Mercedes SL R129: trentenne coi fiocchi
1989, Salone di Ginevra. E l’anno dopo la vedi in tutti i cinema del mondo che salta dalla finestra di un capannone in fiamme, ne La recluta. Al volante c’è Clint Eastwood che dice al suo compagno di allacciarsi la cintura. Ma la vera stella, a tre punte, è lei: la nuova Mercedes SL. Questa roadster, nome in codice R129, era un modello attesissimo visto che il precedente R107, squadrato quanto iconico, era in circolazione ormai da 18 anni; senza contare, poi, che la prima della lunga stirpe SL (Sport Leicht, leggera, ma anche facile, in tedesco) fu la mitica 300 ali di gabbiano degli anni ’50.
DISEGNATA DA UN ITALIANO. La linea della quinta generazione, filante e elegante, che a trent’anni di distanza non sembra per niente invecchiata, è firmata da Bruno Sacco (papà anche della 190 e altre Mercedes destinate alla storia) e riveste con sobrietà un pacchetto tecnologico che per i tempi era all’avanguardia. La capote motorizzata è in tela e viene su e giù in 30 secondi, i motori plurivalvole hanno la fasatura variabile, il cambio automatico ha cinque marce e le sospensioni idropneumatiche cambiano altezza da terra a seconda della velocità di marcia. Ma non basta, c’è anche una lunga lista di innovazioni che ne aumenta la sicurezza di guida: primo fra tutti il roll-bar automatico (che fa capolino solo in caso di necessità e che quindi non ‘sporca’ la linea dell’auto aperta), l’asr (il sistema antipattinamento che lavora in tandem con l’abs), airbag per pilota e copilota e sedili integrali in magnesio con cinture di sicurezza incorporate (regolabili in altezza con il poggiatesta).
QUANDO FECE SCANDALO. Si parte dai sei cilindri in linea, che a seconda di mercati e versioni era di 2800 cc o ‘tremila’, ma è il V8 con 306 cavalli che la renderà una reginetta indiscussa del firmamento dei poster da camerette (perché la 600 col V12 da quasi 400 cavalli era troppo impossibile anche come sogno). Trasformandola in una vera e propria bomba sexy. E come ogni bomba che si rispetti, anche questa era destinata a esplodere. Facendo scoppiare uno scandalo a corte. A un certo punto infatti, l’irrequieta principessa Diana riconsegna la sua Jaguar XJS d’ordinanza alla cara Regina e ordina una SL rosso porpora. I giornali scandalistici gridano al tradimento, l’opinione pubblica insorge. Ma come? Una principessa inglese che preferisce un’auto tedesca, roba da non credere. E così, anche se Lady D è costretta a riconsegnare la propria SL alla Mercedes (ora esposta al museo di Stoccarda), la moda ormai è lanciata.
IL SEGRETO DEL SUCCESSO. Sta tutto nell’unicità. Nel 1989 le roadster di fascia alta non andavano per la maggiore e la SL sostanzialmente non aveva concorrenti. C’erano cabrio paciarotte, berline riconvertite in roba da passeggiate in campagna, o super sportive troppo scomode per essere usate nei viaggi (specie negli Stati Uniti, primo mercato delle esotiche scoperte). Le Porsche 911 erano ancora raffreddate ad aria, le 928, concettualmente vicine alla SL, erano solo coupé e la Ferrari a listino aveva la Mondial…
FATTA COME SI DEVE. Questa scoperta, che derivava dalla piattaforma della Classe E di allora, nei modi era una vera e propria Classe S: comoda, ben rifinita e sapientemente assemblata. Se il telecomando non alzava ancora vetri e capote come nelle cabrio contemporanee, permetteva però di bloccare e sbloccare portiere e cassettini con un solo tasto. Nella stagione sbagliata per le scoperte c’era l’hard top in alluminio. All’interno, sulla plancia tipicamente Mercedes, campeggia l’ampio cruscotto con i cinque strumenti scuri e le lancette arancioni; il tutto incoronato dall’immancabile volante a quattro razze.
VOLENDO, STRAPOTENTE. Il legno nella prima serie, quella con le frecce ancora arancioni, è usato per ricoprire il tunnel centrale, dalla radio al vano portaoggetti chiuso da una saracinesca, oltre che per incorniciare le maniglie sulle portiere. I posti dietro, con tanto di cinture di sicurezza, vanno bene giusto per bagagli o bambini. Questa Mercedes, al comfort poteva anche abbinare la potenza delle motorizzazioni Amg. Si partiva coi 354 cavalli della SL 55 V8 per arrivare ai 525 del V12 della SL 73 (lo stesso motore montato sulla Zonda di Pagani). Per fortuna la gestione della trazione posteriore era aiutata anche da un differenziale autobloccante. Se ti fosse venuta voglia di comprarne una, ma ti volessi fare un’idea dell’effetto che fa nelle varie colorazioni puoi sempre usare il videogioco Grand Theft Auto V come car configurator… Già, la SL è un’eroina anche per gli smanettoni del joystick.