Suzuki Legend Edition: la GSX-R veste da campione
Secondo le ultime indiscrezioni pare che gli ingegneri di Hamamatsu siano dei gran appassionati di figurine. Ecco come si spiega la più incredibile operazione di ‘collezionale tutte‘ della storia delle moto. Attenzione, questa volta non devi correre in edicola, ma dalle concessionarie Suzuki (anzi, per la verità ordine e caparra di fanno online). Già perché per festeggiare le sette vittorie mondiali, i giapponesi hanno deciso di ripubblicare le livree iridate sulle carene della GSX-R1000R. Titolo dell’opera, disponibile in sette volumi (leggi, moto): Legend Edition. Segni particolari, a parte l’essere sexy in tutte le sue varianti grafiche, il silenziatore Akrapovič e la sella monoposto in tinta. Il piano editoriale prevede le moto di Sheene, Lucchinelli, Uncini, Schwantz, Roberts e, ovviamente, quella di Mir, che ha appena riportato Suzuki sul gradino più alto del podio. Per facilitarti la scelta abbiamo messo insieme un album delle figurine dei piloti e delle moto. Che si sono resi famosi a vicenda.
BARRY SHEENE. Inglese, paragonabile a un Hunt delle moto, ha vinto il titolo per due anni di fila, nel ’76 e nel ’77. Grafica semplice e efficace, cupolino rosso e tanto bianco per lasciar spazio al numero di gara. Che è il 7, ma vuol dire 1. Per quanto riguarda la Legend edition hai solo l’imbarazzo della scelta, Sheene 76 o 77, appunto.
MARCO LUCCHINELLI. Passato alla storia come Cavallo Pazzo è iridato nel 1981. Suo vice, quell’anno, fu l’americano Randy Mamola (tanto per inquadrare la stagione). Ligure, nel 1982 decide di partecipare al Festival di Sanremo (con la canzone Stella Fortuna) . La livrea bianca e blu e quel numero 5 sulla tabella gialla sono ancora sexy a 40 anni di distanza.
FRANCO UNCINI. Campione del mondo nel 1982. Magrolino, vista la sua corporatura all’inizio i giapponesi non volevano dargli la Suzuki ufficiale. “La moto va guidata, non spezzata in due”, rispose il pilota marchigiano. E fu l’ultimo italiano a vincere nella classe regina prima di Valentino Rossi.
KEVIN SCHWANTZ. Il texano corre quando in pista ci sono dei colossi come Wayne Gardner, Mick Doohan, Eddie Lawson e Randy Mamola. Sulla sua Lucky Explorer si ritaglia un posto al sole, vincendo il titolo nel 1993.
KENNY ROBERTS JUNIOR. Nato nella città di Google, prima che diventasse la regione della Silicon Valley quell’angolo di California era la terra dei centauri (ogni riferimento a suo padre è puramente casuale). Al suo debutto in Malaysia, pronti via batte Doohan. E festeggia l’arrivo del nuovo millennio da campione del mondo.
JOAN MIR. Catalano, simpatico. È sempre stato una spina nel fianco per chi cercava di andargli via. Da Lorenzo a Dovizioso. Adesso è diventato il pilota da battere. Al suo attivo, oltre ai mondiali, anche il fatto di aver riportato l’iride sulla Suzuki e di aver interrotto il duopolio Honda-Yamaha messo in crisi solo nel 2007 dalla Ducati di Stoner.