L’importanza di chiamarsi Andrea

L’importanza di chiamarsi Andrea

ENFANT PRODIGE. Andrea Bertolini, classe 1973, è uno degli uomini d’oro di Maranello. Parallelamente all’attività kartistica giovanile, a 19 anni diventa il più giovane collaudatore delle Ferrari stradali. Nel 2003 passa al dipartimento Corse Clienti Ferrari e Maserati, sempre come pilota collaudatore, e nel 2004 viene chiamato a svolgere il ruolo di tester ufficiale per la scuderia di F1. Nello stesso anno inizia il programma di sviluppo della MC12, derivata dalla Ferrari Enzo, la vettura scelta dalla Maserati per rientrare nel mondo delle competizioni in GT1, e con quest’auto nel 2006, 2008, 2009 e 2010 si laurea campione della categoria. Dopodiché continua a lavorare per Ferrari, sviluppando le vetture da competizione, ma anche a correre e a vincere con le “rosse” da turismo, tanto che nel 2022 ottiene il suo decimo titolo nell’Endurance Cup, classe Pro-Am, del GT World Challenge Europe. Per celebrare il suo ennesimo successo, la Ferrari ha diffuso questa intervista di Bertolini che mette in mostra lo spessore umano e tecnico del pilota emiliano.

Andrea BertoliniBertolini, dieci titoli in carriera, un traguardo straordinario: cosa significa per lei?
Era l’obiettivo che mi ero posto. Guardando a questo percorso, ammetto di aver sempre avuto una grande fortuna, quella di sentire l’energia, il supporto di tante persone che sono state al mio fianco, a partire da Antonello (Coletta, Ndr). Ho avuto la fortuna di conoscere Louis Machiels in questi anni il quale, oltre a essere un compagno, è diventato come un fratello. Per un ragazzo nato in questo territorio, che all’età di sei anni raggiungeva Fiorano per aggrapparsi alle reti della pista e osservare le Ferrari da corsa che giravano, parliamo di qualcosa di molto speciale.

Andrea BertoliniSe tornassimo indietro nel tempo, avrebbe mai pensato possibile una carriera così intensa?
Lo dico con onestà: per avere certi risultati devi avere la fortuna di trovarti sempre al posto giusto nel momento giusto. Il pilota è il finalizzatore di un lavoro che parte da lontano, come un attaccante in una squadra di calcio: puoi essere un ottimo centravanti, ma se non hai il portiere, i difensori e i centrocampisti che ti servono i palloni giusti, fai poca strada. Ho avuto la fortuna di aver trovato le persone che mi hanno messo a disposizione il materiale per arrivare a tali risultati.

Andrea BertoliniNelle corse endurance il rapporto con i compagni, con i quali si condivide l’abitacolo, è una speciale alchimia: quali sono i segreti?
Questo è un aspetto importantissimo. Il gruppo di Competizioni GT, del quale fanno parte diversi piloti, è un mix ideale. Ci vogliamo bene, non esistono gelosie, tutti lavoriamo per il risultato comune: difendere i colori di Ferrari. Questa è parte della nostra forza, che ci permette di reagire ai momenti difficili, quando capitano.

Dal suo primo titolo, nel 2006 nel FIA GT, sono trascorsi diversi anni: quanto è cambiato il motorsport in questo periodo?
È cambiato il mio mondo, e sono cambiato anche io rispetto a quando vinsi il titolo GT1 con la Maserati MC12. Oggi corro nella categoria Pro-Am con Louis, ma l’obiettivo rimane il medesimo, vincere. La cultura sportiva che caratterizza il gruppo di Ferrari Competizioni GT è quella vera, l’essenza del nostro mondo.

Andrea BertoliniQual è la Ferrari da corsa che le è rimasta maggiormente nel cuore?
Mi lego più alle persone che hanno condiviso un pezzo di strada con me, che alle vetture. Certamente, la vittoria alla 24 Ore di Le Mans è qualcosa che rimane indelebile nella mia mente: nel 2015 vincemmo sia quella corsa sia il titolo LMGTE Am, quindi la Ferrari 458 Italia GT2 con la quale gareggiammo la ricordo con piacere. Aggiungo, però, che il nostro metodo di lavoro applicato allo sviluppo ci ha permesso di ottenere grandi risultati con le varie vetture, e i modelli 458 e 488 hanno rappresentato qualcosa di prezioso per noi di Competizioni GT.

Come si vive il momento di passaggio da un modello a quello successivo?
Quando arriva il momento di passare a una nuova vettura, e ci troviamo per parlarne con Antonello Coletta e Ferdinando Cannizzo, sappiamo di raccogliere un’eredità importante. Ci sentiamo di non poter sbagliare e siamo consapevoli di dover sempre migliorare. È stato così nei vari passaggi dalla Ferrari 360 alla F430, dalla 458 alla 488, ed è così adesso che toccherà alla 296 GT3, una vettura che ha dato riscontri incredibili sin dall’inizio. Avremo un’alleata formidabile su cui potremo contare…

Ferrari 499PCome s’immagina il 2023?
Per la nostra azienda sarà un anno importantissimo. La 24 Ore di Le Mans dal 2023 diventerà l’evento sportivo dell’anno. Ferrari avrà una macchina da sogno, la 499P, per puntare alla vittoria assoluta nel WEC e nella corsa endurance più famosa al mondo. Vivo questa azienda da trent’anni: avere la possibilità di parlare di hypercar è qualcosa che, forse, qualche anno fa non avrei creduto possibile. Al contrario, tutta l’energia che è stata messa in campo ha dato forma a questo sogno. Quando mi hanno comunicato che avrei guidato la 499P a Fiorano, nei primi giorni dello shakedown lo scorso mese di luglio, è stato un ulteriore desiderio che ho realizzato. Sogni che, con questa intensità, possono avverarsi solo in Ferrari.

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