Motociclette Maserati, lo scherzo perfetto
Ho un amico che ha una Maserati. E mi è venuta una gran voglia di fargli uno scherzo. Ma sono un motociclista e non posso portarmi a casa un cancello formato Quattroporte. Per questo sto cercando il mezzo che fa al caso mio, tanto per mandargli un selfie e dirgli: visto che ce l’ho anch’io? E per fortuna, a un certo punto della sua travagliata storia, il tridente è comparso davvero anche su mezzi a due ruote…
CANDELE, ACCUMULATORI E… MOTO. Anni ’50, i fratelli Orsi si spartiscono le proprietà. Nelle famiglie normali a uno va la poltrona all’altro il divano. Roba così insomma. Ma gli Orsi non sono una famiglia come le altre, loro sono i nuovi Maserati. E così, sul tavolo del notaio ci sono aziende, catene di montaggio, intere linee di produzione. E mentre a un fratello vanno le auto e all’altro le fonderie, alla sorella rifilano, forse prendendola per cose da donne, la Fabbrica Candele e Accumulatori. Ma Ida ha fiuto. E nel ’53 si compra la Italmoto. Pratica, come ogni donna, puntava al matrimonio (di aziende): perché aveva ben chiaro il valore della sua dote. E così, Italmoto porta il saper fare le motociclette, mentre la Orsi sul serbatoio ci mette Maserati e tridente.
PIÙ TRIDENTE PER TUTTI. Belle, eleganti, in realtà le motociclette Maserati erano soprattutto mezzi di trasporto per chi non poteva permettersi un’auto. Nel dopoguerra si era centauri e amazzoni per necessità, non per vocazione. Queste moto dalla loro avevano un nome altisonante e colorazioni molto eleganti, perfette per lui e per lei (non a caso le sigle dei modelli comprendevano anche le lettere U o D a seconda che il telaio, come per le bici, fosse da uomo o da donna). In realtà le moto modenesi erano apprezzate anche dai motoristi che partecipavano alle gare più massacranti di sempre: Motogiro e Milano-Taranto. Prodotte dal 1953 al 1960, le Maseratine sono state tutte monocilindriche, da 50 a 250 cc. Tra le più interessanti, la 125 T2 Turismo Veloce (1955), rossa, con la sella lunga e il manubrio che sembra quello di una moto da corsa e la 50 T2 SS. Col parafango aerodinamico e il motore a sbalzo, venne soprannominata Rospo perché la moglie di uno dei rivenditori quando se la vide consegnare esclamò: “Ma cos’è questo brutto rospo?” (ndr, se lo reciti con cadenza modenese suona meglio). Ma purtroppo, esattamente 60 anni fa, le Maserati uscivano di scena, sopraffatte da produttori molto agguerriti, come Gilera, Laverda, Morini e MV Agusta. Per non parlare del boom degli scooter (Vespa e Lambretta in testa), che aveva motorizzato anche le donne.
EPPUR SI MUOVE… Nonostante non esistano più da parecchio, però, il fascino di poter sfoggiare il tridente sul serbatoio della moto non ha perso il suo effetto wow. Per questo motivo, ancora oggi, si trovano esperimenti che montano motori automobilistici su telai di moto (o quasi). Decisamente bella la citazione americana del V6 Anni ’70 messo in bella mostra su una naked (che è ancora work in progress). Brutalista, invece, l’interpretazione francese che prende il V8 della GranTurismo e lo incatena a un mezzo da quattro quintali: look da moto, quattro ruote da 17″ e 470 cv. Questo strumento di tortura semovente, prodotto dalla Lazareth in 10 esemplari, si chiama LM 847. Mi immagino in sella, col motore acceso, fermo al semaforo in una bella giornata di agosto. In città. Accidenti, la macchina del mio amico ha l’aria condizionata…