Michelin: i nuovi Cup 2 Connect e R alla prova
Correva l’anno 2000, e il trackdeismo era ai suoi arlbori, diviso tra i ‘rigattieri’, che se le suonavano alla grande a bordo di Lotus Elise e Mazda MX-5, e gentlemen driver, alla guida di panzer tedeschi e Cavallini Italiani. Erano anni di transizione, i cui si ponevano le basi per quello che alla fine è diventato un vero e proprio sport, seppur costoso, anni in cui coraggiosi eroi percorrevano chilometri e chilometri per le strade europee alla ricerca di circuiti esotici, come il vecchio Nurburgring, da percorrere rigorosamente con gomme stradali. Eh già, perché mentre le auto bene o male se la cavavano con assetti comprati per posta e installati dal meccanico sotto casa, le gomme erano sempre quelle che lo zio ricco montava di serie sul Ferrarino. Non c’era la scelta da catalogo Postalmarket di adesso, non c’erano mescole o specifiche, ma solo piedi pesanti che tenevano giù. I più coraggiosi ordinavano gomme quasi lisce dal Giappone, che arrivavano in numeri contingentati e in pochissime misure, ma poi, un bel giorno, cambiò tutto, perché arrivò lei.
CUP. Era il 2003, e BMW – che faceva macchine pure per uomini puri, che non avevano bisogno di andare dal dentista a farsi sistemare la calandra (cit. nuova Serie 4) – lanciò la serie limitata CSL sulla base della M3 E46: poco più di mille pezzi allestiti in maniera esclusiva, con tetto e altre parti della carrozzeria in fibra di carbonio, sedili a guscio e optional come radio e aria condizionata, per far riassaporare ai nostalgici il profumo delle vecchie CSL (Coupè Sport Leichtbau –Lightweight). Non è di lei che vogliamo parlare, però, ma delle sue gomme, le Michelin Pilot Sport Cup: per la prima volta al mondo una vettura stradale poteva essere dotata, a scelta e di primo equipaggiamento, di pneumatici semislick, che probabilmente ancora non sapevano di esserlo perché il termine semislick fu inventato proprio per loro. Narra la leggenda che i fortunati acquirenti dovettero firmare uno scarico di responsabilità nel quale si assumevano eventuali colpe per platani e muretti divelti col freddo o con la pioggia, ma i costi dei carrozzieri erano nulla rispetto ai secondi guadagnati in pista, nei confronti di una gomma normale. Caratterizzate da una spalla praticamente slick, i cui intagli sparivano dopo pochi chilometri pur mantenendo la presenza di battistrada, usavano mescola e carcassa derivate dalle competizioni, per cui facevano realmente la differenza in pista rispetto alle concorrenti; di contro nell’uso stradale andavano scaldate con cura e guidate con molta attenzione in caso di acqua stagnante e/o pozzanghere per la ridotta capacità drenante. Gettarono le basi per una vera e propria rivoluzione, specialmente abbinate alle Porsche GT3, e diedero di fatto il via alla realizzazione di prodotti simili da parte degli altri Costruttori, anche minori, che si gettarono a capofitto nel mercato. Erano nate le gomme semislick, e da allora i trackday non furono più gli stessi. Nel corso degli anni Michelin cavalcò questa onda, realizzando persino una ‘finta’ Sport Cup, con l’estetica ma non le prestazioni estreme di quello vero, in modo che anche le mogli dei trackdeisti potessero usare le Porsche per andare a fare la spesa. Infine, con la Cup 2 e una tecnologia ormai matura, si arrivò una semislick utilizzabile tutti i giorni, ma con prestazioni perfette anche in pista. La quadratura del cerchio insomma, o, in questo caso, della gomma…
LE NOVITÀ. Bene, dopo questo sproloquio di 3mila caratteri, forse dettato dalla necessità di chi scrive di ricordare i bei tempi andati, quando ancora poteva permettersi un treno di Sport Cup ma soprattutto una macchina su cui montarle, passiamo a raccontarvi che cosa abbiamo provato e perché. In primis lo Sport Cup 2 ora si chiama Sport Cup 2 Connect, e non è un semplice rebranding, ma di fatto un pneumatico nuovo. Breve premessa, nel corso di questo test ci rivolgeremo verso l* Sport Cup al femminile (la gomma) e al maschile (lo pneumatico), perché ancora non siamo riusciti a capire bene quale gender usare, e con gli asterischi sarebbe diventato problematico.
