Le Fiat più cool della storia/1
Ritmo 60? Uno 55? Bravo 1.4? Duna 55? Con intelligenza e oggi in tanti le ammirano. Ma ora facciamo le persone coerenti e andiamo ‘di pancia’: chi comprerebbe a un’asta RM Sotheby’s una Ritmo S85 anche se in versione Gold? E chi parteciperebbe alla Mille Miglia con una Brava 80? È chiaro: Nessuno! Oltre la loro funzione utilitaristica difficile avvertire una qualche forma di desiderio. Eppure le Fiat sono nate con l’automobile e viceversa. Il marchio torinese ha costruito di tutto spaziando dalle piccole per la città alle monoposto da grand prix, alle Gran Turismo da corsa, alle grandi berline da cumenda. Ecco, perciò, le FIAT ‘velocissime’, quelle che almeno una volta nella vita ogni appassionato ha sognato di mettersi dietro al volante.
FIAT SB4 ELDRIGE ‘MEFISTOFELE’ 1924. John Francis Duff, classe 1895, genitori canadesi ma nativo in Cina, nel 1920 inizia la carriera sportiva con una Fiat S.61 del 1908 da 10000 cc di cilindrata e trasmissione a catena. Il suo talento è evidente fin dalle prime esperienze: già dopo un paio di mesi gira a Brooklands sui tempi di Henry Segrave, all’epoca una vera star dei Gran Prix e l’anno successivo vince la Long Handicap Race tenendo una media superiore alle 100 miglia orarie. Ma per Duff non è abbastanza e nell’autunno dello stesso anno, in vista della nuova stagione, acquista una vecchia Fiat SB4 del 1908 per farne un nuovo ‘mostro’ di velocità. Nel ’22 questa specie di Godzilla con le ruote con un motore da 21 litri (21000 cc) arriva in griglia di partenza, ma sull’anello parabolico del Surrey compie una terrificante performance: mentre Duff è in gara esplode un cilindro, che si disarciona dall’albero motore per poi essere sparato in aria come un missile con appresso vari pezzi di telaio. Il rottame viene così venduto a un certo Lord Ernest Eldridge, un ingegnere che riprende il lavoro compiuto da Duff per trasformare questa vecchia Fiat in una macchina da record. Dopo aver già tentato nel 1907 di costruire un’Isotta Fraschini con motore Maybach da 25 litri, Eldridge rinforza la scocca della Fiat SB4 con i pezzi di un autobus e installa il sei cilindri aeronautico del bombardiere Fiat A12: dopo molteplici modifiche, tra cui le quattro valvole per il cilindro, il ‘bestione’ di Eldridge è pronto e fa segnare una potenza di oltre 300 cv. La nuova Fiat SB4 Eldridge è lunga oltre cinque metri, pesa quasi 1800 kg, ha una trasmissione a doppia catena e (soltanto) i freni al posteriore. Il 6 luglio 1924 la SB4 è in Francia ad Arpajon a contendersi il record di velocità con una Delage dodici cilindri da 350 cv. La macchina francese vince (la Fiat viene squalificata per mancanza della retromarcia) ma la SB4 è la protagonista: la livrea, il boato del motore a scarico libero e il colore nero le valgono il vezzeggiativo di Mefistofele. Una settimana dopo Eldridge ri-guida il mostro, ora dotato di una ‘retromarcia esterna’, a 234,97 km/h: la Mefistofele diventa così l’auto più veloce del mondo. Ma per poco: il successivo settembre Malcolm Campbell tocca 235 km/h con la Sunbeam Bluebird a Pendine Sands e umilia tutti. La Mefistofele, già vecchia, viene accantonata. Negli anni successivi torna in Italia e si ferma definitivamente a Torino: viene restaurata e verniciata di rosso. Oggi è al Museo dell’Automobile.
