#museumpills: dalla cartina al navigatore
L’undicesimo di questi approfondimenti è dedicato a qualcosa che ormai, grazie alla tecnologia, è caduto in disuso, o meglio si è trasformato: la cartina stradale. La diffusione dei veicoli a motore si sa, ha ampliato parecchi orizzonti e abbattuto molteplici confini. Crescendo il numero di automobilisti, cresceva anche il numero di strade percorribili e ben presto si rese necessario uno strumento utile ad orientare i guidatori in una sempre più intricata giungla di arterie urbane ed extraurbane. Molte carte geografiche iniziarono ad essere modificate in funzione di chi viaggiava in automobile trasformandosi in vere e proprie mappe stradali: venivano distribuite da alcune case editrici, ma anche da costruttori e club automobilistici, produttori di carburante o pneumatici e grazie alla diffusione capillare questi strumenti indispensabili divennero ben presto un bene di massa.
I SIMBOLI UTILI. Tutti gli elementi utili – strade, tipologie di strade, centri urbani, distanze ecc. – dovevano risultare ben leggibili in qualsiasi situazione: per questo motivo i cartografi che le disegnavano utilizzavano simbologie e colorazioni convenzionali tenendo ben in mente quale fosse l’utente finale. Cosi facendo, anche graficamente, una cartina stradale per automobilisti risultava ben diversa da una mappa realizzata per chi fa escursioni a piedi. Spesso le cartine, nonostante la scala ridotta, erano di grandi dimensioni e quindi difficili da gestire, soprattutto in caso di vento. Era buona abitudine quindi arrotolarle, come aveva insegnato chi viaggiava per mare. Solitamente le cartine stradali erano di due tipi, ripiegabili o a libro. In entrambi i casi, spesso e volentieri, era richiesta un’attenzione costante per mantenersi sul percorso scelto.
ORA, È TUTTO PIÙ SEMPLICE MA… Oggi i nostri smartphone e GPS sanno precisamente dove ci troviamo in ogni momento e s’adattano senza sosta alla marcia del nostro veicolo nonché ad eventuali variazioni di percorso. Ma la cartina stradale raccontava molto più che il semplice percorso dal punto A al punto B: l’occhio, infatti, cadeva inevitabilmente anche sulle aree che vanno oltre la nostra strada, sulla geografia e/o su particolari aspetti del territorio circostante. Oggi, con la navigazione GPS, questa peculiarità puramente analogica è ormai del tutto svanita.
DAL PASSEGGERO ALLA VOCE DEL NAVIGATORE. La navigazione a voce non hai mai smesso d’esistere, oggi come ieri: una volta il passeggero alla nostra destra — quando eravamo fortunati a non essere soli — interpretava la mappa e ci forniva le indicazioni necessarie; oggi ci pensa il navigatore GPS, con la differenza che quest’ultimo non può essere contestato in caso d’errore. Sapevate che a guidare Sir Stirling Moss nella sua celeberrima vittoria nella Mille Miglia del 1955 c’era una voce, quella del suo co-pilota, il giornalista Denis Jenkinson? Il metodo di quest’ultimo per navigare Moss consisteva in una serie di indicazioni – simili alle note che si usano oggi nei rally – contenute in una specie di rullo che veniva girato man mano che la strada avanzava.
VETTURA > VETTORE. Oggigiorno ogni veicolo ‘connesso’ è uno strumento utile all’aggiornamento di mappe e percorsi. Daimler AG partecipa a HERE, una società che si occupa di raccogliere, archiviare e gestire dati per mappe digitali: ogni vettura, con i sensori di cui dispone, è in grado di rendersi un vettore ideale per accrescere, chilometro dopo chilometro percorso, le basi di dati necessarie per realizzare i software di navigazione che ci accompagnano ovunque ogni giorno.