#lost: le auto che non ce l’hanno fatta/1

#lost: le auto che non ce l’hanno fatta/1

Fra tutte le auto meravigliose che punteggiano la galassia automotive, con i loro design caratteristici e le loro performance più o meno strabilianti, ce ne sono parecchie che non sono mai arrivate ad uno step di produzione meritato ed ufficiale. Molte di queste sono concept car che hanno sorpreso ed entusiasmato con la loro bella presenza ai saloni automobilistici di tutto il mondo — i saloni, ve li ricordate? — ma poi, per un motivo o per l’altro, sono rimaste un puro esercizio di stile. Sono servite — e questa funziona spesso permane tutt’ora — per mostrare al grande pubblico e agli addetti ai lavori quale fosse la direzione stilistica intrapresa da un marchio oppure, in molti casi, sono stati il risultato del lavoro di un team di progettazione che ha ricevuto un briefing fuori dagli schemi tradizionali. Ma molte di queste vetture erano più di una concept car o di un prototipo, diciamocelo: se fossero effettivamente andate in produzione avrebbero probabilmente riscosso un grande successo. Rifatevi un po’ gli occhi mentre — ci auguriamo — siete sotto il vostro ombrellone, in barca o a bordo piscina.

bmw_m8_e31

BMW M8 E31 (1990). Siamo alla fine degli Anni ’80: la Serie 8 (E31) è chiamata a sostituire la Serie 6, monta potenti V8 e V12, ha un corpo imponente, ma le dimensioni generose sono abilmente camuffate da una linea parecchio slanciata con i fari anteriori a scomparsa e la coda tronca. La versione top di gamma, poi, la 850 CSi, ha un dodici cilindri da 5,6 litri portato a 380 cavalli dai ragazzi di BMW Motorsport. Ma la divisione M aveva piani ancora più grandi per la sua gran turismo, ovvero trasformarla in una (lussuosa) rivale di Porsche e Ferrari. Così in gran segreto gli ingegneri si mettono al lavoro: il V12 della 850 CSi viene portato a 6,1 litri e dai 380 cavalli originari si passa al valore record di 640 cv (e 650 Nm di coppia). Una potenza incredibile per l’epoca, ancora oggi superiore a quanto erogato dal V8 biturbo dell’attuale M8 Competition (625 cv). Al tradizionale cambio manuale a sei marce e alla sola trazione posteriore si affiancano poi modifiche mirate all’assetto che prevedono nuovi cerchi e gomme maggiorate, una carreggiata allargata e una maggiore attenzione all’aerodinamica: i fari pop-up scompaiono in favore di due elementi orizzontali vicino agli indicatori di direzione e vengono montati nuovi specchietti retrovisori a goccia. Particolari di grande importanza quando si ha per le mani un’auto da oltre 300 km/h di velocità massima. Le potenzialità della M8 sono evidenti fin da subito, ma una decisione ‘arrivata dall’alto’ mette fine ai sogni di gloria di questa super GT: le incertezze economiche dei primi Anni ’90 fanno ritenere al management della BMW che non ci sia mercato per una simile vettura. Il progetto viene così prematuramente accantonato nelle ‘segrete’ della Casa bavarese ancora prima che il pubblico ne sia venuto a conoscenza. Nessuno al di fuori della BMW ha mai saputo di questa M8 — nata quasi trent’anni prima dell’attuale modello — fino a quando nel 2010 è stato esposta per la prima volta al museo BMW di Monaco di Baviera.

Lamborghini Estoque A

LAMBORGHINI ESTOQUE (2008). Nell’ottobre 2008, dieci anni prima dell’entrata in scena della record-seller Urus, Lamborghini svela al Salone di Parigi la Estoque, una berlina a quattro porte filante ed aggraziata (con un prezzo indicativo superiore ai 200mila euro) che avrebbe avuto il compito di raccogliere nuovi target di clientela. Come da tradizione Lamborghini anche la Estoque deve il suo nome alle corride, più in particolare a un tipo di spada utilizzato dai matador per uccidere il toro a fine corrida. Nonostante prima della presentazione si vociferi abbia un V12 o un V8 o addirittura un turbodiesel ibrido sotto il cofano anteriore, alla fine esordisce con il V10 da 560 cavalli della Lamborghini Gallardo LP-560-4. Il prototipo cattura l’attenzione, ma già alla fine di marzo 2009 i vertici di Sant’Agata annunciano che l’entrata in produzione della Estoque è rimandata a ulteriori valutazioni di mercato. I tempi per una quattro porte di Sant’Agata Bolognese — dopo l’iconica LM002 — non erano ancora maturi per una vettura del genere oppure è stata semplicemente una studiatissima ‘lungimiranza’ dei vertici Lambo? A nostro parere i frontali della Estoque e della Urus hanno molto in comune e visto il successo avuto dal super SUV del Toro in soli due anni…

Jaguar C-X75 A

JAGUAR C-X75 (2010). Per il suo 75esimo anniversario la Casa britannica presenta al mondo la sportivissima C-X75. Disegnata da Ian Callum e sviluppata in partnership con la Williams Advanced Engineering questa hypercar ibrida è dotata di quattro motori elettrici da 195 cavalli ciascuno alimentati da batterie agli ioni di litio, ricaricate da due micro-turbine che possono funzionare con vari tipi di carburante come gasolio, biogas, GPL o gas naturale. Ciascuna delle due turbine pesa 35 kg ed è in grado di fornire 70 kW ad un regime di rotazione di 80000 giri. Ricaricando gli accumulatori possono garantire un’autonomia teorica massima di 900 km, mentre col solo ausilio delle batterie l’auto riesce percorrere 110 km ogni sei ore di ricarica ad una comune presa di casa. Siamo nel 2010, non male no? Doveva sfidare la Ferrari LaFerrari, la McLaren P1 e la Porsche 918 Spider, ma la crisi e i conseguenti tagli di budget hanno causato la cancellazione del progetto dopo soli due anni dalla presentazione al Salone di Parigi. Nonostante non sia mai arrivata su strada ci ha pensato il cinema a darle la fama meritata: alcuni esemplari appositamente modificati con il 5.0 V8 sovralimentato hanno infatti preso parte agli inseguimenti  di ‘007 Spectre’. (Qui per saperne di più) 

  • BMW M8 A
  • BMW M8 B
  • Lamborghini Estoque A
  • Lamborghini Estoque B
  • Jaguar C-X75 A
  • Jaguar C-X75 B
CONDIVIDI SU

Lascia un commento

INCENTIVE
VIDEO
ALTRI VIDEO