#sparafangaweek/5: le curvy a quattro ruote
La #sparafangaweek è dedicata a tutte le auto che hanno fatto dell’esagerazione nel trattamento dei parafanghi il loro tratto distintivo. E, sopratutto, è dedicata a tutti voi che le amate. La narrativa di questa ‘specialità’ automobilistica è sterminata e vale la pena ricordare che la genesi di questi fianchi larghi è sempre da attribuire alla sinuosità di certe forme o alla necessità di coprire l’eccesso, l’oversize, una qualche forma di esagerazione. E tutto questo è sexy, certo. Eccoci alla quinta puntata della #sparafangaweek.
MERCEDES-BENZ AMG VISION GRAN TURISMO 2013. Il primo progetto di una supercar virtuale per l’universo dei videogiochi è nato nel 2013 nell’ambito di Gran Turismo 6 per Sony Playstation. Ispirandosi alla 300 SL Gullwing W194 del ’52, prima Ali di Gabbiano del marchio stellato, Mercedes ha creato un modello avanti di cento anni. È un trionfo di curve e superfici burrose, apoteosi di passaruota enormi eppure così sinuosi, stupefacenti tanto nelle dimensioni quanto nella rotondità. La carrozzeria avvolge un telaio (virtuale) a traliccio in piccoli tubi di alluminio irrobustito con elementi in fibra di carbonio. Le sospensioni adottano uno schema a doppi triangoli sovrapposti. Anche la carrozzeria è realizzata con una leggera pannellatura in carbonio. Sotto il cofano, in posizione anteriore-centrale, è posizionato un V8 biturbo con 585 cavalli e 800 Nm di coppia massima. È accoppiato a trazione posteriore con differenziale elettronico e cambio robotizzato a doppia frizione Speedshift con sette marce. Il peso in ordine di marcia è di poco inferiore a 1400 kg.
FERRARI F40 1987. È la gran turismo (supercar, meglio) definitiva, nata per espresso desiderio di Enzo Ferrari. Possiede una regolare targa stradale, ma è un’auto da corsa tout court: le basta il numero di gara su musetto e fiancate e togliere il silenziatore (ma gli ultimi esemplari di produzione ne montavano uno di dimensioni molto ridotte e avevano quasi 500 cv) per partecipare a una Mille Miglia (vera!), un Tour de France o una Mille Chilometri di Monza. Ha un telaio tubolare e carrozzeria in compositi; monta un V8 di 2,9 litri, due turbo, 478 cv, cambio manuale a cinque marce, 0-100 km/h in 4”5, 324 km/h. Niente radio, niente chiusura centralizzata, niente ABS, le porte si aprono tirando una cordicella, il climatizzatore (dicono) funziona maluccio. Eppure è perfetta. Non potresti desiderare altro. Pininfarina ha fatto un gran lavoro: fianchi abnormi (è larga due metri) e quell’ala in coda è un arco di trionfo.
GIANNINI 350 GP/GP4 ANNIVERSARIO 2017. Tali e tante sono le modifiche di questo candelotto di dinamite arricchito che definirlo un tuning è troppo poco. È stata presentata nel 2017 e celebra cento anni del preparatore romano. È lunga 375 cm, larga 190 cm e pesa 1250 kg (la carrozzeria è in fibra di carbonio). La parte posteriore del telaio è una culla in acciaio altoresistenziale agganciata dal basso. Le sospensioni sono del tipo pushrod con ammortizzatori Ohlins regolabili. Il propulsore è il quattro cilindri 1750 cc dell’Alfa 4C, sistemato ‘dietro’ ma al centro, programmabile fino a 350 cv. La trasmissione consiste, naturalmente, in trazione posteriore e cambio a doppia frizione. Monta ruote da 19” e gomme ant/post da 225/265 mm. Pochi mesi dopo è apparsa la 350 GP4 con layout standard (motore anteriore) ma trazione integrale. Entrambe hanno un design ‘atomico’ (altro che dinamite!). Della 500 rimane si e no qualche delicata impressione: le Giannini mantengono proporzioni compatte e normali in lunghezza ma in larghezza diventano esplosive, una gloria di curve che sui passaruota diventano un alterarsi disordinato di prese d’aria e sfoghi per ottimizzare i flussi.
LISTER STORM 1993. Fondato da Brian Lister nel ’54 e produttore di una barchetta ispirata alla Jaguar D-Type, il piccolo marchio inglese viene ceduto nell’86 a Lawrence Pierce dove acquisisce notorietà come tuner di Jaguar XJS. Ma nei primi Anni ’90 diventa costruttore e al Salone di Londra del ’93 presenta la Storm, un bestione secondo solo alla Dodge Viper SRT-10.
La Storm è impressionante innanzitutto per la carrozzeria: scarsa attenzioni alle proporzioni, l’importante è che colpisca. E ci riesce: è gigantismo puro, larga, grassa, grossa, con due passaruota posteriori così ampi da essere insensati. Stravolge (e travolge) ogni regola sul design di un’auto. Sotto il cofano non è meno sconvolgente: monta un V12 di 6996 cc da 550 cv. Il telaio è un sandwich di alluminio e compositi. A causa della difficoltà di saldatura delle parti il design della carrozzeria (in alluminio e carbonio) ne risente: nel senso che la Lister Storm è brutta, squadrata e sgraziata. L’aerodinamica, invece, è raffinata e a dispetto degli oltre 1650 kg tocca i 300 km/h. Il prezzo è una follia: circa 220mila Sterline, il triplo di una Ferrari 456. Ne vengono prodotte solo quattro.
WIESMANN MF5 2008. Nella primavera del 2008 il piccolo costruttore tedesco (costruzione artigianale, produzione limitata) è a caccia di una prestazione maiuscola per diventare un piccolo mito della nicchia e ampliare i mercati. Produce già la MF3 a sei cilindri in linea e la MF4 con il V8 da 4,4 litri, tutti di provenienza BMW. Lo spirito è l’unione delle forme classiche della famiglia Jaguar XK (1947/61) con solida meccanica tedesca amalgamati con un certo coraggio e sfrontatezza teutonici. Il salto verso l’alto avviene con l’MF5. Il motore è il V10 aspirato da 4999 cc delle BMW M5 ed M6 da quasi 510 cavalli e che consente lo 0-100 all’ora in meno di 4″ e 310 km/h di punta massima. La carrozzeria dell’MF5 ammutolisce (meravigliosa? Sfrontata e cialtrona? Giudichino appassionati e lettori): è un toro fumante con fianchi oltraggiosi, larghi a dismisura, possenti e inferociti. La produzione è di qualche decina di unità (una cinquantina) ma nel 2013 l’azienda è costretta a capitolare