Maserati Ghibli e Levante: come dire donne&colori

Maserati Ghibli e Levante: come dire donne&colori

COLORI INCONSUETI. La Maserati mette in listino un nuovo allestimento in tiratura limitata denominato FTributo Special Edition dedicato a Ghibli e Levante. In entrambi i casi il motore prescelto è il V6 3 litri biturbo da 430 CV e 580 Nm, abbinato al cambio automatico a 8 rapporti e alla trazione integrale. Nel caso della Ghibli le prestazioni dichiarate sono 286 km/h di velocità massima e 4,7 secondi da 0 a 100 km/h, mentre la Levante arriva a 264 km/h e accelera in 5,2 secondi. Queste due versioni speciali sono contraddistinte da colorazioni speciali: Arancio Devil o Grigio Lamiera, con dettagli blu cobalto o arancione. E gli stessi colori sono ripresi nelle cuciture interne: blu cobalto e arancione abbinate alla pelle PienoFiore nera, oppure arancione con pelle PienoFiore color cuoio. Il prezzi sono rispettivamente di 146.564 e 151.322 euro. E fin qui vi abbiamo dato una serie di informazioni istituzionali. Di quelle doverose quando si presentano vetture nuove. Ma l’allestimento FTributo Special Edition ha un altro significato sul quale vale la pena di soffermarsi. 

Maria Teresa de Filippis con Juan Manuel Fangio e Jean Behra al GP di Monaco del 1959PER MARIA TERESA. In queste edizioni speciali le Ghibli e Levante si tingono infatti di colori audaci e appassionati per raccontare l’arte di pilotare un’automobile da corsa declinata tutta al femminile. Lo scopo è infatti quello di rendere omaggio alla memoria di Maria Teresa De Filippis, prima donna a essersi qualificata per un Gran Premio di F1 proprio a bordo di una Maserati, nel 1958. In particolare, il colore Arancio Devil è stato scelto perché Maria Teresa, per il suo temperamento, era soprannominata “diavolessa”, mentre il Grigio Lamiera si ispira ai cromatismi della pista, che la Maserati considera la sua casa. La De Filippis conquistò sul campo il diritto di mettersi al volante della Maserati 250 F nel 1958, con la possibilità di misurare il proprio talento con quello di campioni del calibro di Tazio Nuvolari, Juan Manuel Fangio, Stirling Moss, Jack Brabham, Graham Hill. Nell’ottobre di tre anni prima, nella 39ª edizione della Targa Florio, s’era infatti piazzata nona, mettendo in fila una lunga schiera di piloti maschi e mostrando una tenacia rara, ma soprattutto quel profondo senso di libertà che l’avrebbe accompagnata fino alla fine dei suoi giorni.

INIZIÒ TUTTO PER SCOMMESSA. E pensare che Maria Teresa De Filippis, aristocratica, di Napoli, “indipendente per temperamento, educazione e patrimonio”, come si definì senza alcun timore di smentita e con la nobiltà d’animo della vera condottiera in un’intervista a f1web.it nel 2008, aveva cominciato a correre in macchina per scommessa. I suoi fratelli dubitavano delle sue abilità di guida e lei s’iscrisse a una gara di 10 km tra Salerno e Cava de’ Tirreni. Vinse con una piccola Fiat 500, dimostrando in un mondo all’epoca quasi esclusivamente maschile e maschilista, di avere una forza rara. Questione di testa e cuore, certo, ma anche di muscoli: “Signora, lei ha braccia che sembrano di ferro”, le confessò Re Baldovino, che il 15 giugno del 1958, dopo la bandiera a scacchi del Gran Premio del Belgio, si precipitò dalla tribuna d’onore di Spa-Francorchamps per stringere la mano alla decima classificata.

Maria Teresa de Filippis al GP di Monaco del 1958AL DI LÀ DEI NUMERI. Ma il ruolo svolto da Maria Teresa De Filippis nel mondo dei motori va ben al di là dei numeri. Oltre a un talento indiscusso, ebbe l’intelligenza e la sensibilità di affermare il proprio status di donna in un ambiente all’apparenza ostile al gentil sesso senza mai lamentarsi di alcun tipo di discriminazione, nemmeno quando, una volta e solo quella, in Francia un commissario di gara la snobbò spiegandole che “l’unico casco che una donna dovrebbe indossare è quello del parrucchiere”. Il casco, ma quello di pilota, l’appese per sempre al chiodo nell’estate del 1959, dopo la morte dell’amico Jean Behra, che aveva fatto allestire una Porsche a Modena per farla correre in F1 e su quella stessa macchina si schiantò contro un albero uscendo da una curva del circuito dell’Avus, in Germania. Behra aveva 38 anni, Maria 32: era giovane e avrebbe potuto continuare a correre ancora a lungo, ma troppi erano gli amici che aveva visto andarsene per inseguire il suo stesso sogno.

NESSUN PREGIUDIZIO. Di questa fiera e nobile signora del volante, scomparsa nel 2016 all’età di 89 anni, quand’era ormai da molto tempo annoiata e delusa dalla piega che aveva preso il suo mondo, sempre meno puro e sempre più legato al business, resta un ricordo dolce e indelebile. E un messaggio molto importante: nella guida come in qualsiasi altro ambito, per contrastare ogni forma di disuguaglianza la prima arma è accettare la propria diversità come fosse un dono, facendone un volano per abbattere i pregiudizi. Così “pilotino”, come la chiamavano tutti nell’ambiente delle corse, riuscì a uscire dal coro e a ribaltare le convenzioni in tempi in cui la donna e l’automobile erano due universi ancora lontanissimi.

  • Maserati Ghibli FTributo Special Edition Arancio Devil a
  • Maserati Ghibli FTributo Special Edition Arancio Devil b
  • Maserati Ghibli FTributo Special Edition Grigio Lamiera c
  • Maserati Ghibli FTributo Special Edition Grigio Lamiera d
  • Maserati Levante FTributo Special Edition Arancio Devil 3
  • Maserati Levante FTributo Special Edition Arancio Devil 5
  • Maserati Levante FTributo Special Edition Grigio Lamiera a
  • Maserati Levante FTributo Special Edition Grigio Lamiera b
  • Maria Teresa de Filippis con Juan Manuel Fangio e Jean Behra al GP di Monaco del 1959
  • Maria Teresa de Filippis al GP di Monaco del 1958
  • Maserati Ghibli e Levante FTributo Special Edition
CONDIVIDI SU

Lascia un commento

INCENTIVE
VIDEO
ALTRI VIDEO