Stradale: l’aerodinamica è l’asso nella manica
In campo automobilistico si parlerà sempre più di leggerezza e aerodinamica. Per le auto di tutti i giorni questo vorrà dire risparmiare (in termini ambientali e di consumo) mentre parlando di supercar, ciò significherà l’accesso a esperienze fino a ieri riservate ai professionisti. In anni di potenza sempre più accessibile e a buon mercato le corde dell’emozione sono sempre più difficili da titillare: ecco perché la ‘svolta aerodinamica’ rappresenta una boccata d’ossigeno per il mondo delle supersportive. Di questo cambio di paradigma imminente la Dallara Stradale rappresenta un’avanguardia. Si tratta del sogno automobilistico di Gian Paolo Dallara, l’ingegnere italiano con più titoli all’attivo nel motorsport: su quest’auto è possibile trovare tutti gli anni di fatica del suo ideatore sotto forma di sapienza costruttiva nel campo dei materiali compositi, dell’elastocinematica, della messa a punto dinamica e – sopratutto – dell’aerodinamica.
AL SERVIZIO DELLA FUNZIONE. Pensate che le sue forme morbide e senza tempo disegnate dalla Lowie Vermeersch (Gran Studio) sono state messe a punto insieme agli ingegneri di una task force voluta da Andrea Pontremoli (l’amministratore delegato della Dallara); questo team, capitanato direttamente da Dallara, aveva il compito di creare da zero un’auto che non esisteva. Ecco perché le forme della Stradale hanno seguito davvero la funzione: per garantire una downforce senza precedenti, 820 kg alla velocità di 260 km/h. Praticamente, in una staccata in fondo a un lungo rettilineo, si può contare sul grip di un’auto di quasi 1700 kg (gli 860 kg scarsi dell’auto più gli 820 derivanti dal carico aerodinamico) pur avendo a che fare con l’inerzia di un’auto che pesa la metà. Come questa Dallara.
QUATTRO CILINDRI. Come vedete si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma nel modo d’intendere le prestazioni che si possono ottenere da una supersportiva stradale: non solo accelerazioni longitudinali e velocità massima come metro di paragone della prestazione, ma anche acceleraizoni laterali e schiacciamento a terra degni delle monoposto di qualche anno fa. Per andare forte in pista senza ricorrere a pesanti motori V8 o V12 che insistono negativamente sulla dinamica del veicolo e appannano la purezza di guida. Qui il motore è un quattro cilindri 2.3 di derivazione Ford, profondamente rivisto per la guida in circuito e accreditato di 400 cv; è gestito da una centralina realizzata ad hoc dalla Bosch.
STARRING. La clip che vi proponiamo oggi è un assaggio del secondo cortometraggio di Veloce (il primo l’abbiamo dedicato ai 20 anni della Pagani Zonda) che metteremo online tra pochi giorni. Come nostra abitudine, della protagonista – la Stradale – parleranno i suoi artefici: Gian Paolo Dallara, l’ispiratore, Andrea Pontremoli, l’uomo dietro le quinte di un modello pensato e messo su strada in 17 mesi, Daniele Guarnaccia, l’ingegnere di riferimento del progetto, Loris Bicocchi che – Assieme a Marco Apicella – ha curato la messa a punto di un’auto del tutto analogica e Marco Tronchetti Provera, vice presidente e CEO Pirelli: l’azienda italiana leader nel settore delle ‘prestige car’, che anche in questo caso ha studiato scarpette reinventate dal foglio bianco per prestazioni inedite.
DA VARANO ALLE DOLOMITI. In netto contrasto con la supervelocità di cui è capace la Dallara Stradale, abbiamo deciso di portarla sulle strade innevate delle Dolomiti, per scoprirla in un ambiente solo apparentemente inadatto alle sue skill: infatti, potendo contare su una messa a punto con i fiocchi, anche in questo habitat la Stradale è riuscita a sorprende; grazie pure a quattro Pirelli SottoZero non abbiamo avuto problemi a muoverci a parecchi gradi… sotto lo zero!