Questa Ford Fiesta era pronta a tutto
Le Sport Utility di medie dimensioni si sono sviluppate nei primi anni del Nuovo Millennio. A queste si sono poi aggiunte le crossover, veicoli solo stilisticamente avvezzi alle superfici dissestate. Ma uno dei primi vagiti di questa nicchia potrebbe essere stato prodotto molto tempo prima, più precisamente alla fine degli Anni ’70. Siamo al Salone di Ginevra del ‘79 e Ford presenta una concept molto particolare, la Tuareg: è un “esercizio di stile” frutto di una joint-venture tra il Ford Design Centre di Dearborn (guidato da Eugene Bordinat Jnr, vicepresidente del design in Nord America) e la carrozzeria Ghia di Torino.
UNA FORD FIESTA PIÙ PRATICA. È considerato, allora, un concetto tanto banale quanto rivoluzionario, in un’epoca dove il marketing non aveva ancora creato nuovi segmenti, nicchie e sotto-nicchie. Si trattava di una utilitaria definibile in vari modi: una Fiesta più pratica, oppure una Fiesta adatta anche alle superfici sabbiose, insomma una provocazione per testare la reazione del pubblico. La Ford Fiesta Tuareg, infatti, si basava sulla piattaforma del modello di serie ed era equipaggiata con il piccolo motore 4 cilindri 1.100 della famiglia Kent. E nonostante il suo aspetto granitico, aveva la trazione anteriore e il cambio a quattro marce standard. Le sospensioni invece erano state rialzate e irrigidite mentre la carreggiata si era allargata; tutto questo completato da nuovi cerchi (di 15″) e gomme off-road da 195/50.
LE MODIFICHE DELLA GHIA. Molto più evidenti erano invece le modifiche alla carrozzeria, a partire dal prolungamento del tetto che faceva crescere di ben 17 centimetri la lunghezza totale della vettura. Che oltretutto era molto più larga – 166 cm, ovvero 9 in più di una Fiesta di serie, più ampia di una Porsche 911 SC 3.0 – e 18,5 cm più alta (150 cm in totale). Inoltre era equipaggiata con portellone sdoppiato come sulla Range Rover. E proprio al mondo delle fuoristrada inglesi guardava anche l’interno grazie ai rivestimenti in tweed dei sedili e similpelle sui pannelli delle portiere.
PRONTA PER LA SABBIA (SOLO IN TEORIA). La carrozzeria, verniciata in colore beige e ulteriormente personalizzata con bande in colore nero e arancio vantava passaruota sono dotati di larghi archi in materiale plastico, mentre il cofano anteriore era sormontato da pomposi sfoghi d’aria. Completavano il look due robuste barre metalliche al posto dei tradizionali paraurti, fari aggiuntivi al centro del musetto e sopra i montanti A per illuminare al massimo la superficie stradale e individuare eventuali ostacoli pericolosi.
SPARITA. Grazie alla notevole altezza da terra la Tuareg (dotata della trazione anteriore di serie) esprimesse vivaci capacità di fuoristradista su superfici impervie e con passaggi difficoltosi. Complessivamente, però, la Tuareg sembrava un veicolo a metà tra una Matra Simca Rancho e un’auto da corsa per una competizione nel deserto: ma dal punto di vista meccanico, dopo tutto, non era poi così coerente. Sembra che dopo l’esposizione a Ginevra questa curiosa concept sia completamente sparita senza lasciare traccia. Peccato.