McLaren P1, l’hyper hybrid compie 10 anni
POLE POSITION. Nelle corse motoristiche P1 indica il posto che tutti ambiscono: il primo posto. Non è un caso che la McLaren abbia scelto un nome tanto semplice quanto evocativo quando, esattamente dieci anni fa, presentava al Salone di Ginevra la sua pionieristica hypercar ibrida. La McLaren P1 era nata proprio per essere la migliore auto al mondo, sia in strada che su pista. Un obiettivo decisamente ambizioso, che dalle parti di Woking avevano preso molto seriamente.
SANTA TRINITÀ. Se oggi siamo abituati a vedere l’elettrificazione tanto sulle utilitarie quanto sulle supercar, nel 2013 l’idea di una vettura ad altissime prestazioni ibrida plug-in non era così diffusa. Ma quel 2013 fu probabilmente l’anno della svolta. Infatti al Palexpo di Ginevra, a pochi passi dallo stand della McLaren, debuttava anche la LaFerrari, prima ibrida di Maranello. E poche settimane dopo, al Salone di Atlanta, sarebbe stata mostrata la versione definitiva della Porsche 918 Spyder, presentata nel 2010 come concept car. Si era formata così quella che è considerata la Santa Trinità delle hypercar. Delle tre, però la McLaren P1 risultò la più esclusiva con 375 esemplari costruiti tra il 2013 e il 2015, contro i 918 della Porsche e i 709 della LaFerrari (tra coupé e spider).
QUASI 1000 CV. Il V8 da 3,8 litri con doppia sovralimentazione della McLaren P1 stupiva già da solo con 737 CV. Ma era l’abbinamento con il motore elettrico da 179 CV a compiere la vera magia e a mettere a disposizione del piede del fortunato pilota ben 916 CV, abbinati a una coppia combinata di 980 Nm. Le prestazioni? Da urlo! 0-100 in 2,8 secondi, 0-200 in 6″8 e 0-300 in 16″5. Avete presente la leggendaria McLaren F1, cioé l’auto che molti considerano ancora oggi la miglior suspersportiva di sempre? Bene, a 300 km/h ci arrivava 5 secondi dopo. Un’eternità! Di fronte a questo passano quasi in secondo piano i 350 km/h di velocità massima (autolimitata, altrimenti – si dice – potrebbe essere di 400 km/h). La P1, insieme alle altre hypercar ibride della Santa Trinità, dimostrò che l’elettrificazione non era qualcosa di utile solo per l’ambiente, ma garantiva soprattutto risposte istantanee dell’acceleratore.
DIETA FERREA. Ma la McLaren P1 non era solo un gran motore, o power unit, come direbbero i più moderni. Far pesare la P1 il meno possibile era uno degli obiettivi degli ingegneri della McLaren. Per questo presero la struttura MonoCell utilizzata dalla supercar 12C e la fecero evolvere nella monoscocca in fibra di carbonio denominata MonoCage della P1, contenendo il peso a secco a 1395 kg. La carrozzeria, costituita solamente da 5 pannelli in fibra di carbonio, pesava 90 kg, meno della batteria ibrida posizionata all’interno della MonoCage, che invece arrivava a 96 kg(per un’autonomia elettrica di una trentina di km). Via la moquette, nessun cassetto portaoggetti, niente pannelli fonoassorbenti. Togliere il superfluo era il modo migliore per ridurre il peso, anche minimizzando lo spessore dei vetri.
INCOLLATA A TERRA. Per far scaricare a terra in modo efficace tutta quella potenza a un veicolo così leggero serviva un’aerodinamica da fantascienza. La grande ala posteriore della McLaren P1 venne sviluppata grazie allo stesso software e con gli stessi metodi usati per sviluppare le vetture di Formula 1: era in grado di regolarsi automaticamente, estendendo la parte posteriore fino a 300 mm in pista e fino a 120 mm su strada. L’ala posteriore integrava anche un DRS: orientandosi opportunamente poteva ridurre la deportanza e aumentare la velocità sul dritto.
ESCLUSIVA IN TUTTO. Ognuna delle 375 McLaren P1 veniva realizzata da una squadra di 82 tecnici, in un processo di assemblaggio che si divideva in quattro fasi. La costruzione di ogni esemplare richiedeva, dal primo all’ultimo bullone, un lavoro di ben 17 giorni. I pochi che hanno avuto la fortuna di guidarla descrivono l’esperienza come esaltante. Uno che di auto veloci ne ha guidate molte, Jeremy Clarkson, nel suo servizio su Top Gear dell’epoca ha descritto così la sua prontezza nello scatto: “L’acceleratore è un pulsante per l’iperspazio: lo premi e sei in un altro posto”. Un giornalista inglese di EVO ha avuto modo di provarne un esemplare la scorsa estate sui Pirenei: “Definirla un’esperienza intensa, che lascia il segno, è un eufemismo”.
SOGNO IMPOSSIBILE? Vorreste provarla anche voi? Beh, la faccenda si complica. Fin dalla presentazione, la P1 è stata oggetto di grande attenzione da parte di appassionati e collezionisti e in pochi mesi tutte le 375 vetture sono state assegnate. All’epoca il prezzo richiesto era di poco superiore al milione di euro. Ma il valore schizzò subito verso l’alto e oggi bisogna mettere in conto di avvicinarsi al milione e mezzo di euro per gli esemplari con più chilometri e anche fino a 4/5 milioni di euro per quelli più nuovi e particolari.