Sbaglio o questa Ferrari ha tre posti?

Sbaglio o questa Ferrari ha tre posti?

PIÙ STRANA DI COSÌ… Riuscite a immaginarvelo, Gianni Agnelli, vestito di tutto punto, con l’immancabile orologio sul polsino, mentre sfreccia come un matto per le vie di Torino aggrappato al volante di una Ferrari… a tre posti? Non è un film, ma è tutto vero, e l’auto protagonista questa bella storia è tornata a brillare dopo un lungo e accurato restauro. L’operazione è stata promossa dalla Kidston, rinomata società società svizzera d’intermediazione nella compravendita di automobili d’alta collezione, che l’ha scovata a Newark quattro anni fa. La denominazione esatta dell’auto è Ferrari 365 P Berlinetta Speciale ed era stata allestita da Pininfarina per l’Avvocato nel 1966. Rimarrà esposta al primo piano del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino – Mauto per gli amici –  fino al 18 febbraio 2023, dove un’installazione con sei immagini in bianco e nero dell’epoca racconta a tutta parete il legame tra l’eccentrico patron della Fiat e una delle sue più bizzarre, eleganti e sofisticate compagne d’avventure su strada.
Ma questa vettura ha anche un’altra valenza storica, perché è stata la prima Ferrari stradale con motore montato in posizione centrale: un V12 di 4,4 litri derivato da quello della 365 P2 da corsa che, in origine, aveva circa 380 CV

Ferrari 365 P Berlinetta SpecialeCUORE FERRARISTA. Agnelli, le Ferrari le amava come figlie. Ed era solito guidarle con il piede “a tavoletta”, prendendosi tutti i rischi del caso. “Come quella volta che – ricorda Leonardo Fioravanti, che era l’uomo di fiducia dell’Avvocato quando si trattava di farsi ‘cucire’ su misura una fuoriserie – uscì di strada su una stradina di montagna sopra Montecarlo e si ruppe la gamba sinistra. Che non tornò più quella di prima, costringendolo a trovare una soluzione per poter tornare a guidare macchine sportive che al comfort concedevano poco o nulla”. Ecco spiegata la scelta di un Cavallino con il volante al centro: “Il sedile di sinistra ruotava – spiega Fioravanti -, consentendogli di allungare la gamba rimasta rigida, e scivolare al posto di guida”. Per non sforzare l’arto offeso, inoltre, l’Avvocato volle il cambio semiautomatico Sportomatic della Porsche, che si usava senza dover premere la frizione, “ma fu una fonte di non pochi problemi – prosegue il designer ex Pininfarina – poiché quella trasmissione era progettata per sopportare potenze assai inferiori a quelle dei motori Ferrari”.

SENZA RIFERIMENTI. “Non facevi in tempo a fermarti – raccontava Gianni Agnelli a proposito dell’auto – che avevi subito la gente addosso. Però era divertente. Aveva un’accelerazione mostruosa. Solo che dovevi abituarti al posto di guida in mezzo, perché mancava il riferimento al limite da una parte, destra o sinistra”.

Ferrari 365 P Berlinetta SpecialeRESTAURATA IN ITALIA. Tra le altre richieste “fuori catalogo”, anche la presenza del tettuccio vetrato con protezione solare la dice lunga sul gusto tutto particolare di Agnelli per la “bella vita” anche in macchina. La copertura trasparente era stata fatta arrivare tramite alcune sue conoscenze in Germania e faceva entrare solo la luce, lasciando fuori il calore. Simon Kidston ricorda molto bene il primo incontro con questo “unicorno” del Cavallino Rampante: “Fu su una rivista di auto francese, quando avevo 19 anni. L’ho ritrovata trent’anni dopo, coperta dalla neve a Newark, segnalatami da una persona che aveva spergiurato che per rimetterla in strada sarebbe bastato un bel tagliando. Per farla tornare a splendere, invece, ci sono voluti quattro anni e tutta l’esperienza dei grandi restauratori italiani che hanno reso possibile la realizzazione di un progetto così difficile. Li ringrazio di cuore, con la loro arte hanno riportato in vita la macchina che più di ogni rappresenta Gianni Agnelli come icona di stile italiano nel mondo”.

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