UNA NUOVA STRUTTURA. Dicevamo del Cup 2 Connect: battistrada bi –mescola (più rigida all’interno e più morbida all’esterno) con rinforzi sulla spalla esterna per migliorare l’usura, e una nuova struttura a tele ondulate con l’aggiunta di una tela a 0 gradi ibrida in aramide e nylon (cinque volte più resistente dell’acciaio). Se per voi questo è arabo, lo è anche per noi, ma, fidatevi dei tecnici, sarà il cronometro a parlare. Michelin sostiene infatti che, a parità di condizioni, nei loro test con una 991 GT3 e una Megane RS sul circuito di Charade (pista meravigliosa!), hanno rilevato una differenza di tempo totale di 7″29 dopo 10 giri, rispetto alla precedente Cup 2. Non male! La dicitura Connect si riferisce alla disponibilità, nella parte interna del pneumatico, di alloggiamenti specifici per i sensori del sistema Michelin Track Connect, ovvero sensori in grado di misurare pressione e temperatura del pneumatico, e di dialogare in tempo reale tramite una piccola centralina bluetooth con un’app installata sullo smartphone. Il sistema, sviluppato da Michelin nel 2018, fornisce un database aggiornato costantemente delle pressioni a freddo con cui partire, a seconda della vettura e del circuito, e poi permette di monitorarle in tempo reale in modo da capire se si sta spingendo troppo. Inoltre, girando lo smartphone in orizzontale, una grande freccia ci suggerisce se il bilanciamento dell’auto è più ‘sotto’ o ‘sovra’. Con l’app si possono condividere le proprie prestazioni con amici e social, in una vera e propria classifica mondiale dei Trackday. Il kit si acquista a parte ed è spostabile da una vettura all’altra, così come i sensori che hanno una durata di circa 4/5 anni, dopo i quali vanno sostituiti. Nel corso del 2020 arriveranno circa 40 misure di Sport Cup 2 Connect, tutte predisposte, che andranno progressivamente a sostituire le Sport Cup 2 ‘normali’, non più in produzione (rimarranno solo quelle di primo equipaggiamento con omologhe specifiche).
COME VA? Abbiamo passato i 5mila caratteri e ancora non abbiamo detto come va questo pneumatico… E come volete che vada? Un nome, una garanzia, quasi al limite del noioso! Abbiamo avuto la fortuna di provarlo prima su una Porsche 718 Cayman e poi sulla Porsche GT3 RS (serie 991.2), con l’appoggio della struttura Porsche Experience e dei suoi istruttori (grazie Alan, non lo dico a nessuno che mi hai fatto fare quattro giri invece che due!), e non c’è nulla da aggiungere, pneumatico assolutamente perfetto, ma soprattutto costante nella prestazione anche dopo svariati giri al limite, a differenza del suo cugino scapestrato, lo Sport Cup 2 R, che abbiamo solo assaggiato, per due fugacissimi giri veloci a fine giornata. Nella più tragica interpretazione di coitus interruptus alla guida, Michelin ci ha concesso di provare la sua massima espressione di pneumatico omologato per uso stradale, lo Sport Cup 2 R appunto, ma solo per un giro di lancio e un giro veloce. Stop. Punto. Perché in teoria quello è proprio l’utilizzo a cui è destinato il pneumatico, la qualifica o il giro secco per fare il tempo. Intendiamoci, non è che poi esploda o si autodistrugga, si ha però un decadimento più repentino e una minor costanza di prestazioni, esasperato dall’eccellente grip iniziale, quantificabile, sempre a parole francesi, in un secondo di differenza per chilometro di pista. Tanto roba eh?
ESTREMO. Passare dalla Cup 2 Connect alla Cup 2 R è un po’ come passare da una gomma normale a una semislick, con la differenza che i limiti di tenuta sono talmente elevati che bisogna completamente riprogrammare il proprio stile di guida e fidarsi della gomma, tanto che in due giri siamo riusciti a migliorarci solo di 1 secondo, quando i collaudatori erano ben oltre i 2 secondi e mezzo. Tecnicamente, ci hanno spiegato, è proprio un’altra gomma, con battistrada specifico con superficie di contatto aumentata del 10 percento e una mescola non derivata dalle competizioni, ma utilizzata, nelle competizioni, tanto che è omologata come primo equipaggiamento, tra le altre, sulla Ferrari 488 Pista e SF90 Stradale e sulla Mercedes-AMG Project One.
DISPONIBILITÀ. Ricapitolando, le Cup 2 normali non esisteranno più, solo in versione primo equipaggiamento con specifiche Costruttore (N0, M0, ecc), ma saranno progressivamente sostituite, in più di 40 misure, dalle Cup 2 Connect, diverse nel battistrada e nella struttura tecnica, e già predisposte per l’installazione dei sensori Track Connect, acquistabili a parte. La vendita delle Cup 2 R, invece, al pari delle riviste pornografiche, sarà vietata per legge, no, scusate, volevamo dire che le Cup 2 R saranno disponibili in numeri e misure ridotte solo su ordinazione (nel senso che ne fanno poche e le vogliono in tanti). E a noi comuni mortali non resterà che sognarle di notte… (Testo: Mark Pigtrotters)