RWB: il lato oscuro delle Porsche
Akira Nakai: viso segnato dal tempo, sguardo a metà tra il concentrato e l’infastidito, perenne sigaretta in bocca e una mente piena zeppa di idee, progetti e creazioni, che nel 99 percento dei casi implicano seghettare varie parti di vecchie 911. Alcuni lo amano, altri – in particolare i puristi Porsche – lo odiano, ma qualunque sia la vostra visione è innegabile che Nakai-San e le sue controverse realizzazioni siano diventate estremamente famose sulla scena tuning mondiale. Le origini sono in puro stile Tokyo Drift: Nakai lavora presso un’officina di giorno e dirige un team di drifting nel tempo libero, chiamato ‘Rough World’.
DAL DRIFTING AL BUILDING. Le vetture sono le famosissime Toyota AE86, ma rispetto alla leggendaria 86 di Initial D quelle del team Rough World (mondo grezzo, rude, in italiano) sono spalmate a terra, hanno camber che fanno un baffo alla torre di Pisa, cerchi dal canale larghissimo e bodykit più vistosi di un omicidio sulla neve. Un bel giorno tuttavia arriva qualcosa di inatteso in officina, qualcosa di molto europeo: una 911 serie G degli Anni ’80. Il buon Akira se ne innamora, è un colpo di fulmine immediato, tanto che Nakai-San costruirà il suo futuro proprio su quelle classiche sportive con il motore dalla parte sbagliata, meglio se raffreddate ad aria.
GLI INIZI. Nel 1996 Nakai fonda la RWB: l’acronimo sta per ‘RAUH-Welt BEGRIFF’, una sorta di storpiatura in tedesco di ‘Rough World Concept’, in parte come rimando al vecchio team di drifting, in parte per esprimere il suo modo di pensare fuori dagli schemi, fregandosene dell’opinione altrui. La 911 su cui il tuner posò gli occhi anni prima diventerà la sua prima vera RWB nonché suo amore personale: allargata a dismisura con passaruota rivettati, schiacciata a terra, paraurti tagliato al retro e alette canard, rollbar, cerchi dorati e un’ala che fa concorrenza a quella dell’ultima GT3 RS. Nakai la chiamerà Stella Artois, come la sua birra preferita.
IL DECOLLO. Stella Artois non solo era diventata esteticamente malvagia, ma Nakai-San riuscì a portare il peso attorno ai 1100 chili rimuovendo tutto il non necessario, combinandolo con un flat six da 360 cavalli per ottenere qualcosa di davvero presuntuoso ai trackday. La RWB comincia come officina locale, ma grazie a questa 911 stile mostro di Frankenstein il nome – e soprattutto lo stile – di Nakai comincia a diffondersi al di fuori del Giappone, facendo esplodere le commissioni. Dagli States all’Europa, e nello stesso Giappone, iniziano a circolare 911 modificate dalla RWB: che siano viste come blasfemia o meraviglia poco importa, come si suol dire non esiste la cattiva pubblicità e Nakai-San ne riceve sempre più, in un circolo vizioso.
CUSTOMIZZAZIONE SENZA LIMITI. Nakai costruisce, la gente ne parla, arrivano altre richieste, Nakai continua a costruire. E la cosa va ormai avanti da quasi tre decenni, con risultati a volte discutibili, ma di certo spettacolari. Carrera, 993, 964, 996… la RWB trasforma qualunque 911 in un esemplare unico, talmente estremi che non si può utilizzare il termine restomod. La personalizzazione non ha limite, Nakai-San ha le sue idee ma sarà ben lieto di ascoltare le vostre, purché rientrino nello stile RWB. Interni rifatti in maniera elegante o rimossi, alettoni lisci o multipiano, passaruota più larghi del buco nell’ozono o carrozzerie segnate da cicatrici e livree fantasiose… le immagini nella gallery vi daranno un’idea delle lavorazioni della RWB, e deciderete anche voi se amarle o odiarle. Non esistono vie di mezzo.