Porsche 356 C, l’ultima della stirpe
Nell’estate del ’63 la fabbrica di Stoccarda dà l’avvio alla produzione della Porsche 356 C. Questo modello è l’ultimo proposto alla clientela prima dell’arrivo l’anno successivo di un’inedita Porsche con 6 cilindri (di cui lo sviluppo è in pieno svolgimento). Sono passati oltre quindici anni dai primi “vagiti” della 356, una sportiva realizzata su una meccanica di forte derivazione del Maggiolino e costruita praticamente a mano in una “segheria” tra le Alpi della Carinzia. L’ultima evoluzione è una gran turismo molto più matura: la parentela con l’utilitaria della Volkswagen si è quasi del tutto esaurita, sebbene il rombo sia ancora molto simile all’utilitaria che l’ha ispirata.
AGGIORNAMENTI MIRATI. Nel passaggio dalla Porsche 356 B alla C non sono introdotti significativi aggiornamenti: il telaio è sempre il conosciuto monoscocca in lamiera scatolata con sospensioni a ruote indipendenti, barre di torsione trasversali e bracci oscillanti dotati di ammortizzatori telescopici. L’assetto, però, è più soft per migliorare il comfort; questo grazie anche alla barra antirollio anteriore di maggiore spessore. La novità più significativa arriva nel comparto frenante con l’adozione di quattro freni a disco; particolare il fatto che quelli posteriori sono di maggiore diametro (243 mm contro 227). I cerchi, invece, rimangono da 15 pollici con canale da 4.5.
SOLO 1.6 CON DUE POTENZE. Il boxer 4 cilindri monoalbero, con sistema di raffreddamento ad aria, è disponibile solo con cilindrata 1600. Le teste vengono aggiornate con nuovi condotti di aspirazione e scarico, nonché nuovi alberi a camme della distribuzione per rendere l’erogazione più progressiva ai bassi regimi. Il propulsore di 1582 cc è disponibile sui listini con due livelli di potenza: il tipo 616/15 della 356 C (equipaggiato con due carburatori Zenith 32 NDIX) è molto simile alla precedente unità montata sulla 356 B: ha un rapporto di compressione di 8,5:1 e produce 75 cavalli a 5200 giri (con un picco di coppia massima di 122 Nm a 3600 giri). La variante 616/16 per la 356 C “SC”, invece, presenta maggiori novità. Questo motore, con compressione incrementata a 9:5:1, ha una distribuzione più raffinata: le valvole sono più grandi e riempite al sodio, mentre il diagramma viene modificato con maggiore “alzata”. Il 1.6 respira attraverso due Solex PII-4 e produce 95 CV a 5800 giri. Il valore di coppia massima è di 123 Nm a 4200 giri. Entrambi i motori sono equipaggiati con il cambio a 4 marce sincronizzato proveniente dalla B Super 90. Al di fuori del listino normale è disponibile la più estrema Carrera.
DESIGN ESTERNO E INTERNI. Esternamente la Porsche 356 C e la SC potevano essere riconosciute solo grazie alla targhetta sotto il cofano motore. Rispetto alla 356 primigenia, con quella forma debitrice del design del Maggiolino e così affascinante in tutta la sua purezza, quella della 356 C è evoluta per rispondere alle esigenze – seppure ancora primordiali – della sicurezza e dell’efficienza di matrice teutonica. In abitacolo sono montati sedili anteriori con maggior contenimento laterale mentre i posteriori hanno schienali leggermente più bassi. Ulteriori specificità sono i pannelli porta con poggia-gomito e controllo del riscaldamento ri-posizionato: dal pavimento alla zona della leva del cambio. Sulla plancia in metallo, dello stesso colore degli esterni, la strumentazione prevede una combinazione di tre indicatori. Il contagiri si trova al centro; a sinistra sta l’indicatore combinato pressione olio / temperatura olio /livello carburante e a destra il tachimetro con scala a 200 km/h. Al centro della plancia è installato l’orologio. In ossequio al paradigma della sicurezza, sul cruscotto è introdotta una spia di segnalazione del freno a mano.
PRESTAZIONI E ALLESTIMENTI. La Porsche 356 C dichiara un tempo di 13”5 nello scatto da 0 a 100 km/h e velocità massima di 180 km/h. La più potente SC sfiora 200 km/h. Porsche La 356 C è disponibile in due versioni di carrozzeria, coupé, Cabriolet (quest’ultima dotata di equipaggiamento più esclusivo) e nella più essenziale Roadster (emanazione della Speedster ma ora con allestimento più confortevole). A queste è necessario aggiungere la versione Carrera equipaggiata con il possente motore 2 litri bialbero progettato da Ernst Fuhrmann. Si tratta della declinazione più sportiva della C e disponibile (fuori catalogo) in allestimento stradale da corsa (GS o GT), con carrozzeria chiusa o cabrio.
EVOLUZIONE RIDOTTA AL MINIMO. Il ciclo di vita della 356 C si sviluppa in un arco biennale e si limita a pochi aggiornamenti poiché lo staff è impegnato nello sviluppo della 901 (presentata, peraltro, al Salone di Francoforte del settembre ’63 in forma di prototipo; nello stand Porsche la nuova GT sei cilindri è esposta accanto a una 356 Cabriolet). All’inizio del ’64 il motore è aggiornato con camicie dei cilindri in ghisa e nel mese di maggio il contagiri è sostituito con un nuovo componente con azionamento elettrico. Nel mese di agosto inizia la produzione del motore della 901; questa è presentata in forma definitiva al successivo Salone di Parigi in Autunno. Nel settembre ’65 la produzione della 356 C si conclude dopo oltre 16.500 esemplari (dei quali un centinaio sono Carrera). In quel periodo, la gamma 911 si allarga alla “rivoluzionaria” Targa. Complessivamente, secondo le fonti, la produzione della 356 ammonta a circa 77.900 unità.