona i fari retrattili, rimpiazzati da proiettori carenati, a beneficio di forme meno leziose e aerodinamicamente più efficienti: la contropartita è una linea meno personale rispetto all’originale del 1984. La fanaleria posteriore sfoggia due elementi circolari di ugual diametro su ciascun lato e abbandona la griglia sovrapposta ai gruppi ottici rettangolari. Le ruote in lega leggera, sempre a 5 razze sfoggiano ora un disegno a turbina e di tipo scomponibile. Anche la denominazione è figlia del suo tempo: la F, che sta per Ferrari, anticipa anche la sigla numerica della sorella minore 355, mentre la M è l’abbreviazione per “Modificata”, a rimarcare l’entità degli interventi apportati al nuovo modello per distinguerlo dal predecessore. Tra questi, l’adozione del sistema frenante antibloccaggio ABS, degli ammortizzatori a gas e di un propulsore evoluto nei dettagli, con bielle in titanio, albero motore alleggerito e pistoni riprogettati, così da fornire 440 CV, 12 in più rispetto alla precedente 512 TR. Tra i collezionisti, la F512M è la più desiderata, anche per via della sua produzione, limitata nel tempo (il modello uscì di scena a inizio 1996 per dar spazio alla 550 Maranello, dotata di motore V12 anteriore), di soli 501 esemplari (di cui 75 con guida a destra), con numeri di telaio compresi tra 99376 e 105516. E perché è l’ultima Ferrari V12 a motore centrale-posteriore prodotta in serie, che va quindi a chiudere un ciclo durato comunque la bellezza di 25 anni, un quarto di secolo, dal momento del debutto della prima Berlinetta Boxer, la 365 GTB/4 BB. Quanto alle prestazioni, la velocità massima è di 315 km/h e lo scatto da 0 a 100 km/h richiede 4,7 secondi.