Porsche 911: da 60 anni, un’icona di stile

Porsche 911: da 60 anni, un’icona di stile

La sfida più difficile e allo stesso tempo affascinante per un car designer che lavora alla Porsche? La risposta è facile: dare continuità al mito della 911, aggiornandolo nel tempo con l’imperativo categorico di non scalfirne il fascino e la potenza originarie. Un compito i cui onori e oneri, da quasi vent’anni a questa parte, spettano in prima istanza a Michael Mauer. Responsabile dello stile della casa di Zuffenhausen dal 2004, in occasione del salone di Monaco il progettista tedesco classe ’62 ha svelato quali sono gli ingredienti segreti dell’elisir di eterna giovinezza del modello simbolo dell’azienda, indicando anche la direzione che, insieme al suo team, deve seguire ogni giorno per mettere in atto nel migliore dei modi il naturale e inevitabile processo evolutivo di un’auto così unica nel suo genere.

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DA SEMPRE ALL’AVANGUARDIA. La somiglianza tra la Porsche 911 degli Anni 60 e il modello attuale è evidente. Ma al di là di una continuità stilistica facilmente osservabile anche da un occhio poco allenato in materia, quali sono gli aspetti che tengono unite la capostipite alla sua più giovane erede? Mauer parla innanzitutto di “coerenza”, spiegando come i suoi uomini svolgano di fatto il ruolo di “custodi del marchio”. In un certo senso, lascia intendere il numero uno dello stile della Porsche, pur ripartendo ogni volta da un foglio bianco non c’è nulla di nuovo da inventare nel disegnare una nuova 911, perché quelle forme sono sempre state “all’avanguardia”. 

Michael Mauer

Michael Mauer

HA MESSO SU MUSCOLI, MA È SEMPRE LEI. Se il primo modello del 1963 era e rimane, sessant’anni dopo, “un’interpretazione futuristica del concetto di auto sportiva”, osserva Mauer, con uno stile che addirittura “non può essere migliorato”, quello di ottava generazione viene paragonato a “un atleta” che col passare degli anni è diventato sempre “più muscoloso”, ma è rimasto comunque più “sobrio” ed elegante nell’aspetto rispetto agli avversari. Pur dettate da un’oggettività almeno in parte viziata da un rapporto padre-figlia che dura quasi da due decenni, sono parole che spiegano bene il potere evocativo di un’auto universalmente annoverata tra le pietre miliari del car design

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UNA STAR VERSATILE. Personalità forte, eleganza naturale e nessun bisogno, nessun desiderio di dimostrare a ogni costo il proprio valore: per come la immaginò all’alba degli Anni 60 Ferdinand Alexander “Butzi” Porsche – “un vero spirito libero”, spiega Mauer -, la Porsche 911 è la classica auto che fa di tutto per “evitare le luci della ribalta”. E se fosse una persona? Mauer non ha dubbi: “Sarebbe una triatleta: tonica e in forma smagliante, capace di ottenere il massimo in varie discipline”. Una metafora che descrive in modo calzante una versatilità che poche altre super sportive al mondo possono vantare: bisogna spremersi le meningi, infatti, per farsi venire in mente una macchina altrettanto a suo agio tanto nel muoversi nel traffico di tutti i giorni quanto nel danzare a tutta velocità tra i cordoli di un circuito.

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UN CONFINE MOLTO SOTTILE. Nel caso di un’auto come la Porsche 911, l’iter progettuale al termine del quale prende forma un modello di nuova generazione è un percorso molto complesso, che comporta il coinvolgimento di centinaia di persone. Spiega Mauer: “Non si tratta di valutare solo se l’auto è abbastanza bella, ma se, nell’evolversi, è rimasta una 911. Dopotutto, su questo modello grava il peso di una responsabilità enorme: è la nostra capo famiglia“. Motivo per il quale, onde evitare che il fardello del passato si trasformi in una minaccia per la creatività, è fondamentale affrontare il progetto di ogni nuova 911 come fosse il progetto di una qualsiasi altra auto. Sarebbe solo controproducente “sentirsi limitati sin dall’inizio”, chiosa Mauer, che aggiunge come per fare progressi concreti e soprattutto compatibili e coerenti con lo spirito del modello “abbiamo bisogno di provocazioni mirate. Va da sé che – prosegue il designer – quando si comincia a fare sul serio, ci si guarda negli occhi e ci si chiede: fino a che punto dobbiamo spingerci?”.

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UGUALE A SÉ STESSA. Ma come sarà, la Porsche 911 di domani? Intorno ai tavoli del centro stile della casa di Zuffenhausen già si vagheggia pensando al 2050. Il salto di tre generazioni è alla base di un gioco che, assicura Mauer, “è molto più di un esercizio mentale“. Anche perché il metodo di lavoro poggia su basi quasi scientifiche: “Pensiamo al futuro e poi lavoriamo a ritroso, per esempio fino al 2030. Il frutto della nostra ricerca è un insieme di immagini, prospettive e contesti diversi”, conclude Mauer. Il tutto, naturalmente, sempre nell’ottica di un’evoluzione continua e mai di una rivoluzione, che significherebbe perdere quell’insieme di valori che rendono unica la stella polare di tutte le cavalline di Stoccarda. Ecco perché la prossima 911, pur cambiando, pur evolvendosi, rimarrà meravigliosamente uguale a sé stessa.

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