Mamma Ferrari e papà Twingo: la genesi della Clio V6
Esuberante, potente e anticonformista. È la Renault Clio V6 l’ultima vera follia in formato hothatch dell’automobilismo recente, un’icona dell’automobilismo europeo, che ha fatto innamorare più di una generazione di appassionati. Ora emergono nuovi retroscena sulla sua genesi, perché oltre a richiamare il passato, e a presentarsi come erede della famigerata Renault 5 turbo, ecco che a più di vent’anni dalla esibizione della concept – al Salone di Parigi del 1998 – scopriamo nuovi dettagli sulle radici del progetto. A raccontarceli Axel Bruen, ideatore e papà della Clio V6, che attualmente ricopre ancora il ruolo di designer in Renault.
COLPI DI SCENA INGEGNERISTICI. Erano gli Anni ’90, e, la Casa francese non era a nuova a stupirci a colpi di esagerazioni ingegneristiche e meccaniche: concept come la Renault Espace F1 e auto di serie come la Renault 5 Turbo parlavano chiaro, ma se l’aspetto extra-wide e la disposizione meccanica di quest’ultima potevano far pensare a una linea di sangue diretta con la Clio V6, ci sbagliamo di grosso: a ispirare Axel Bruen furono infatti la Ferrari 308 e la Twingo.
PRIMA DELL’ICONA. La Clio V6 che oggi tutti noi conosciamo si presenta una delle vetture più piccole, veloci e agili di sempre. Ma prima di lei, ‘papà Axel’ si immaginava di creare qualcosa di ancora più ‘folle’, una super Twingo, trapianta sulla meccanica e il telaio della Ferrari 308. A promuovere l’idea erano le stesse esigenze meccaniche: il passo tra le ruote era quasi equivalente tre le due auto, rispettivamente 2345 millimetri per la Twingo e 2340 millimetri per la sportiva di Maranello. Tuttavia, questa ‘chimera’ non prese mai forma, anche a causa del budget limitato del designer, e lo spin-off della city-car francese con cuore Made in Motor Valley rimase un embrione nel garage di casa del progettista.
AL CUOR NON SI COMANDA. L’idea di creare una mini supercar, nasceva dall’amore incondizionato di Axel Bruen per la Twingo, tanto da tormentarsi, se pensava che all’interno dell’utilitaria pulsasse un motore derivato con la tecnologia di metà Anni ’60 della Renault 4. Inizialmente, Axel tentò quindi di restituire la giusta audacia della Twingo installando il 3 cilindri turbo a 12 valvole della Daihatsu Charade GTT, unità poi abbandonata per problemi di elettronica. Ma invece di ridimensionare l’idea, e darsi per vinto, il designer di Renault pensò di ricercare un’auto che potesse fondersi con la struttura della Twingo, trovando l’accoppiamento di interassi con la Ferrari 308 appunto.
MUSA ISPIRATRICE. Ma il tempo dedicato all’idea della hyper city-car non fu sprecato. Infatti, le stessi ceneri del progetto furono presentate al vecchio capo designer di Renault, Patrick Le Quemont, che utilizzò quelle bozze per ispirare l’intero dipartimento alla creazione della Clio V6 che oggi noi tutti conosciamo. Anche se la vettura di base fu sostituita, e il motore da 3 litri L7x della Laguna (sviluppato con Peugeot e rivisto da Renault Sport e TWR) prese il posto del V8 di Maranello, non possiamo assolutamente lamentarci del prodotto finale. Con 230 cavalli (255 per il restyling), la Clio V6 scattava da 0-100 km/h in meno di sei secondi e superava i 235 km/h di velocità massima, e oltre alle ottime performance vantava soluzioni meccaniche da vera auto da corsa. La Régie a sei cilindri fu quindi concepita in un garage, come una storia di altri tempi, e se volete saperne di più, vi consigliamo la visione del video-documentario qui sotto.