Maserati, la leggenda delle Birdcage
Alla fine della stagione 1957, nonostante l’aggravarsi della situazione finanziaria della Maserati costringa l’azienda ad abbandonare le competizioni, la voglia di correre tra gli uomini del reparto sportivo del Tridente rimane tanta. Il Campionato del mondo appena conquistato da Juan Manuel Fangio con la 250 F galvanizza l’ambiente, aumentando la popolarità del marchio su scala mondiale e dando al contempo un nuovo e più deciso impulso alla produzione di automobili da Gran Turismo.
LE CORSE NEL SANGUE. In un periodo in cui proprio la forzata chiusura del reparto corse consente alla fabbrica di raggiungere una dimensione industriale mai conosciuta prima, i tecnici capitanati dall’ingegner Giulio Alfieri, entrato in Maserati nell’estate del 1953 come ingegnere di pista e promosso a direttore tecnico l’anno successivo, non si dedicano soltanto alla progettazione di vetture stradali. D’altronde, il Dna sportivo della casa modenese – nata con e per le corse nel 1914 – è una catena praticamente impossibile da spezzare. E se per rivedere un’auto con i colori ufficiali del Tridente bisognerà attendere addirittura il 2004, tanti saranno nel corso degli anni i team privati che per vincere sui circuiti di tutto il mondo punteranno sui bolidi modenesi. Nel 1959, la Maserati riesce finalmente a uscire dalla crisi che l’aveva condotta all’amministrazione controllata. Il boom economico sembra avere effetti positivi anche sulle piccole economie di scala del Tridente, che con la 3500 GT comincia a conquistare fette di mercato sempre più grandi. Mentre la fabbrica di via Ciro Menotti mette in fila modelli sempre più potenti e raffinati, il team dell’ingegner Alfieri perfeziona lo studio di una macchina da corsa destinata a un grande avvenire.
UN TELAIO CAPOLAVORO. La Tipo 60, questo il nome della rivoluzionaria barchetta da competizione nata sul finire degli Anni ’50 sui tavoli da disegno della Maserati, ha la sua innovazione più grande nel telaio. Mentre il motore, infatti, altro non è che un’evoluzione del collaudatissimo quattro cilindri della 200 S, la struttura dello chassis consiste in un inedit0 e originalissimo reticolo composto da non meno di 200 tubicini d’acciaio di 10, 12 e 15 millimetri saldati tra loro a distanza ravvicinata. All’apparenza così sottile e fragile, questa leggerissima gabbia dei miracoli è invece incredibilmente rigida e varrà alla Tipo 60 il soprannome di Birdcage, che in inglese significa appunto gabbia per uccelli. Con questo nomignolo, che sui campi di gara prenderà presto il posto di ogni denominazione ufficiale, verranno identificate anche le future evoluzioni del modello.
VINCENTE DA SUBITO. Con le Birdcage giunge a sublimazione quel concetto di telaio reticolare tanto caro all’ingegner Alfieri, che aveva cominciato a sviluppare una struttura a gabbia già sulle ultime 250 F, eredi della monoposto campione del mondo di Formula 1 nel 1957, e sul prototipo della 150 S, il modello Sport con cui nell’agosto del 1955 Jean Behra aveva conquistato un clamoroso successo nella 500 km del Nürburgring, lasciandosi alle spalle ben tredici Porsche. Sarà proprio il leggendario circuito immerso nella foresta dell’Eifel, soprannominato l’inferno verde per l’estrema pericolosità delle sue curve e dei suoi dossi, a regalare alle nuove nate sotto il segno del Tridente le soddisfazioni più grandi. Per la Tipo 60 il debutto vincente del 12 luglio 1959 a Rouen, in cui Stirling Moss si aggiudica la Coppa Delamarre-De Boutteville, è il primo atto di un’epopea che la vedrà protagonista, con 55 vittorie assolute, dal 1959 al 1965.
LA REGINA DEL NÜRBURGRING. La fama delle Birdcage raggiunge presto gli Stati Uniti, dove alla Maserati la categoria Sport tre litri appare subito come una vetrina irrinunciabile per conquistare i facoltosi gentleman driver d’oltreoceano. Accogliendo le richieste di diversi piloti e del team Camoradi di Lloyd Casner – che nei primi Anni ’60, proprio grazie ai successi con le vetture del Tridente, conoscerà un’eccezionale popolarità –, l’ingegner Alfieri si mette al lavoro, aumentando la cilindrata da 2 a 2,9 litri e spremendo 50 cavalli in più dal 4 cilindri della Tipo 60. Alla luce della maggior potenza, vengono irrobustiti sia il cambio sia il ponte posteriore De Dion. Nasce la Tipo 61, che all’inizio adotterà una carrozzeria del tutto simile a quella della Tipo 60 e successivamente, in vista della 24 Ore di Le Mans del 1960, apparirà in una nuova configurazione con coda allungata. I successi più grandi arrivano alla prestigiosissima 1000 km del Nürburgring, vinta nel 1960 da Moss/Gurney e nel 1961 da Gregory/Casner.
EVOLUZIONI SENZA FORTUNA. Se la Tipo 60 e la successiva Tipo 61 posso essere considerate a buon diritto una sorta di canto del cigno delle vetture Sport a motore anteriore, la Tipo 63, i cui primi test sulla pista dell’aerautodromo di Modena risalgono a prima della fine del 1960, si aggiudica la palma di prima Maserati con il motore montato in posizione centrale-posteriore. In realtà questo schema – che nel 1959, con la vittoria del mondiale di Formula 1 da parte della Cooper a motore centrale di Jack Brabham, cambierà il mondo delle competizioni per sempre – non è una novità assoluta: le tedesche Auto Union e Mercedes, infatti, avevano collocato il motore alle spalle del pilota già negli Anni ’30. La nuova configurazione, tuttavia, non darà mai i risultati sperati, e nemmeno il passaggio dal 4 cilindri della Tipo 61 al potentissimo V12 della 250 F T2 riuscirà a garantire alla Tipo 63 un livello di competitività anche solo lontanamente paragonabile a quello delle vetture a motore anteriore. Così, dopo la Tipo 64, evoluzione senza fortuna della Tipo 63, la Maserati torna a mettere il motore davanti sulla 151, studiata appositamente per la 24 Ore di Le Mans del 1963 e – in controtendenza rispetto alle ultime vetture da corsa del Tridente – dotata non di un telaio reticolare ma di una struttura formata da tubi di grosso diametro. A segnare il ritorno alle Birdcage è la Tipo 65, allestita a tempo di record per la 24 Ore di Le Mans del 1965 dopo il tragico incidente di Lloyd Casner, morto nelle prove preliminari della celebre gara di durata francese nell’ennesimo, vano tentativo di rendere competitiva la sua 151/4. Si chiude così l’altalenante ma avvincente carriera delle Birdcage, un nome che resterà per sempre legato al mito Maserati e con il quale la Pininfarina nel 2005, in occasione del suo 75° anniversario, battezzerà un avveniristico prototipo ispirato proprio ai leggendari bolidi del Tridente.
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