Lancia 037: la genesi della versione stradale
Il progetto SE037 nasce sulla base della Lancia Beta Montecarlo, da cui, nel 1978, era già stata ricavata una versione da competizione per le gare endurance in categoria Silhouette. Non solo: la nuova vettura — frutto della collaborazione tra Lancia, Pininfarina, Dallara e Abarth — riprende anche l’evoluzione della Fiat Abarth 030 che colse un secondo posto assoluto al Giro Automobilistico d’Italia del 1974 guidata da Giorgio Pianta. Nel 1981 Cesare Fiorio, direttore sportivo Fiat, annuncia dell’inedita arma per il Campionato del Mondo Rally. In quel momento non si sa nemmeno qualche marchio campeggerà sul cofano a sviluppo terminato, ma si procede spediti. A capo del progetto c’è l’ingegner Sergio Limone. Un anno dopo, al Salone di Torino del 1982, la versione stradale fa il suo debutto ufficiale: è stato necessario produrne 200 esemplari, per ottenere l’accesso del modello al famigerato Gruppo B.
LE OSSA DELLA 037. La struttura della Lancia Rally 037 è mista: monoscocca e tubolare. Alla cella centrale dalla Beta Montecarlo di serie, dal parabrezza al parafiamma posteriore, sono ancorate due strutture tubolari. Quella anteriore regge le sospensioni a quadrilateri deformabili e i radiatori, quella posteriore il blocco motore in posizione centrale/posteriore, cambio e differenziale, con sospensioni anch’esse a quadrilateri deformabili con due ammortizzatori per parte e diversi attacchi dei braccetti per poter variare facilmente la geometria. Un bel passo avanti rispetto allo schema MacPherson dell’ormai obsoleta 131 Abarth. L’impianto frenante vanta dischi Brembo con pinze a quattro pistoncini e, oltre agli imbattibili P7 Corse, Pirelli fornisce anche i due serbatoi di sicurezza da 35 litri ciascuno, montati lateralmente davanti alle ruote posteriori anche nelle versioni di serie.
CUORE SOVRALIMENTATO. La carrozzeria, disegnata e prodotta da Pininfarina, è in poliestere con rinforzi in vetroresina: cofano e baule si smontano totalmente con grande rapidità, consentendo un facile accesso alle parti meccaniche. Il motore — sviluppato da Abarth — deriva dal quattro cilindri 16 valvole da 1995 cm della Trevi e in questa versione stradale l’alimentazione è affidata ad un carburatore doppio corpo. Per la sovralimentazione l’ingegner Lampredi sceglie un compressore a lobi denominato Volumex messo a punto in Abarth, preferito al turbocompressore tradizionale per la migliore prontezza ed erogazione sin dai bassi regimi malgrado fornisca una minore potenza assoluta. La 037 è in grado di erogare 205 cavalli e, grazie al peso in ordine di marcia pari a 1170 kg, supera i 220 km/h di velocità massima, staccando un tempo inferiore ai 7″ nello scatto da 0 a 100 km/h.
UNA ‘BESTIA’ RARA. Stando a fonti non confermate, tra il 1982 e il 1983, negli stabilimenti di Borgo San Paolo a Torino vengono prodotte 262 unità — di cui 57 utilizzate dal Reparto Corse Lancia. La versione da gara, di cui vi parleremo presto, raccoglierà numerosi successi nel Campionato del Mondo Rally, tra cui il titolo iridato nel 1983. Sarà l’ultima auto con due ruote motrici a vincere un mondiale e l’unica a prevalere sulle più avanzate avversarie dotate di trazione integrale. La Rally 037 costituirà anche la base di sperimentazione per il propulsore turbo + Volumex della futura Lancia Delta S4 ovvero Abarth SE038.