Quando il turbo divenne velocità, gloria, mito e costume
Alla Renault quest’anno gongolano per il 40° anniversario della loro prima vittoria in F1. Un successo tutto francese e con un’auto turbo: trick tecnologico che avrebbe aperto la strada non solo a una nuova era nella massima serie, ma pure a un’operazione di ‘turbizzazione’ a tappeto su tutta la gamma. La dimostrazione di quanto le corse potessero cambiare le sorti commerciali fu proprio la ‘strategia del Turbo’ con cui la Casa francese decise di scrollarsi di dosso un suo storico sportivo legato più alle imprese altrui (Gordini e Alpine) che non al suo. Il diktat era impadronirsi di una sua nuova identità. La scritta Turbo, vetrofanie o prespaziati sulle fiancate che fossero, diventa così sinonimo di aggressività glam, di una sportività riadattata agli stili di vita dinamici che gli anni 80 stavano plasmando sulle nuove velocità necessarie, sulle tecnologie e sull’edonismo incalzante.
TEMPI DI GLORIA. Anni che le grafiche delle nuove Renault Turbo interpretano alla perfezione: dopo l’esordio nel 1977 delle RS01 in F1 e la prima vittoria al GP di Francia, nel 1979, con la RS 10 guidata (‘invisibilmente’ visto che quel GP passò alla storia per l’esagerato duello fra Arnoux e Villeneuve) da Jabouille, la Renault sguinzaglia il marketing che butta sul mercato un’offensiva di modelli come la 18 Turbo (1980), la 5 Turbo (1981; destinata ai grandi rally internazionali, ma pure ai monomarca su pista), la 5 Alpine Turbo (1981), la Fuego Turbo (1983), la 11 Turbo (1984), la 9 Turbo (1985), la 5 GT Turbo (1985), la 21 2L Turbo (1987) e via via tutte quelle che abbiamo imparato a conoscere in questi ultimi anni; fino alla rapidissima Megane RS Trophy-R che si è appena ripresa il titolo di reginetta delle hothatch anteriori col suo 7’40”100 fatto segnare a maggio al Nürburgring. Come vedete, quella della Renault fu una vera a propria strategia: se parlavi di auto Turbo, in quegli anni, non potevi non pensare ad almeno una di quelle francesi impazienti.
TURBO ERA. Intendiamoci il turbo, o meglio la sovralimentazione dei motori mediante turbina, non fu una prassi solo per la gamma Renault. Prima di questa invasione sportiva, già la Saab (a partire dal 1977 con la 99 Turbo) e la Porsche (due anni prima, con la 911 – serie 930 – Turbo) diedero la dimostrazione del potenziale della sovralimentazione per incrementare le prestazioni dell’auto; ma nessuno prima della Renault lo aveva fatto in salsa pop, ossia applicando questa tecnologia alle auto di tutti i giorni. Soprattutto nessuno come la Renault contribuì a generare le basi di quella cultura di sportività cui, sotto molti aspetti, ci riferiamo ancora oggi. Grafiche coerenti, turbo come stile di vita, finiture interne più curate, audio di qualità in prima linea per accompagnare con le colonne sonore di quegli anni il sound dei motori che cominciavano a cambiare timbro. E a fischiare. Infatti tra gli optional da avere, c’erano gli impianti Philips zeppi di watt e levette per l’equalizzatore del suono.
UNA FESTA TRA I FISCHI. Questi 40 anni di Turbo, insomma, andavano festeggiati. E alla Renault si sono inventati una Turbo Saga: una giornata di vecchie glorie tornate a ruggire (sbuffare e fischiare…), con buona pace del romanticismo automobilistico, dei magoni e degli anni che sono passati. Li vedi sulla pelle di Jean-Pierre Jobouille che, da anziano signore quale è (classe 1942) – tra l’altro schivo e poco avvezzo ai protagonismi -, si ringalluzzisce tutto d’un tratto quando gli accendono il V6 1.5 Turbo da ‘oltre’ 500 cv della sua RS 10 (nel video qui sotto la storia di quell’epopea): i meccanici gli fanno un cenno, lui parte e fa qualche giro per far sgranchire le gambe alla sua vecchia compagna di corse. Va piano, gli anni sono passati per tutti. Poi rientra in pit lane, si alza dal posto di guida e resta in piedi a godersi ancora una volta la (stavolta piccola) folla che lo applaude. Come ai vecchi tempi. Anzi no, oggi non ha vinto, però ce l’ha fatta. Dettaglio che per un pilota abituato a correre con questi mostri meccanici, e in quegli anni, non è neanche una certezza da poco. Finita questa piccola festa, Jabouille abbraccia Jaen Ragnotti che al contrario del pilota di F1 è molto estroverso e godereccio. Infatti il loro sarà un abbraccio a quattro: due fan vogliono una foto ricordo con loro; gesto che ricorda a tutti noi quanto il mestiere del pilota sia (stato) pericoloso, ma pure altro…
DAL PISTAIOLO AL RALLISTA. Ragnotti è in gran forma. “Non guido più dall’ultimo colpo alla schiena che ho preso” ma è lì a guardare i suoi colleghi della Renault Sport che stanno coccolando le ‘sue’ Renault 5 Turbo, le sue ‘culone’, con cui tanto fece divertire gli appassionati vincendo e diventando una leggenda: una di loro, tra l’altro, gli valse la vittoria al 49° Rally di Montecarlo nel 1981. È sempre difficile trovare le domande giuste da porre a un soggetto che, a 73 anni, vanta milionate di visualizzazioni su YouTube per via delle magie che combinava al volante. Mi soffermo sui suoi piedi, per vedere se il destro sia uguale al sinistro: mi guarda, sorride, si sfila la scarpa e mostrandomela dice: “È una normale scarpa da vela”. Non c’è trucco e non c’è inganno. O non c’è turbo e non c’è aspirato, parafrasando la giornata: il talento quello che conta.
La Turbo Saga della Renault, in verità, è proseguita con una possibilità non da poco: provare le più significative auto Turbo firmate Renault. Ma questa è un’altra storia sulla quale torneremo molto presto.