Mazda R360: una piccola kei car controtendenza
Mazda tocca quota 100 (anni) ed è la ragione per cui stiamo parlando – in questa #mazdaweekveloce – dei modelli che più hanno contribuito alla sua crescita. E alla sua storia. Un secolo in cui le auto non sono sempre state protagoniste anche se l’idea di progettare una vettura a quattro ruote era già nata nel 1936 quando fu realizzato un prototipo di una compatta che potesse ospitare quattro persone. Una concept, come diremmo oggi, rimasta tale a causa dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Conflitto culminato con lo sgancio della bomba atomica su Nagasaki e Hiroshima. Città, quest’ultima, sede della fabbrica Mazda, per fortuna abbastanza lontana dal centro da essere risparmiata – almeno in parte – dalla devastazione generata dall’esplosione dell’ordigno. La Mazda potè così ripartire molto in fretta ma prima di giungere alla capostipite delle automobili Mazda c’è un altro fatto da tenere in considerazione. Sul finire degli anni ’40 il governo giapponese emanò una legge che regolava la produzione delle cosiddette kei car. Ovvero di quelle auto compatte che da sempre distinguono il mercato del Sol Levante. Un segmento, specificatamente regolato sia per dimensioni sia per le specifiche di motore, che doveva servire a dare ‘quattro ruote’ a un Paese in rapida trasformazione dopo la fine delle ostilità.
UNA KEI CAR ALTERNATIVA. È qui che nel 1960 Mazda decise di investire il proprio futuro, realizzando la R360, la prima auto del Costruttore giapponese. Fu prodotta quasi esclusivamente per il mercato interno, tanto che vennero costruiti solo 700 esemplari con la guida a sinistra. La R360, tuttavia, mostrava già quella ‘consuetudine alla controtendenza’ che ancora oggi distingue il costruttore giapponese; un’auto molto diversa dalla concorrenza dell’epoca. In primis per la forma. La maggior parte dei competitor, dovendo realizzare automobili che non potevano superare i 3 metri di lunghezza, adottavano volumi abbastanza semplici, simili a quelli di un veicolo commerciale. A Hiroshima optarono per una soluzione differente. A capo del progetto c’era Kenichi Yamamoto, il padre del motore rotativo di Mazda, coadiuvato dal designer Kiro Kosugi. Il quale stravolse il concetto di kei car, portando al debutto una piccola coupé. Forse non la soluzione ideale per chi cercava spazio in poco spazio, ma sicuramente la scelta più originale. Non era soltanto una questione di stile, ma pure di piacere di guida.
LEGGERISSIMA. Nello sviluppo della R360 i tecnici giapponesi pongono innanzitutto l’accento sulla scelta dei materiali, per contenere il più possibile il peso. Molti componenti del motore ad esempio erano in alluminio e il lunotto posteriore realizzato in plexiglass. Alla prova della bilancia la R360 dichiarava appena 380 chilogrammi. Il piccolo due cilindri posizionato posteriormente, aveva un’architettura a V e appena 358 cc di cilindrata. Sviluppava solo 16 cavalli di potenza ma, a differenza dello standard dell’epoca, si trattava di un quattro tempi. Caratteristica che lo rendeva più affidabile e parsimonioso rispetto alle motorizzazioni che equipaggiavano le kei car del tempo. Non solo, la R360, oltre ad avere un cambio manuale a quattro marce, poteva essere dotata di un automatico a due rapporti. Il limite di legge era di 45 miglia orarie, una punta nelle corde della piccola R360. A guardarla non si direbbe, ma la Mazda R360 ebbe pure una breve parentesi nelle corse. Nel 1963, infatti, venne istituita una speciale classe di kei car, che partecipò al Gran Premio del Giappone di quello stesso anno. La R360 non riuscì a primeggiare nel proprio raggruppamento, ma segnò il debutto di Mazda nelle corse. La parentesi della piccola coupé nipponica fu breve ma intensa e si concluse con l’uscita di produzione nel 1966.
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