Porsche 912 E, spunta la numero zero
Le storie più curiose, spesso, si nascondono dietro qualcosa che crediamo di conoscere molto bene. Nulla di strano, quindi, se osservando una 911 giallo chiaro a un occhio anche esperto non dovesse saltare nulla di particolare. Negli Anni ’70 e ’80, del resto, di Porsche così ne giravano abbastanza, nonostante la tinta, non proprio tra le più comuni. Ma non tutto è come sembra, e l’ultima ‘scoperta’ sotto il segno della cavallina di Stoccarda sembra essere spuntata dal nulla apposta per dimostrarlo.
ROMANZO GIALLO. In realtà, quella che in tutto e per tutto sembrerebbe una 911 S color limone, un’origine e una provenienza le ha. Solo che non se ne sentiva parlare da qualcosa come 46 anni, e cioè dal 1976, quando fu dismessa dalla casa madre e venduta con un motore rigenerato a un privato di Leonberg, in Germania, che l’ha tenuta per quasi trent’anni prima di cederla all’Automuseum Prototyp di Amburgo. E mica per chissà quale motivo, ma proprio perché quella 911, in realtà, tale non era mai stata. O meglio, smise d’esserlo che nemmeno aveva fatto in tempo a uscire dai cancelli della fabbrica di Zuffenhausen.
NON PARTÌ MAI PER L’AMERICA. Prima che potesse mettere le ruote sull’asfalto, infatti, l’auto fu spogliata del suo motore sei cilindri boxer da 2,7 litri e 175 cv, del cambio e perfino del serbatoio dell’olio e della pompa della benzina. In teoria sarebbe dovuta partire per l’America, ma invece di seguire la trafila delle sorelle destinate al Nuovo Mondo, che salpavano dal porto di Emden – oggi cuore pulsante della logistica del gruppo Volkswagen – per sbarcare a New York, finì dritta al centro di sviluppo di Weissach, dove da ormai qualche anno si lavorava sodo all’auto che negli Stati Uniti avrebbe dovuto rimpiazzare l’uscente 914. Quest’ultima, realizzata alla fine degli Anni ’60 in collaborazione con la Volkswagen come modello d’accesso alla gamma Porsche, era amatissima dagli americani. Al punto che nel 1971, quando la casa tedesca mise in cantiere la 912 di seconda generazione, la reazione delle concessionarie d’oltreoceano fu a dir poco tiepida. Le vendite della 914 andavano a gonfie vele e la preoccupazione era che il nuovo modello – identico alla 911 eccezion fatta per il motore, più piccolo, e per il prezzo di listino, più basso di ben 3.000 dollari – avrebbe finito per rosicchiare una fetta di mercato alla sorella maggiore.
CAMBIO DI PROGRAMMA. Trascorsero all’incirca tre anni, e nel frattempo la piccola 914 era ormai giunta alle soglie della pensione. La nuova baby-Porsche, la rivoluzionaria 924, era praticamente pronta per l’Europa, ma non per sbarcare sull’altra sponda dell’oceano, e così ai piani alti di Zuffenhausen fu presa una decisione: la nuova 912, contraddistinta dall’aggiunta della lettera E al nome, non sarebbe stata più commercializzata in tutto il mondo, come previsto inizialmente, ma solo negli Stati Uniti. Ed è qui che entra in scena la simil-911 gialla, che forse nemmeno alla Porsche s’aspettavano di ritrovare e ora, giustamente, celebrano come una specie di miracolo. Si tratta, infatti, del primissimo prototipo della 912 E: la numero zero delle appena 2.099 vendute solo per un anno, il 1976, nel solo mercato statunitense, nonché, pare, il primo muletto guidato dai collaudatori e testato al banco prova per un totale di 95.471 chilometri.
IL FLAT-FOUR TORNA A RUGGIRE. Scomparsa dai radar per quasi mezzo secolo, la gialla Porsche 912 E di pre-serie soggiornava in realtà ad Amburgo dal 2015, in un non meglio precisato rimessaggio della Speicherstadt, il più grande complesso di magazzini del mondo. Se dopo tutto questo tempo ora è finita sotto i riflettori, è grazie a un signore di nome di Jan Adams, segugio, restauratore, intermediario e commerciante d’auto d’epoca molto noto nell’ambiente. Imbattutosi nell’auto, dopo aver sollevato il cofano e trovato lo stesso motore duemila quattro cilindri boxer del pulmino Volkswagen Adams ha immediatamente intuito d’aver trovato un unicorno. A quel punto, data anche la sua grande passione per le classiche dei marchi Porsche e Volkswagen, era ovvio che avrebbe fatto carte false pur di avere quella macchina. Per sua fortuna, Oliver Schmidt e Thomas König, i direttori dell’Automuseum Prototyp, non hanno avuto difficoltà a consentire la vendita e così, trovato l’accordo economico tra le parti, è avvenuto il passaggio di mano. Ora che ha nuovo custode, la prima 912 E è finalmente tornata a riassaporare l’asfalto. E anche se sono solo 90, chissà che voglia matta di correre avranno, quei cavalli.