FIAT DINO SPIDER 1967/COUPE 1969. La Formula 2 nasce nel ’52 e porta alla Ferrari un grande successo sportivo e di immagine. Dopo poco però (siamo nel ’54) sparisce per poi ritornare nel ’57 ed ecclissarsi nuovamente nel ’59 per lasciare posto alla Formula Junior. Ritorna nuovamente nel ’64 per affiancarsi alla nuova Formula 3, ma nel ’67 si assiste a un’ulteriore novità: viene istituito il Campionato Europeo F2 con motori di cilindrata massima a 1,6 litri e iscrizione vincolata alla produzione di un’auto stradale prodotta in almeno 500 pezzi. Maranello non ha una simile potenza industriale perciò stringe un accordo con Fiat. L’interesse per un modello di piccola cilindrata (che allargasse la base di clientela) era avvenuto già al Salone di Torino del ’65 quando era apparsa la Dino Berlinetta Speciale di Pininfarina. L’accordo Fiat-Ferrari prevede tre auto: due Fiat e una vettura a marchio di Maranello. Il motore viene progettato dall’Ingegner Bussi della Ferrari: è un 6 cilindri a V con tre carburatori e nuova accensione elettronica creata da Magneti Marelli (sistema Digiplex). Il motore da corsa è di 1,6 litri, quello stradale è un duemila da 160 cv; viene installato in un telaio tubolare (sospensioni a doppi triangoli e ponte rigido) attorno al quale Pininfarina (imposto dalla Fiat) crea un vestito con ‘due posti più due’ di proverbiale eleganza. La Fiat Dino Spider debutta al Salone di Torino del ’66. Tutti i cinquecento esemplari vengono venduti in fretta. La Fiat pensa anche alla versione Coupé: dopo un iniziale affidamento a Giugiaro (che poi fonda l’Italdesign) l’incarico passa poi a Marcello Gandini che disegna per Bertone un elegante coupé fastback con quattro posti. La Fiat Dino Coupé debutta a Ginevra ’67. Nel ’69 la Ferrari sviluppa il motore a 2,4 litri e porta la potenza a 180 cv. Vengono inoltre introdotte le sospensioni indipendenti al retrotreno. La produzione continua fino al 1972.
FIAT 131 2000 TC SUPERMIRAFIORI VOLUMETRICO ABARTH 1981. Nel 1974 la crisi petrolifera colpisce duramente il mondo dell’auto che tutto a un tratto si trova obbligato a progettare automobili dalla spiccata economicità. La nuova Fiat 131 Mirafiori, il modello di classe media che ha rimpiazzato la 124, è una tre volumi con due o quattro porte (o anche familiare, la Panorama) mossa da un quattro cilindri longitudinale da 1,3 litri per 65 cv o 1,6 litri ‘Special’ da 75 cv, con la trazione posteriore, il cambio manuale a quattro o cinque marce o anche automatico a tre marce della General Motors. Al Salone di Ginevra del 1978 arriva la seconda serie finalmente accompagnata da versioni e motori decisamente più reattivi: 131 Mirafiori, L o CL, e 131 Supermirafiori con 1,3 litri da 78 cv o con un nuovo 1,6 litri bialbero da quasi 100 cv. Nello stesso anno ecco anche la Racing, sempre con un bialbero, ma da due litri per 115 cv e 180 km/h di punta massima. Ma nel 1981, appena prima dell’arrivo della terza serie, la 131 tocca l’apice con la Supermirafiori 2000 TC Volumetrico Abarth. Sotto le spoglie di una berlina da famiglia nasconde una vera e propria anima sportiva. Esteticamente si riconosce per l’assetto ribassato, i cerchi in lega diamantati (come quelli della Ritmo Abarth 130), lo scarico con terminale ovale, la scritta Volumetrico seguita dallo stemma Abarth nella parete posteriore destra (sotto il fanale), e nel parafango anteriore sinistro (vicino la portiera) lo stemma con la scritta ‘Volumetrico’ e logo dello Scorpione. Sotto il cofano pulsa un due litri (1995 cc) con compressore a lobi per 140 cv a 5600 giri e 210 Nm di coppia, abbastanza per toccare i 190 km/h. Viene prodotta fino all’83 solo su ordinazione raggiungendo quasi duecento esemplari.
Manca la più avanzata e competitiva Fiat da Grand Prix, la mitica 806, l’imbattibile Fiat da corsa che batteva Bugatti ed Alfa Romeo, con l’innovativo telaio ribassato a trapezio allargato con motore 406 – 12 cilindri a U di 1.5 lt. e compressore Roots, alesaggio 50 mm, corsa 63 mm, potenza 187 CV (126 CV/litro) a 8.500 giri/min. Nessun motore del tempo era in grado di raggiungere 8.500 giri/ min.
