Porsche 962 C, il ritorno di una gloria

Un restauro a ‘chilometri zero’, il ritorno di una gloria alla sua migliore condizione, il 100 percento di originalità delle componenti utilizzate. Stiamo parlando della Porsche 962 C e dell’immenso lavoro compiuto dagli uomini di Porsche Heritage and Museum per farla tornare agli antichi splendori. Già perché come ci si aspetta dal tradizionale e rigore tedesco, non sono state prese scorciatoie: ogni singolo componente è di provenienza Porsche, trovati o costruiti nel raggio di 30 metri del centro sviluppo di Weissach, sede dei lavori di restauro.

IL SIMBOLO DI UN’ERA. I mitici Anni ’80, quelli dei rally sì, ma anche di alcune delle più potenti e veloci vetture da endurance della storia con il Gruppo C. Classe prototipi attiva tra il 1982 e il 1993 e fonte di innovazioni e fantasie, che hanno rivoluzionato il motorsport anche negli anni a seguire. È in questo ambito che la Porsche 962 C (la naturale evoluzione delle 956) diventa la dominatrice, introducendo soluzioni tanto innovative da essere equiparabili ai concetti di aereodinamica ed effetto suolo di Colin Chapman. Nel 1984, fu infatti proprio questo bolide di Weissach il primo a introdurre il cambio a doppia frizione Porsche PDK, il Direct Shift di oggi, che permetteva cambiate continue senza frizione, in poche parole il nonno dei paddle, oggi usati in F1. Allo stesso modo la Porsche 962 C è stata la progenitrice della casa per l’utilizzo del telaio in monoscocca di alluminio (per rispettare le normative del gruppo C) con effetto suolo, abbandonando la soluzione tubolare a cui il marchio era fedele. Bisogna sottolineare che questo primato spetta alla 956, perché di fatto la 962 C è una strettissima evoluzione con il passo allungato di 120 millimetri. Uno sviluppo obbligato, per rispettare l’evoluzione dei regolamenti FIA.

DUE VERSIONI. L’allora hypercar della Porsche fu concepita per essere ‘modulare‘, ovvero adattarsi ai due diversi campionati a cui era iscritta, l’IMSA in America e il gruppo C in Europa. La 962 ‘americana’ era infatti equipaggiata con un motore boxer a sei cilindri da 3,2 litri sovralimentato da un singolo turbocompressore KKK K36 e sprigionava all’incirca 700 cavalli di potenza. Mentre, la seconda, la 962 C – con la lettera a rappresentare il gruppo del campionato sport prototipi – montava sempre un sei cilindri boxer, ma di più piccola cubatura (prima da 2650 cc, poi 3000) e abbinato a due turbo per circa 850 cavalli di potenza massima in versione qualifica.

TORNIAMO AI GIORNI NOSTRI. L’esemplare restaurato dal dipartimento Porsche Heritage and Museum è la 962 C del 1987, la vettura che vinse il campionato ADAC Würth Supercup in Germania. Riportare la Porsche 962 C agli stati originali di un tempo è stato anche un’occasione per riunire il suo team del passato. Il circuito di Weissach ha fatto così da palcoscenico al suo pilota, Hans-Joachim Stuck (ormai settantenne), all’ingegnere di pista e ideatore della sua monoscocca Norbert Singer, e al designer Rob Powell, l’uomo responsabile della livrea. La Porsche 962 C è stata un’auto simbolo di un’epoca, vincitrice di sette 24 Ore di Le Mans, se consideriamo anche le vittorie delle “sorelle strette” Porsche 956 e 962 Le Mans, e di cinque 24 Ore di Daytona. “L’auto mi porta automaticamente in un viaggio nel tempo e mi riporta molti ricordi meravigliosi. Non dimenticherò mai l’atmosfera in pista “, afferma Singer, ed è facile credere alle parole del visionario ingegnere tedesco, colui che collaborò alle 16 vittorie di Porsche sul Circuit de la Sarthe tra il 1970 e il 1998. (Testo: Federico Giavardi)