Realtà aumentata: 6 (o più) ruote in scioltezza!/2

Realtà aumentata: 6 (o più) ruote in scioltezza!/2

Nell’automotive il numero perfetto è quattro. La storia dell’automobile ha provato in diversi casi a superare la convenzione e proporre nuovi scenari, ovvero un numero di ruote differente dal quattro. Aggiungerne, per esempio, non ha mai portato a grandi risultati (a parte un lampo di luce, intenso ma molto fugace, al GP di F1 di Svezia del ’76; vinto dalla Tyrrell- Ford P34 di Jody Sheckter). Ripercorriamo l’epopea delle auto a sei (o più) ruote scavando tra più e meno note.
 
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PANTHER SIX 1977. Al Salone dell’Auto di Londra del 1977 va in scena l’apoteosi della produzione di nicchia. Chi sogna l’auto del futuro immagina scenari in cui la stravaganza non esiste e tutto è lecito. Robert Jankel, imprenditore del settore moda ma innamorato dell’auto, è sulla cresta dell’onda già da qualche anno con la Panther. dopo una serie di creazioni eccentriche ispirate agli anni ’30 (perfette per la sua clientela molto esibizionista), presenta il suo capolavoro: la SIX è una roadster due posti con motore V8 biturbo di origine Cadillac, 600 cavalli e oltre 200 miglia di velocità massima (dichiarate). Le particolarità di quest’auto sono molte e le sei ruote finiscono solo per essere una goccia nell’oceano. Costa 40mila Dollari, quasi una volta e mezza della più costosa Ferrari o Lamborghini del periodo. I giornalisti ne restano positivamente impressionati (direzionalità dell’avantreno convincente, coda stabile) e anche se la velocità massima promessa non viene raggiunta il riscontro è positivo. Ma dopo solo due esemplari prodotti il progetto crolla. Ufficialmente perché la Pirelli non vuole produrre le gomme per gli assi anteriori. In verità perché Janckel non ottiene un prestito necessario a realizzare una berlina di prezzo più accessibile. E la società dovette chiudere.
 
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COVINI C6W. L’Italia, terra di santi, navigatori… e costruttori di automobili. E anche nell’ardito e folle panorama delle auto con sei ruote c’è un visionario italiano. Covini Engineering, fondata dall’ing. Covini alla fine anni ’70, ha sempre avuto un approccio innovativo verso l’auto. Nel 2003 la gran turismo sportiva a sei ruote è diventata realtà: la C6W è una classica coupé con tetto rimovibile (il telaio è d’acciaio con rinforzi in carbonio). Il motore è un V8 4,2 litri posteriore-centrale, Audi da 440 cv. Ma sull’asse anteriore ci sono quattro ruote sterzanti con le loro sospensioni (ogni molla-ammortizzatore gestisce due ruote), cerchi, pneumatici e freni. Questo layout anteriore presenta componenti più piccoli e leggeri. Ciò si traduce in numerosi vantaggi: maggiore maneggevolezza dell’avantreno, migliore inserimento in curva, servofreno e servosterzo non necessari, migliore superficie di contatto dei pneumatici su strada, maggiore superficie frenante dei componenti che migliora la forza dell’impianto. Dopo una serie di ritardi che hanno rallentato lo sviluppo, la C6W si è presentata Al Salone Parco Valentino del 2019 a Torino in versione aggiornata. l’Ing. Covini ha dichiarato che l’omologazione sarebbe stata completata quest’anno e i tempi erano pressoché pronti per una piccola serie. Prezzo di circa 300mila euro.

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MILTON SEXTOAUTO e OCTOAUTO 1911/’12. Nei primi anni del Novecento l’americano Milton Reeves fu un genio dell’auto, uomo da oltre cento brevetti all’attivo. Essendo un’industria agli albori, il limite tra realtà ed eccentricità, tra il visionario e il folle, poteva considerarsi molto sottile e le manifestazioni di creatività senza briglie rompevano quel confine in più occasioni. Ossessionato dall’esigenza di rendere l’automobile confortevole in un’epoca in cui i pneumatici erano ancora un componente pressoché sconosciuto e l’asfalto quasi inesistente, Reeves risolse la questione moltiplicando gli assi delle ruote. Nel 1911 Reeves creò la Octoauto, ottenuta aggiungendo quattro assi a una Overland: ottenne un transatlantico di circa sei metri e mezzo con tre assi sterzanti su quattro e il penultimo di trazione. Fu messa in commercio a un prezzo così elevato da ritenersi ridicolo. Reeves, del resto, mise in atto una ampia campagna di comunicazione tra cui l’apparizione alla prima 500 Miglia di Indianapolis. LaOctoauto, descritta come la macchina più confortevole del mondo, ottenne solo tanta curiosità ma nessun seguito commerciale sicché Reeves decise di continuare nel progetto ma abbassando la potenza di fuoco. Il risultato fu la Sextoauto del 1912, ottenuta da una Stutz con l’aggiunta di un asse completo di ruote e gomme.

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