Mio nonno in carriola e altre storie (di design)
Da quando l’hanno inventata, la ruota, non ha fatto che girare. Un po’ come la patonza, avrebbe detto Gianni Agnelli, l’avvocato che se ne intendeva di entrambe. È per questo che dalle carovane del Far West passa ai soffitti di bordelli e saloon, trasformata in lampadario. Del resto il riciclo, si sa, è vecchio come il mondo: vuol dire risparmiare fatiche, certo, ma anche materie prime (leggi: meno inquinamento).
IL RICICLO È UNA RUOTA CHE GIRA. All’inizio erano riutilizzi 1.0, robe tolte da una parte e messe da un’altra. Come le vasche da bagno finite nei campi per far da abbeveratoio alle vacche, le reti dei materassi usate come recinzioni improvvisate o i cerchioni riempiti di cemento riconvertiti a basi di cartelli e fermate degli autobus che furono. Poi però succede qualcosa. Arriva il boom economico e così, nell’immediato dopoguerra, un paese povero di materie prime, ma primo in materie grigie come il nostro, insegna al mondo intero come si possano riconvertire i pezzi di ricambio in oggetti di arredamento (oggi si direbbe ‘di design’). Arrivando a farli sembrare addirittura opere d’arte. Nota bene: la Gallery+ che stai per sfogliare, non è una galleria di immagini, ma una timeline che ti racconta questa storia del riciclo. Dai rottamati ai musei, passando per il salotto di casa tua.