‘Nanni’ Galli: cavaliere del rischio col casco giallo
Abbiamo conosciuto ‘Nanni’ Galli nel luglio 2011, quando ci ha aperto le porte della sua bella casa di Prato per una lunga intervista, destinata a impreziosire il nostro libro sulla storia dell’Autodelta, il reparto corse dell’Alfa Romeo. Un incontro che portiamo nel cuore, denso di sport, umanità, passione, vita vissuta. Era nato a Bologna nell’ottobre del 1940, da genitori pratesi momentaneamente trasferiti nel capoluogo emiliano per motivi di lavoro. L’azienda tessile del padre e degli zii sta a Prato ed è lì che i Galli ritornano definitivamente all’inizio degli anni ’50. Il piccolo Giovanni ha una gran voglia di guidare, ma in quegli anni non era facile provarci. Un giorno vede nel cortile della ditta il mastodontico autocarro Lancia Esatau, con un muso lungo da qui fin là. È fermo, incustodito, diventa subito una tentazione a cui Giovanni non sa resistere. Si arrampica fino al posto di guida, abbraccia l’enorme corona del volante e mette in moto. L’Esatau si muove, avanza, ma il pedale del freno è troppo duro da pigiare per le gambe di un bambino che non riesce a fermarlo. Butta giù i bagni dell’azienda e il muro di un capannone, prima che il bestione si arresti tra le macerie, fortunatamente senza ferire nessuno.
L’AMORE PER LA GUIDA. L’episodio non lo scoraggia, però Giovanni pensa bene di sostituire l’Esatau con i motorini dell’epoca che cambia con disinvoltura. Alla fine di quegli anni ’50 per certi versi ancora pioneristici, insieme al fratello Paolo costruisce uno dei primi kart e comincia a correre. È veloce, così dà inizio a una fulminea carriera che lo porterà presto a conquistare il titolo nazionale delle categorie 100 cc e 200 cc con un Italkart. Sfida il campione mondiale, l’americano Bob Allen, e lo batte in entrambe le cilindrate, aprendosi la strada per la squadra nazionale. Il ragazzino di Prato ormai è un uomo, di bell’aspetto, affascinante, dal sorriso aperto e cordiale, il fisico da fantino, perfetto per un pilota, e l’accento toscano che lo rende ancor più simpatico e graffiante.
DOPO I KART LE ‘AUTO VERE’. Nel ’64 decide di passare alle auto, sceglie lo pseudonimo di ‘Nanni’, il casco giallo, e noleggia dall’amico Roberto Benelli una 500 Steyr-Puch con cui affronta diverse corse in salita, vincendone parecchie. Ma vuole una vettura più prestazionale, che sarà una Mini Cooper, e coglie il titolo nazionale della classe fino a 1150 cc. In circuito debutta con una Fiat Abarth 850 e con la sua Porsche 356 S90 personale. Ma è con l’Alfa Romeo Giulia Sprint GTA che si fa notare da quelli che contano.
L’ERA ALFA ROMEO. Nel 1966 l’Autodelta, cioè il reparto corse dell’Alfa Romeo, introduce una modifica sostanziale che applica alle GTA affidate ai piloti ufficiali, ma non la estende a quelli privati. Ciò nonostante ‘Nanni’ riesce a stabilire il quarto tempo assoluta nelle prove della 4 Ore del jolly Club che si disputa sulla pista Stradale di Monza. La cosa non passa inosservata all’ingegner Calo Chiti, patron dell’Autodelta, che ai box si trova davanti un ‘Nanni’ Galli inferocito perché non si rassegna all’idea di non poter usufruire della modifica decisiva. Anzi, minaccia un reclamo ufficiale ai danni dell’Autodelta che non mette i piloti privati, paganti, nelle stesse condizioni tecniche di quelli ufficiali. Chiti capisce le ragioni del giovane e, per tranquillizzarlo, lo convoca a una seduta di prove sulla pista Alfa Romeo di Balocco, nella campagna vercellese. Gli onori di casa li fa il direttore sportivo Maurizio Siena, che affida a ‘Nanni’ una GTA ufficiale con mille raccomandazioni di andare leggero con il gas. Il pilota parte per qualche giro di riscaldamento e di studio del percorso e Siena non crede ai suoi occhi, perché il cronometro si ferma sul tempo record della pista. Così, tra il serio e il faceto, richiama ‘Nanni’ al box e lo rimprovera per aver disatteso le sue raccomandazioni, ma il pilota fraintende e gli risponde che ha guidato così perché non conosce ancora bene il percorso, se no sarebbe un’altra musica!
