Skoda Yeti, quando le suv compatte erano vere suv
“Prossimamente da collezione” una Škoda?! Per chi apprezza lo stile disruptive e non disdegna le soluzione tecniche di primo piano, la risposta è: sì. La Yeti è stata la prima suv della Casa boema, è uno degli ultimi prodotti esteticamente non derivati dai modelli Volkswagen o Seat e nelle versioni di punta metteva assieme turbo e trazione integrale, fino a 160 CV per le varianti a benzina 1.8 TSI e fino a 170 CV per le turbodiesel 2.0 TDI. Il tutto con uno stile unico, strettamente derivato da quello dell’omonima concept-car svelata al Salone di Ginevra del 2005. Il prototipo del 2005 era caratterizzato da soluzioni molto ardite poi non riprese nella produzione di serie, come l’utilizzo di un unico tergicristallo verticale e di un portellone diviso orizzontalmente, ma anche quella di serie non era certo priva di personalità: a destare simpatia, il frontale caratterizzato dai gruppi ottici centrali, sporgenti e circolari, affiancati dai proiettori principali avvolgenti, slanciati verso i parafanghi e la zona posteriore molto “boxy”, squadrata ma con spigoli arrotondati.
ABITACOLO VARIOFLEX. Sulla Skoda Yeti di produzione che manteneva le dimensioni compatte della concept-car con una lunghezza di soli 422 cm, erano le chicche nel segno della funzionalità a fare da protagonista con la zona posteriore dell’abitacolo a sfoggiare notevoli doti di trasformismo. La Yeti offriva infatti una configurazione interna posteriore denominata VarioFlex con sedili inclinabili, reclinabili e ribaltabili ripresi dalla Škoda Roomster. Al posto del tradizionale divanetto c’erano tre poltrone separate con inclinazione dello schienale regolabile di ben 13,5 gradi. I sedili posteriori esterni della Yeti potevano scorrere all’indietro e in avanti e dopo aver rimosso quello centrale potevano essere spostati di 80 mm verso il centro, creando così un maggiore spazio per due passeggeri posteriori, con la possibilità di ripiegare lo schienale e di piegare l’intero sedile in avanti. Ancora: una volta ripiegati in avanti, i sedili potevano essere completamente rimossi. È tutto? Certo che no: il sedile del passeggero anteriore poteva anche essere ripiegato in avanti in posizione orizzontale per consentire il trasporto di oggetti lunghi. Tradotto in numeri, la capacità del bagagliaio, favorita dai sedili posteriori “VarioFlex”, andava da 405 a 1760 litri.
MULTILINK E 4X4. Al contrario di molte crossover compatte oggi sul mercato la Skoda Yeti era una vera e propria suv, con le versioni 4×4 dotate del giunto centrale Haldex di quarta generazione (quello adottato anche dalle Golf 4Motion 5a serie) capace di trasferire la coppia sulle ruote posteriori quando viene rilevato un pattinamento di quelle anteriori. La trazione integrale, fornita in abbinamento al retrotreno multilink, era proposta sulle 2.0 TDI da 110, 140 e 170 CV e sulla 1.8 TSI che, con i suoi 160 CV e i 250 Nm di coppia massima, per 200 km/h di velocità massima e 8,4 secondi nello scatto da 0 a 100 km/h, è la versione su cui puntare soprattutto alla luce dei limiti posti all’utilizzo delle Diesel Euro 5 nelle grandi città. Meglio cercarla con il cambio DSG a 6 marce, allorché se ne intenda fare un impiego prevalente in ambito urbano, ma per i macinatori di chilometri è preferibile la trasmissione manuale, più affidabile. Le Yeti 4×4 sono dotate di un tasto Off Road sul tunnel che consente di passare tutti i sistemi di assistenza (ASR, ESP, ABS) a un’impostazione speciale per il fuoristrada: per esempio l’acceleratore risponde in modo meno sensibile alla pressione sul pedale. Tra le altre funzioni Off Road spicca anche il controllo della velocità in discesa, che utilizza i freni in modo particolarmente sensibile per mantenere una velocità costante in discesa su pendii ripidi, indipendentemente dal fatto che il veicolo fosse in una delle prime tre marce, in retromarcia o in folle.
NON SARÀ PIÙ LA STESSA. Una versione ristilizzata della Skoda Yeti viene stata presentata in anteprima al Salone Internazionale dell’Automobile di Francoforte nel settembre 2013. Dopo il facelift, la suv compatta di Škoda, disponibile in due alternative di design (“base” e Outdoor, quest’ultima con paraurti specifici e altezza da terra maggiorata) più corte di appena 1 mm rispetto al modello originale, rinuncia al musetto a 4 fari passando a una soluzione più convenzionale con proiettori rettangolari. Ma non sarà più la stessa… e l’arrivo della Karoq su base Tiguan 2a serie nel 2017, porrà termine a una carriera brillante anche dal punto di vista commerciale.