OM 469 Sport, dal Mauto alla Mille Miglia
Non serve essere grandi esperti di veicoli industriali per associare la sigla OM ad alcuni dei più famosi autocarri italiani costruiti a cavallo tra gli Anni ’30 e ’60. Dalle Officine Meccaniche di Brescia, assorbite dal Gruppo Fiat nel 1967, non sono però usciti solo il Tigrotto, il Lupetto e altri camioncini dal nome simpatico: nel periodo tra le due guerre furono anche costruite ruggenti auto da corsa. La 665 con motore a sei cilindri, ‘Superba‘ di nome e di fatto, nel 1927 vinse la prima edizione della Coppa delle Mille Miglia e oggi è una presenza fissa nelle rievocazioni storiche della Freccia Rossa. Assai più rari sono i piccoli modelli da competizione a quattro cilindri: tra i pochissimi censiti dal Registro Internazionale OM, uno dei più belli e preziosi è custodito dal 1960 nelle sale del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino.
RITORNO ALLE ORIGINI. Si tratta di una OM 469 Sport argentata, il colore della lamiera nuda, non verniciata apposta per rosicchiare chili preziosi ed essere più veloce nelle corse degli Anni ’20, che si svolgevano su strade sterrate piene di rischi e di pericoli alla massima velocità e non, come accade oggi, a una media inferiore a 50 km/h sul liscio asfalto delle gare di Regolarità per auto d’epoca. Dopo quasi sessant’anni di buio e polvere, grazie a un progetto congiunto tra il Mauto e Adrenaline24h, agenzia di comunicazione italiana espressamente dedicata al motorismo storico, l’antico bolide, che risale al lontano 1922, è tornato allo splendore dei tempi d’oro, quando tale Luigi del Re, meccanico di La Spezia con la passione per i motori da corsa, la modificò e utilizzò in qualche gara locale per poi venderla, nel 1931, a una signora di Genova.
IL MAUTO SCENDE IN PISTA. Nel puzzle dei primi quarant’anni di vita della OM 469 Sport targata ‘Genova 478‘ qualche tessera è certamente andata perduta, ma i preziosi documenti custoditi negli archivi del Mauto e del Museo Mille Miglia di Brescia sono stati comunque sufficienti per risalire alla configurazione più aderente a quella con cui l’auto affrontò una carriera agonistica difficile da mettere a fuoco basandosi sulle leggende tramandate di bocca in bocca e sulle cronache sportive del tempo. Il solo fatto che la OM, a un certo punto, abbia deciso di ricomprare l’auto e donarla al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino per arricchirne la collezione (nell’immagine qui sotto, una lettera del carteggio relativo alla donazione), fa pensare a un passato sportivo di un certo rilievo, magari nelle corse in salita, all’epoca molto in voga nell’entroterra ligure. Quel che più conta, in ogni caso, è l’automobile in sé: una perla rara, riemersa dalle stanze segrete del museo torinese per entrare nei ranghi della scuderia con cui il Mauto, ormai da qualche anno, partecipa in pianta stabile ai più importanti eventi dinamici per auto storiche.
PRONTA PER IL BIS NELL’ANNO DEL CENTENARIO. Naturalmente, prima di potersi presentare in perfetta forma ai nastri di partenza della Mille Miglia 2021 come auto più anziana in gara, condotta dall’equipaggio formato da Ermanno De Angelis e Nunzia Del Gaudio, la OM 469 Sport ha dovuto affrontare un lungo e laborioso percorso di restauro. Del ripristino completo della meccanica e della scocca si sono occupati, lavorando a contatto di gomito con il curatore del Mauto, Davide Lorenzone, gli artigiani specializzati dell’officina Bontà Classic, mentre il rifacimento dei sedili è stato affidato ai maestri sellai di Trinchero. Ai lavori, durati più di un anno, sono seguite scrupolosissime sessioni di collaudi su strada: troppo importante era non solo arrivarci in grande spolvero, alla Mille Miglia, ma anche concluderla, tagliando il traguardo di Viale Venezia a Brescia con il motore acceso e a pieni giri. Obbiettivo raggiunto con grande emozione e gioia ma pure qualche acciacco dal team di Adrenaline24h, rimasto letteralmente sdraiato per più di 1.600 chilometri nell’abitacolo di un’auto che in pochissimi, oggi, saprebbero anche solo manovrare in un piazzale vuoto, figuriamoci tra le curve del Passo della Raticosa e della Futa. Strade entrate nella leggenda che la OM del Mauto percorrerà anche nel 2022, nell’anno del suo centesimo compleanno. Il regalo più bello a un’automobile unica al mondo e per la quale il mondo dei motori tutto già non vede l’ora di mettersi in viaggio.