PILOTA DI RAZZA. A quel punto Maurizio Siena capisce perfettamente che razza di pilota, e di uomo, si trova davanti. Riceve di lì a pochi attimi la telefonata dell’ingegner Chiti, che voleva essere sempre informato di tutto. Il capo vuol sapere come stiano andando le prove e il direttore sportivo gli risponde testualmente: “Ingegnere, questo ragazzo qui va forte, ma forte davvero!”
Prima che terminasse la giornata, ‘Nanni’ Galli era sotto contratto nella squadra ufficiale dell’Autodelta, affiancando piloti del calibro di Andrea de Adamich, Geki Russo, Ignazio Giunti e Jochen Rindt.
LEGGENDA AL ‘RING. Le numerose vittorie colte con la GTA sulle piste di tutta Europa convincono Chiti delle capacità indiscutibili del giovane pratese. Nel 1967, quando arriva la vettura Sport Prototipo che si chiama 33, ‘Nanni’ Galli è chiamato a guidarla in coppia con il pilota romano Ignazio Giunti, dando origine ad uno dei binomi italiani più famosi dell’automobilismo, che si guadagnerà presto la prestigiosa vittoria di classe alla 1000 Km del Nurburgring, diventando una specie di leggenda sulla bocca di tutti gli appassionati, non solo del marchio del Biscione.
POI, LE RUOTE SCOPERTE. Nel 1967 comincia anche l’impegno con le vetture monoposto di Formula 2, che affiancheranno le Sport Prototipo Alfa Romeo. ‘Nanni’ si rende conto che guidare le ruote scoperte è tutt’altra cosa. Ma due anni più tardi, con la bolognese Tecno, affronta una bellissima stagione che gli apre le porte della Formula 1 in occasione del GP d’Italia 1970. Grazie alla collaborazione tra la britannica March e l’Alfa Romeo, ‘Nanni’ avrà a disposizione una vettura, ma dovrà ritirarsi per un guasto. La collaborazione potrà comunque continuare anche durante la stagione successiva. I risultati migliori vengono sempre dall’impegno con l’Alfa Romeo nelle vetture Sport Prototipo, che comprendono una lunga serie di piazzamenti nelle gare più importanti del Campionato Mondiale Marche, mentre la March 711 di Formula 1 non si dimostra sufficientemente competitiva.
F1 TECNO, WILLIAMS POI LO STOP. Nel 1972 viene chiamato dalla Tecno, che ha deciso di impegnarsi nella massima categoria. La vettura è completamente nuova e richiede una lunga e complessa messa a punto, ma la Casa non ha i mezzi necessari per affrontarla. Il miglior risultato sarà un terzo posto nel GP Repubblica Italiana, non valido per il campionato mondiale. In vista della stagione 1973, ‘Nanni’ decide di rinunciare alla Tecno in favore della Williams. La factory britannica, però, è alle prime armi e assolutamente lontana dal livello della concorrenza qualificata. Per vari motivi dovrà abbandonare anche l’Alfa Romeo, cosa che aprirà un periodo molto difficile e privo di soddisfazioni. ‘Nanni’ si rende conto che non potrà più disporre di una vettura competitiva e sceglie di abbandonare definitivamente le competizioni per dedicarsi alla conduzione dell’azienda di famiglia.
L’IRRIPETIBILE RECORD ASSOLUTO. L’amore per le corse, però, è solo sopito, e tornerà ad animare il pilota di Prato molti anni più tardi, quando ritrova ed acquista la sua vecchia Tecno F1, la rimette in condizione di correre e si presenta alla partenza delle grandi manifestazioni storiche, suscitando ammirazione simpatia incondizionate. In cima al passo della Futa è ben visibile la targa in bronzo posta dagli amici del sodalizio Ruote Classiche Club Prato, a ricordo dell’irripetibile record assoluto stabilito da Nanni Galli sul circuito stradale del Mugello nel 1970, alla media di 134,128 Km/h, con una Lola. Quel giro fantastico è solo uno degli episodi che hanno contribuito a stampare l’immagine del casco giallo nel cuore degli sportivi tout court. ‘Nanni’ Galli se n’è andato per sempre, e con lui uno degli ultimi cavalieri del rischio, protagonista di un’era irripetibile.