Configurazione a U vuol dire avere due bancate con albero a camme centrale in comune tra le due bancate e nel basamento tre alberi controrotanti con il centrale libero dai perni di biella per collegare i due alberi motore esterni. L’architettura a U serviva per avere spazio all’interno delle bancate e superare i limiti metallurgici di un unico albero motore per 12 cilindri e relativi supporti di banco.
La FIat 806 raggiungeva a Monza i 240 km/h. Bordino nel 1927 al debutto sovrastò la concorrenza, nessun’altra monoposto offriva di più. Nessun’altra monoposto aveva il baricentro così basso ed era così tecnicamente avanzata.
Nel 1925, dopo aver perso Bertarione che andò alla Sunbeam, Jano all’Alfa Romeo e Cappa, il responsabile del team, FIAT annunciò l’intenzione di abbandonare i Gran Premi dal 1927.
Il senatore Agnelli fece fondere tutta la tecnologia dei progetti del motore 406 e della monoposto 806. Fortunatamente restano i progetti di una tecnologia avanzatissima per quell’epoca.
Oggi le comuni considerazioni inducono a pensare a Fiat come le vetture che hanno accompagnato la storia di tante famiglie, di viaggi e di vacanze.
Eppure, già alla nascita, la Fabbrica di Automobili di Torino dimostrò di che pasta era fatta con la velocissima S76, la Belva di Torino nei primi del ‘900.
Negli anni ‘30, la Fiat quasi per tutti: la Topolino Amaranto, che sciolta la briglia, sembra un’Aprilia e rivali non ha.
Nel dopoguerra ha fatto scendere gli italiani dalla Vespa per salire in 600. Una 600 che correva in pista la domenica con le preparazioni dello Scorpione.
La 500 per i giovani e le donne. Seconda auto di famiglia e impareggiabile cittadina.
La straordinaria 127 di Pio Manzu’. La più macchina delle utilitarie. Allo stesso tempo: completa e compatta, il minimo e il massimo per un’intera famiglia.
131, la berlina di famiglia capace di vincere il Campionato del Mondo Rally.
Panda, funzionalità, economicità. Campagnola e cittadina allo stesso tempo.
Uno, l’utilitaria verticale senza gocciolatoi e con i satelliti attorno al volante.
Multipla, sei posti in due file, in meno di 4 metri.
Punto e Grande Punto. Spaziose, funzionali e compatte quanto basta per un’intera famiglia.
Dalla vecchia 500 alla nuova 500 family.
500 elettrica e Centoventi, il presente elettrico Fiat.
Il futuro?
Il futuro non è la tecnologia PSA.
Il futuro sarà quello ideato dalla start-up israeliana REE automotive e la piattaforma skateboard EV ultra flessibile.
Il futuro della mobilità elettrica attraverso una piattaforma EV modulare piatta, scalabile e adattiva per rivoluzionare l’industria automobilistica ripensando, reinventando e ristrutturando il modo in cui oggi costruiamo le automobili elettriche.
La piattaforma EV di REE automotive presenta due innovazioni: REEcorner e REEboard. REEcorner “reinventa la ruota” integrando tutti i componenti della trasmissione nelle ruote, ruote connesse con il REEboard l’innovativo telaio interamente piatto che offre tre volte lo spazio tipico per le batterie di una piattaforma EV.
REEboard consente anche la completa libertà di progettazione per svariate corpi carrozzerie con facili sostituzioni.
Il sistema sterzo trasmissione REEcorner integra tutti i componenti di trasmissione e motore nella ruota. Ogni angolo di sterzo e trasmissione della coppia motrice in ogni singola ruota è completamente indipendente dalle altre ed è comandato dalla centralina REEboard controllata dalla tecnologia x-by-wire.
Manutenzione predittiva per ridurre i costi di manutenzione monitorando costantemente potenziali guasti attraverso l’IA, la prima applicazione della tecnologia artificiale di manutenzione preventiva.
Una tecnologia che consente un’estrema modularità, tale da poter essere adattata a qualsiasi esigenza dei veicoli, garantendo compatibilità, efficienza e costi ottimali.