L’uovo (a gasolio) dei record

L’uovo (a gasolio) dei record

Gli Anni ’30 della Germania sono una decade di delirio in tutti i campi dell’agire umano. Il martello nazista cerca (e ottiene) la supremazia ovunque mostrando i muscoli del proprio apparato (soprattutto militare). Nell’universo automobilistico si cerca la perfezione con la progettazione dell’utilitaria ideale (il Maggiolino Käfer) e la conquista di vittorie epiche nelle corse più blasonate (ma le auto da corsa italiane dimostrano forza erculea contro le Mercedes e le Auto Union). La tecnologia di Rudolph Diesel, brevettata nel 1892 (il 27 febbraio l’ingegnere tedesco ottiene la certificazione n. 67207), ha dato una importante scossa e ha aggiunto un nuovo standard nell’Universo dei Trasporti. Logico¸ quindi, che anche le auto a gasolio diventino obbiettivo di primati di eccellenza.

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IL DIESEL NELL’AUTOMOTIVE. La presenza delle automobili a gasolio sui mercati d’Europa inizia nella metà degli Anni ’20. Questi propulsori hanno bisogno di un carburante meno raffinato della benzina e generano minori consumi. La consacrazione definitiva avviene al Salone dell’Auto di Berlino del 1936 dove è introdotta la Mercedes 260 D, prima automobile Diesel “di massa”. Nei mesi successivi, alla rassegna di Parigi, un’altra importante casa, la Hanomag, presenta la sua proposta, la Tipo Rekord D19.

LA HANOMAG. Fondata nel 1835 la Hannoversche Maschinenbau AG diventa un gigante nella tecnologia del motore a vapore ma nelle decadi successive si allarga ai trasporti su rotaia e al settore agricolo. Il passaggio alle automobili è datato 1925 e a una piccola utilitaria denominata 2/10 Cv e nota anche come Kommisbrot (“pane militare”). Questa minuta vetturetta monocilindrica è poco più di una “microcar” ma, grazie ai buoni risultati di vendita, l’azienda decide il progressivo impegno nel settore con modelli sempre più grandi e complessi. La Rekord D19, dichiaratamente fuori dal confronto con Mercedes (la 260 D è molto più prestigiosa), non ottiene il successo sperato. Dei circa 20.000 esemplari prodotti in quel periodo meno di 2.000 sono versioni Diesel. La Casa Madre, allora, lancia il progetto di un’auto da record per rilanciare il valore di questa motorizzazione.

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LIMITI PROGETTUALI SCOMODI. La Hanomag-Diesel-Stromlinien-Sportwagen unisce il telaio standard della D19 (ma accorciato di 30 cm) con il motore Diesel di 1,9 litri. Tuttavia si pone un limite: il propulsore è stato progettato per consumare poco carburante e ora è necessario ottenere, trattandosi di un veicolo estremo, una potenza molto maggiore. I progettisti riescono a spremere 40 CV, non certo un livello eccezionale, perciò si decide di lavorare molto sull’aerodinamica e il peso per determinare parametri adeguati all’obbiettivo. È creato un telaio tubolare saldato a una ulteriore sovrastruttura deputata a sostenere la carrozzeria; il risultato vuole essere un corpo molto leggero ma, soprattutto, una forma di massima efficienza aerodinamica. La purezza di questo vestito di alluminio si deve a due tecnici esperti: Lazar Schargorodsky ma, soprattutto, l’austriaco di origini ungheresi Paul Jaray, l’ingegnere considerato il padre dell’applicazione dell’aerodinamica nel campo dell’Automobile.

UNA FORMA BREVETTATA. Il disegno è la semplice traduzione in realtà delle specifiche di progetto: un corpo con due volumi di cui uno principale configurato come un perfetto profilo alare e un secondo che vi si appoggia sopra. Jaray, in seguito, deposita il brevetto di questo studio rifacendosi a teorie da lui già elaborate nella a metà degli Anni ’20. Questi non si dedica alla definizione di codici stilistici ma, in modo molto semplice, si tratta dell’attuazione di forme e di quelle geometrie che considera efficienti e senza nessuna concessione al risultato estetico.

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QUATTRO RECORD. Nonostante la continua ricerca della perfetta forma aerodinamica sicuramente un blando studio stilistico può aver contribuito a dare alla D19 da record un tocco di fascino vivo ancora oggi. In ogni caso, design a parte, è palese il valore del prototipo Hanomag: Il piccolo motore a gasolio eroga poca potenza ma il peso è contenuto in circa 900 kg. L’8 e 9 febbraio del 1939, lungo un rettilineo ricavato sull’autostrada vicino Dessau, la D19 Rekordwagen guidata da Karl Haeberge, ingegnere dell’azienda, riesce a stabilire quattro record: i 5 chilometri lanciati a 155,954 km/h di media, il miglio lanciato alla media di 155,450 km/h, il chilometro da fermo alla media di 86,87 km/h e il miglio da fermo a 94,481 km/h. La velocità massima raggiunta dalla piuma di Hannover è di ben 165 km/h.

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L’OBLIO E LA RINASCITA. Nonostante i primati stabiliti questo magnifico veicolo di studio cade presto nell’oblio e sparisce: pressoché certamente è distrutta nel bombardamento dello stabilimento Hanomag durante il conflitto. Negli Anni 80, in modo del tutto causale e fortuito, sono stati riscoperti i disegni originali e nel 2006 un gruppo di appassionati ha iniziato un progetto avvincente e ambizioso: costruire una replica perfettamente funzionante di quel concept così innovativo. Nel 2014, dopo molto lavoro e migliaia di ore investite nello studio e realizzazione (e oltre 150.000 euro spesi, provenienti per la maggior parte da sponsor e donazioni), la D19 Rekordwagen Sanction II è scesa su strada.

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