Museo Nicolis, 12 prime volte: Isotta Fraschini Tipo 8
La Società Milanese d’Automobili Isotta Fraschini fu costituita a Milano nel 1900 da un gruppo di facoltosi signori e ben presto divenne la più prestigiosa fabbrica italiana di automobili di lusso. La Tipo 8, presentata nel 1919, fu una delle prime vetture di serie al mondo equipaggiata con un motore a 8 cilindri in linea ed è uno dei miti dell’automobilismo mondiale: prodotta solo come autotelaio è stata poi ‘vestita’ con le carrozzerie più eleganti. Le dimensioni erano monumentali, gli interni erano sofisticati salotti ricchi di cristalli, argenti e radica, con eleganti tappezzerie damascate. Su queste vetture non mancava davvero nulla: dal necessaire dedicato alla signora, al set da uomo con piegabaffi.
NELL’IMMAGINARIO. Nella pellicola ‘Il Viale del Tramonto’, noir del 1950 diretto da Billy Wilder, l’auto della protagonista Norma Desmond era proprio un’Isotta Fraschini: “..c’era un’altra ospite nel garage, una enorme automobile straniera, una di quelle enormi divoratrici di benzina, aveva il bollo del 1932, supposi che i proprietari se ne fossero andati quell’anno… a che ci servono due auto io ne ho una e non è una di quelle orribili vasche da bagno tutte cromate di oggi, è una Isotta Fraschini. Non avete mai visto una Isotta Fraschini? Non le facevano in serie quelle! Mi costò 28.000 dollari! ..così Max riesumò quella vecchia vaporiera e la lustrò per benino. Lei mi scorazzava in lunghe e solenni passeggiate. La macchina era tapezzata in pelle di leopardo e aveva uno di quei telefoni interni placcato in oro..”
IL PIÙ POTENTE. Le Tipo 8 montavano otto cilindri in linea sviluppato da Giustino Cattaneo da 7370 cc che erogava una potenza compresa tra 115 e 160 cavalli a seconda delle specifiche: all’epoca questo propulsore era l’otto cilindri in linea, montato su una vettura di serie, più potente del mondo. Di questo modello, Luciano Nicolis racconta: “L’esemplare esposto viene dalla Pennsylvania, il suo ultimo proprietario fu un commerciante di carbone. Passò anche fra le mani del figlio di Gabriele D’Annunzio, Veniero, rappresentante della Isotta Fraschini per gli Stati Uniti. Gente ricca che per esprimere il proprio status viaggiava su auto di lusso. Ho impiegato dodici anni per restaurarla”.
ALL’ORIGINARIO SPLENDORE. Luciano Nicolis non ha lesinato sforzi per riportare la vettura allo splendore iniziale e il risultato del restauro è un capolavoro degno di un’auto leggendaria, una commistione di abilità manuale e conoscenza tecnica, ma anche e soprattutto cultura, sapere e documentazione. Un’opera d’arte che è il premio finale di una fatica durata più di un decennio in cui un oggetto, prima irrimediabilmente perduto, è diventato un capolavoro da poter ammirare nella collezione del Museo Nicolis. “Provate a pensare alla cultura: anche leggere il libretto di istruzione per restaurare un’automobile è fare cultura. Bisogna continuamente leggere e leggendo s’impara. La passione è un motivo per fare cultura. È un qualcosa che vale di più del denaro, che dà una grande soddisfazione interiore. Questo vale per questa macchina e per tutte le Isotta Fraschini.
ARTIGIANALE. “L’Isotta Fraschini non veniva carrozzata , passava direttamente alle carrozzerie tra cui Farina, Sala e Castagna che erano molto di moda. Quest’ultima era una carrozzeria dove si facevano solo macchine di gran lusso. Qui gli operai venivano incentivati a operare continuamente delle piccole modifiche che arricchivano il modello e di conseguenza anche il prezzo saliva. A fine anno il proprietario della carrozzeria premiava l’operaio che aveva avuto le idee migliori”.
POTENZA E LUSSO. E a proposito del motore: “Questo é un motore 8 AS che a differenza dell’8 A — che era il più diffuso e con il carburatore applicato direttamente sui cilindri — ha l’aspirazione sulle testate. Il motore é ancora molto grosso, ha 7.5 litri di cilindrata. Si poteva pensare che consumasse molto, ma in realtà fa pochi giri e di conseguenza consuma poco. La sua potenza è così elevata che ha solo tre marce, io parto spesso in seconda per non dover cambiare la marcia.”“Dal finestrino centrale sul soffitto di questa macchina usciva il fumo della pipa. Dalla parte destra la signora dava gli ordini all’autista premendo dei pulsanti elettrici su cui c’era scritto — vai piano, corri, gira a destra e via dicendo — i comandi si illuminavano sul cruscotto: era la donna che dava gli ordini.”.