Quella nera dozzina a base di ellissi e Ferrari
CAPRICCI DEL SULTANO. Avere gusti dozzinali significa, di solito, apprezzare le cose un po’ grossolane. Nel caso di Hassanal Bolkiah, sultano del Brunei nonché accumulatore compulsivo di auto di lusso, il termine dozzinale va però interpretato in senso letterale. Non pago di farsi fare auto su misura dai principali carrozzieri del globo, Sua Altezza non si è mai accontentato di averne una: essendo i suoi gusti in fatto di colori un po’ instabili, per non sbagliare nuance se ne faceva costruire regolarmente dodici, in altrettante tinte. Quando invece era in vena di economie gliene bastavano sei; comunque andasse, contava le supercar come fossero uova. Alla regola non sfuggì nel 1991 l’esclusivissima Ferrari che, dopo un’ordine di 12 Testarossa spider, venne commissionata alla Pininfarina in sei (soli) pezzi. Con una richiesta ancora più bizzarra del solito: la sua special doveva essere talmente particolare che nemmeno la Ferrari avrebbe dovuto sapere della sua esistenza. Una bella gatta da pelare per l’azienda di Cambiano, costretta dall’allora principale cliente (sì, perché con il sultano fatturava più che con le Case automobilistiche!) a fare uno sgarro a un altro storico partner commerciale.
LA CONCEPT NEL CASSETTO. Con i mali di pancia che si possono di conseguenza immaginare, venne recuperato un prototipo molto avveniristico firmato da Enrico Fumia, al tempo vicedirettore generale della Studi e Ricerche. Il suo disegno era stato escluso dal concorso interno di idee per la concept car che avrebbe dovuto essere esposta al Salone di Tokyo nel 1989. La vettura, basata meccanicamente sulla 512i Testarossa, si chiamava F90 perché avrebbe dovuto rappresentare la visione della Ferrari per gli Anni 90. Rimasta segreta sino al 2005, quando una foto microscopica venne pubblicata sull’annuario di Maranello, è una ‘Targa’ completamente fuori dagli schemi, con uno spoiler posteriore integrato che forma una sorta di scialle sulla coda, i passaruota posteriori parzialmente coperti e soprattutto il tetto in vetro che, una volta aperto, scorre sovrapponendosi al lunotto grazie a una sola guida centrale. In più il montante superiore del parabrezza è privo di angoli vivi, il che ha comportato il disegno di vetri laterali con un ‘ricciolo’ che chiude questa insolita svasatura. Su tutte e quattro le ‘facciate’ la F90 ha motivi elissoidali, un’idea che poi Fumia ha riproposto, nel 1995, sulla Lancia Y. L’unica variante meccanica rispetto alla Testarossa è la sostituzione dei due radiatori laterali con uno solo anteriore, voluto per dare senso non solo estetico ma anche pratico alla presa d’aria frontale.
NEL GARAGE PIÙ RICCO DEL MONDO. Oggi in Occidente esiste unicamente un modello in scala 1:5 della F90, realizzato nel 2008. Le sei vetture vere dormono tuttora nel garage del Sultano insieme agli altri (pare) seimila pezzi che compongono l’harem automobilistico più ricco del mondo: un valore, sempre stando agli inevitabili si dice, di oltre quattro miliardi di dollari. Che da qualche tempo non viene più alimentato perché i parenti hanno messo un freno ad Hassanal: le sue spese pazze erano troppe persino per il Sultano del Brunei…
La Ferrari F90 voluta da Hassanal Bolkiah è incredibile perché ha messo in luce un progetto ‘scartato’ da Maranello e tornato in auge per la porta di servizio. Dodici incredibili pezzi che, quando torneranno alla luce, regaleranno un ennesima riprova della capacità artigianale italiana