L’Autobianchi A112 Abarth compie 50 anni
In principio fu solo rossa, come le Alfa Romeo e le Ferrari, anche se rispetto alle sportive del Biscione e del Cavallino era infinitamente più piccola. Aveva, d’altronde, una missione ben precisa: far vedere i sorci verdi alla Mini Cooper. Almeno sulle strade di casa nostra. In realtà, scorrendo il bilancio di una carriera lunga più di quindici anni, emerge chiarissima la fotografia di un’auto che ha fatto molto, ma molto di più. Diventando un mito nel mito. Se, infatti, l’Autobianchi A112 occupa un posto speciale nel cuore degli italiani, le versioni sportive timbrate Abarth accelerano, e non di poco, il nostro battito cardiaco. Fu così quando il primo modello con la firma dello Scorpione apparve per la prima volta in pubblico, al Salone di Torino del 1971, ed è così ancora oggi, a mezzo secolo tondo di distanza.
Nella baby utilitaria di Desio (un successo epocale, con quasi 1.300.000 esemplari prodotti), Carlo Abarth, che le corse le aveva nel sangue, non impiegò molto a intuire lo stesso, straordinario potenziale della Fiat 600, che in quegli anni, nonostante la non più giovane età, continuava a far man bassa di vittorie nella categoria Turismo. C’è da scommettere che, con l’A112, il dominio della casa torinese in quel genere di gare sarebbe proseguito a lungo con nuove e forse ancor più grandi soddisfazioni, ma i rapporti tra la storica officina di corso Marche e la più grande fabbrica di automobili italiana non erano più quelli di un tempo. Con una Fiat sempre meno attenta agli exploit sportivi dell’Abarth, al punto da rifiutare proposte di sicuro interesse agonistico come la OT 1600 e un’elaborazione della 128, nel febbraio 1970 Carlo Abarth decise di farsi da parte. Tuttavia, prima che il passaggio della sua azienda alla Fiat si concretizzasse, il 15 ottobre dell’anno successivo, il patron riuscì a togliersi la soddisfazione di mettere le mani sull’A112. Sotto il suo vigile sguardo, fu allestita una piccola serie di prototipi (foto sopra) con il motore della 1000 berlina Gruppo 2, depotenziato a 107 cavalli e in grado di spingere la piccola Autobianchi oltre la soglia dei 200 km/h. Decisamente meno estrema sarà l’A112 Abarth che vedrà le luci della catena di montaggio: non più, com’era stato fino a quel momento, un modello modificato ad hoc nelle officine torinesi dello Scorpione, ma, più semplicemente, la versione sportiva della gamma. Ecco la storia delle sette serie prodotte tra il 1971 e il 1985.
PRIMA SERIE. Al lancio, la prima A112 Abarth, in seguito denominata 58 HP, come la potenza in cavalli vapore del motore, è disponibile solo nella tinta Rosso Corsa, con fasce laterali e cofano verniciati di nero opaco. Di disegno inedito la calandra, attraversata da una banda con due bocchette circolari e la scritta ‘Autobianchi Abarth‘. Invariati, rispetto al modello base, il cambio a quattro marce e i freni, mentre il motore, grazie a un maggior rapporto di compressione e a un carburatore doppio corpo, guadagna 14 CV. Leggera, agile e scattante, supera di slancio i 150 km/h.
SECONDA SERIE. Grintoso e rapido nel salire di giri, il motore dell’A112 Abarth ha un unico difetto: il lubrificante tende a surriscaldarsi. Per questo, prim’ancora che la seconda serie veda la luce nel 1973, il quattro cilindri di 982 cc viene dotato di un radiatore dell’olio. L’unica altra novità, a livello meccanico, è la presenza del servofreno, mentre nuovi colori sono disponibili per la carrozzeria e a richiesta sono disponibili gli stessi cerchi in lega della Fiat 128 rally e il lunotto termico. Plastiche nere sostituiscono le cromature dei paraurti e le cornici dei fari. Nuovi i sedili in tessuto scozzese e finta pelle.
TERZA SERIE. La terza serie dell’A112 Abarth debutta nel gennaio 1975, quand’ormai da qualche tempo l’Autobianchi ha unificato la rete di vendita e assistenza con la Lancia. La grande novità è l’ingresso nella gamma della versione 70 HP, spinta da un nuovo motore di 1050 cc ottenuto aumentando l’alesaggio da 65 a 97,2 mm. Con 70 cavalli, la velocità massima sale a 160 km/h. All’esterno il nuovo modello è immediatamente riconoscibile per la griglia d’espulsione dell’aria sul montante posteriore e per i nuovi fari con le luci di retromarcia integrate.
SI VA A CORRERE. Nel 1977, quando è nel pieno della sua carriera, l’A112 Abarth diventa protagonista di un avvincente trofeo monomarca. Quella che, per l’Autobianchi, si rivelerà una formidabile formula promozionale, per moltissimi giovani è una grande occasione per dimostrare di avere talento alla guida di una macchina da rally. Per trasformare la piccola di Desio in un’auto da corsa bastano 300mila lire, una cifra abbordabile anche per i piloti non particolarmente abbienti. Al volante dell’A112, tra gli altri, si faranno le ossa campioni come Attilio Bettega, Franco Cunico e Fabrizio Tabaton.
QUARTA SERIE. All’inizio del 1978, quando le vendite hanno ormai superato le 50mila unità, con la quarta serie arriva il primo, vero restyling. La 70 HP, unica versione rimasta in listino, sfoggia una nuova mascherina nera e paracolpi in resina. Sul cofano spunta una presa d’aria dinamica, mentre al posteriore si notano gruppi ottici di nuova foggia e dimensioni maggiori. Il padiglione, alzato di 2 cm, offre maggior spazio all’interno, dove figurano nuovi sedili rivestiti in velluto. Una delle numerose migliorie meccaniche apportate riguarda l’impianto frenante, con l’adozione di una pompa tandem a cilindri differenziali in luogo del servofreno Hydrovac.
QUINTA SERIE. Nell’agosto del 1979, a dieci anni esatti dalla presentazione del modello base, l’Autobianchi lancia la quinta serie dell’A112 Abarth. Identica al resto della gamma la calandra nera, che ora incorpora le cornici dei proiettori. Inediti i gruppi ottici posteriori, avvolti da uno scudo, anch’esso di colore nero. Sul piano della meccanica, si registra l’adozione dell’accensione elettronica e, finalmente, del cambio a cinque marce, che rende più piacevoli (e meno rumorosi) i lunghi viaggi autostradali.
SESTA SERIE. La sesta serie dell’A112 Abarth, presentata nella primavera del 1982, sfoggia sedili con lo stesso tessuto a quadretti della Lancia Delta e poche altre modifiche esterne di dettaglio, tra cui, a partire dall’autunno dello stesso anno, lievi ritocchi ai paraurti (più alti) e ai fari posteriori (ulteriormente ingranditi).
SETTIMA SERIE. Un facelift leggerissimo, nel 1984, dà origine alla settima serie. Cambiano: i paraurti, ora predisposti per il montaggio dei fendinebbia; il portatarga posteriore, spostato sul fascione paracolpi; i fanali, uniti da una fascia di materiale riflettente che riporta la scritta e il logo “Abarth”. In listino fino al maggio 1985, quando con il lancio della nuova Y10 la gamma è ormai ridotta alla sola Junior, l’A112 Abarth è stata prodotta complessivamente in 117.351 esemplari.