Quando la BMW si vestì del miglior stile italiano
‘Tempi Italiani’, per giunta con la ‘i’ maiuscola, a voler sottolineare – qualora ce ne fosse bisogno – l’importanza di un attributo geografico che, in materia di design, è da sempre sinonimo di bellezza, armonia ed eleganza. Il museo della BMW, a Monaco di Baviera, ha scelto la lingua di Dante per intitolare la rassegna con cui intende omaggiare lo stile italiano applicato alla cultura automobilistica della casa bavarese. I visitatori – che da dopo la riapertura del 2008 sono, in media, 400mila all’anno – potranno ammirare due vedette di grande fascino protagoniste al salone di Ginevra del 1970: la 2800 GTS Coupé, nata dalla matita di Pietro Frua, e la 2002 Ti Garmisch, disegnata da Marcello Gandini per la carrozzeria Bertone.
COME NUOVA. Per la 2800 GTS Coupé, in un certo senso, la ricollocazione nel percorso espositivo del museo BMW equivale a una rinascita. Dopo essere stata acquistata dalla casa tedesca nel 2000, infatti, la granturismo griffata Frua è rimasta a lungo all’ombra di un deposito prima di finire ‘sotto i ferri’ per un restauro lungo e laborioso durato tre anni, dal 2017 al 2019. Durante i suoi trascorsi in Spagna e in Olanda, l’elegante coupé italo-tedesca aveva subito diverse modifiche, tra cui una raffazzonata riverniciatura di colore rosso della carrozzeria. La tinta verde originale, rimasta a sprazzi all’interno dello sportellino del serbatoio, è stata quindi ripristinata dopo una scrupolosa revisione dell’intera scocca, che avvolge un abitacolo dal gusto tipicamente italiano dove i toni chiari della tappezzeria sono esaltati dal colore scuro dei legni pregiati e da spunti di indubbia originalità che trovano la loro massima espressione nella forma degli specchietti, del cruscotto e della radio.
RINATA DAL NULLA CON L’AIUTO DEL MAESTRO. Dopo il bagno di folla e flash al salone di Ginevra di 51 anni fa, anche la Garmisch – nata dalla stessa, visionaria matita che ha tracciato le linee senza tempo di capolavori destinati a fare scuola, come le Lamborghini Miura e Countach e la Lancia Stratos – ha compiuto la sua piccola Odissea, finendo con lo scomparire per sempre dai radar dopo essere sbarcata negli Stati Uniti. Fino a due anni fa quando la Garmisch è rinata, anche grazie all’aiuto di Marcello Gandini, che l’aveva immaginata come manifesto futurista su ruote quasi mezzo secolo prima.
FONTE D’ISPIRAZIONE. I progettisti e gli artigiani specializzati della BMW si sono basati su vecchi disegni e fotografie, oltre che sulle preziosissime indicazioni del maestro Gandini, che ha contribuito a ricostruire la sua creatura in ogni dettaglio esterno e interno, inclusi la strettissima consolle a sviluppo verticale e il grande specchio pieghevole che fuoriusciva dal cruscotto dal lato passeggero. Dettagli sorprendenti oggi come allora, testimoni di un’audacia che, negli a venire, influenzò sensibilmente le linee di alcuni tra i modelli rimasti più famosi nella storia della casa dell’elica, come la prima Serie 5, la E12 del 1972, e la prima Serie 3, la E21, nata tre anni più tardi.