Mikkelsen: il pilota si fa tester per la Pirelli

Mikkelsen: il pilota si fa tester per la Pirelli

“Yeah, we do all the work… yep, all the work”. Signore e signori a parlare è Andreas Mikkelsen, professione pilota WRC (con il quale abbiamo potuto provare le emozioni di un giro da passeggeri sulla Hyundai i20 WRC lo scorso anno), quasi due metri di norvegese glacialità, che nel pronunciare quella frase si concede un lampo negli occhi altrimenti imperturbabili. Rimasticandosi la frase in bocca, come se a quella cosa lì, di fare tutto lui insomma, non ci avesse mai pensato prima. “Sì, facciamo tutto il lavoro, eh sì tutto il lavoro”, ripete. E Andreas, 31 anni e 110 gare alle spalle alla guida di Volkswagen, Citroen e Hyundai, parla non solo per sè e il suo co-pilota Anders Jaeger, ma anche a nome di una categoria, quella dei rally drivers, che dalle nostre parti sembra ormai qualcosa di esotico, un ricordo di tempi andati, ma che per gli scandinavi e gli appassionati autentici di motorsport, sono gli ultimi veri eroi delle competizioni automobilistiche.

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I TEST. Perché è vero, i piloti rally fanno tutto, come capitava ai Fangio o ai principi Borghese: “meccanici quando in gara abbiamo un problema tecnico, gommisti quando foriamo, strateghi quando guardiamo ai tempi. E poi certo guidiamo, guidiamo per ore, anche 12 nelle tappe più dure” elenca Mikkelsen, provando a non scordare nulla. “Un lavoro innanzitutto fisico”, sottolinea. E fanno anche i tester per le gomme, se serve. E questa volta il Mikkelsen tester è servito alla Pirelli che in questi giorni sta provando in terra sarda, sulle stesse strade del Rally d’Italia, i P Zero (asfalto) e gli Scorpion (terra) per il campionato WRC del 2021, di cui la P lunga sarà fornitore unico fino al 2024.

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CI VUOLE SENSIBILITÀ. Quello di tester non è però un mestiere che possono e sanno fare tutti i piloti. “Ci vuole sensibilità per le gomme – spiega Andreas – e feeling con l’auto” per percepire tutti le sfumature non solo del comportamento degli pneumatici, ma anche dell’interazione tra coperture e vettura. “Le variabili sono davvero numerose e non tutte prevedibili. Basti pensare che le specifiche delle gomme sono sei, secondo la superficie e le condizioni meteo, ma l’imprevisto è spesso quello che fa la differenza. Noi dobbiamo testare gomme e macchina sempre pensando alla condizione più dura e spingere, spingere”. E il duo norvegese ha spinto per oltre duecento chilometri in due giorni la C3 WRC scelta da Pirelli per i test, in un estenuante avanti e indietro con temperature anche di 35 gradi, su tratti tortuosi e spettacolari allo stesso tempo, mangiando tonnellate di polvere. Diradatasi la quale, spuntano i i tecnici Pirelli che misurano, tastano, registrano, confrontano. E soprattutto interrogano il pilota, il quale deve sapersi fare strumento di precisione e prescindere dalla sua soggettività. “Perché se il pilota incomincia a suggestionarsi è la fine e si confonde tutto il lavoro – dicono in Pirelli, sottovoce -. Meglio dirgli qual è l’obiettivo e farlo lavorare in quella direzione insieme con tutta la squadra, facendogli domande secche”.

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PRECISIONE. Gli obiettivi di questi primi test sono testare l’affidabilità e la resistenza su asfalto e sterrato, su tracciati che sono tra i più sfidanti al mondo, anche se questo da solo non basta ad avere risulatati significativi. Occorre provare e riprovare, cercare il limite, catalogare ogni reazione e circostanza che i test indoor e predittivi non potranno mai davvero coprire. “Il rally è così, è sacrificio” Andreas da bravo nordico disciplinato non si tira indietro. E ci mette dell’entusiasmo autentico anche che trasmette sui social di cui è una star. “Faremo le migliori gomme che si siano mai viste per il WRC – annuncia con l’orgoglio di un pirelliano di Biccocca di lungo corso -. Sfida importante, tenuto conto che le vetture il prossimo anno saranno ancora più performanti, ma ce la possiamo fare, siamo a buon punto”. Tanto se qualcosa dovesse andare male ci pensa lui. Uno degli ultimi piloti-eroe che fanno tutto loro. Ovvero, all the work, ma divertendosi come un bambino.

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