Nel cuore delle Dolomiti il Jeep Camp. Offroad, sul serio

1200 persone su 700 Jeep. Le previsioni per il weekend davano temperature in calo e possibilità di pioggia. D’estate in montagna è così, si sa. E poi comunque i meteorologi non ci prendono mai, perché da ieri, a San Martino di Castrozza, almeno fino a domenica, ci sarà un clima infuocato: quello del Camp Jeep 2019. L’evento annuale più grande del Jeep Owners’ Group torna finalmente in Italia, questa volta nel cuore delle Dolomiti. A partire da metà settimana l’intera vallata ha cominciato a popolarsi di jeepers, gente che si arrampica dappertutto a bordo di questi mezzi infernali. Ne sono previsti 1200 a bordo di 700 fuoristrada a stelle e strisce. E anche se la festa è cominciata solo ieri, su al campo base si è già visto qualche bel fuoco d’artificio. Tipo la Wrangler 1941, questo allestimento firmato Mopar è un omaggio alla mamma di tutte le Jeep, la Willys. O il Gladiator, l’attesissimo pick-up (era 27 anni che la Casa americana non ne faceva uno) costruito partendo da una Wrangler a passo lungo e progettato con le sabbie del Medio Oriente in mente. Che arrivi in Italia l’anno prossimo è cosa nota, ma la notizia è che qui gli appassionati possono vederlo di persona senza dover aspettare il 2020.

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40 km in off-road. Del resto questo non è un raduno normale. Di solito queste cose sono schilometrate all’acqua di rosa, gite per andare dal punto A (Autolavaggio) al punto B (Bar della piazza) per sfoggiare la ribassata di turno. Ecco, in questo caso la chilometrica altezza da terra è un vanto e una fiancata infangata un orgoglio. Per non parlare delle gomme tassellate e degli snorkels che spuntano come proboscidi dai cofani di questi pachidermi meccanici. Pronti a divorare gli oltre 40 chilometri di (fuori)pista, oltre che a esibirsi nell’area dedicata agli esercizi per sgranchire sospensioni e piloti, sotto la guida degli istruttori della Jeep Academy. Tutte cose che Veloce ha provato in anteprima per voi.

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Avanscoperta. Sono partito con una Wrangler Sahara a passo lungo, la versione più stradale che c’è (che vuol dire nessun bloccaggio del differenziale e ridotte non così tanto ridotte, per non parlare degli pneumatici quasi normali). Il piano era, giro, sosta foto, video e ritorno. E invece siamo spariti nel bosco per qualche (il mio prode operatore ed io) ora. Ai soccorritori che sono venuti a ripescarci abbiamo dovuto dire che non c’era campo, non che avevamo spento il telefono “Giù al campo B sono tutti preoccupati…”, mi spiace non ho fatto apposta. Certo che la scena che si sono trovati davanti è stata a dir poco imbarazzante. Avevamo persino i denti sporchi di fango, perché quando fai traversi in fuoristrada e ti diverti come un matto non riesci proprio a ridere a bocca chiusa… Il passo lungo aiuta ad avere più pendolo là dietro e le gomme stradali fanno il resto. Morale, ci hanno riportato giù, sequestrandoci la Sahara e mettendoci sopra su una Wrangler Rubicon da 272 cavalli. Cosa che prometteva bene se non fosse che ci hanno mollato davanti all’ingresso della la pista più dura e pura (la C) e che, appena siamo entrati, ci hanno sbarrato l’uscita. Con il ghigno malefico di chi sa che ti ha messo in trappola. E invece le gomme della Rubicon hanno una fame di libertà che non puoi capire. Vista una rampa, partire per la tangente e superarla di costa con una pendenza del 35% è stato un tutt’uno. Questa Wrangler da Chuck Norris ha i bloccaggi dei differenziali che aiutano a superare ostacoli e sudori freddi mentre il passo corto, soprattutto in stradine tortuose come queste mulattiere, risolvono le curve in meno manovre. Il motore benzina è più rotondo del diesel (2200 cc, 200 cv), ma l’effetto trattore del gasolio (freno motore incluso), soprattutto in un fuoristrada lento, io lo preferisco. E questo perché dopo ogni salita c’è sempre una discesa… Ma per fortuna, a farti venire giù educatamente ci pensa l’elettronica, con una specie di cruise control da inserire quando le pendenze diventano estreme. Tu gli dici quanto vuoi andar piano e lui, frenando, smorzando, ripartendo, ubbidisce. Ah, la Rubicon ha anche la barra antirollio staccabile, che trasforma la fuoristrada in una limousine d’assalto.

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Prima o poi tutto finisce. Quando siamo tornati al campo, mi hanno guardato male. Ho sentito uno dietro dire a bassa voce “maledetto, sei riuscito a farcela anche questa volta…”. E intanto mi ha spinto sulla ruota panoramica affacciata sulle Pale di San Martino piazzandomi un bicchiere di prosecco in mano dicendo con un tono minaccioso : “Voglio proprio vedere come riesci a scappare da lassù…”. Mi sono guardato intorno, il mio prode operatore stava fumando con vista Dolomiti e io, bevendo un sorso di quel vino che fa innamorare il mondo, mi sono chiesto “e perché dovrei scappare?”

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