La dura vita di un’auto a noleggio
In realtà avevo cortesemente chiesto all’agenzia di noleggio una TVR Cerbera V8, ma a quanto pare le avevano finite. Così mi hanno rifilato una specie di coccinella a motore, una Toyota Aygo 1.0 Connect rossa e nera con 72 cavalli, 93 Nm nelle giornate buone, cinque porte e sospensioni fatte di marshmallow. Forse la morbidezza caramellosa dell’assetto è stata un bene, dato che il sopracitato noleggio avveniva non in Svizzera, bensì in Sicilia, dove le strade possono passare da paradisiache a infernali nel giro di un cambio marcia.
PERCORSI PARTICOLARI. Nei giorni trascorsi al Sud ho tirato le seguenti somme: il 60% dell’asfalto siculo è meraviglioso, liscio, senza traccia di buche; una pista. A questa perfezione si aggiunge un 20% di asfalto costellato da crateri, o meglio voragini che potrebbero inghiottire un bambino intero, tendenzialmente parliamo di provinciali che percorrete tranquillamente a 90 o 100 km/h, e prendere una fossa simile a quella velocità significa game over. L’ultimo 20% è… sterrato. Il navigatore vi incita a prendere una certa deviazione, tale deviazione di colpo diventa una strada bianca, e da strada bianca diventa poi un percorso che farebbe sembrare un trail nello Utah una scorrazzata in centro.
SPIRITO GAZOO RACING. Ma torniamo alla Toyota Aygo, e alla Sicilia. La piccola giapponese ha 55.000 km, è ancora quasi del tutto integra, se non per la frizione che risente già di vacanzieri frettolosi e probabilmente abituati a cambi automatici. L’interno è spazioso, l’estetica è gradevole e in dotazione c’è tutto quello che mi serve, soprattutto per uno che usa come daily una scatoletta di 30 anni fa. Di chilometri ne devo percorrere centinaia ogni giorno per visitare tutto il dovuto, e le strade sicule sono talmente tortuose che mi sento sempre in prova speciale, così tocca sfoderare tutti i 72 ribelli cavalli. Cerco di convincere la Aygo di essere una Aygo GR, e le medie si elevano improvvisamente: in percorrenza l’assetto morbidoso e le gomme oscene donano sensazioni terrificanti (la scocca dondola di qua e di là come una vecchia Porsche 356 al limite), ma tengo duro e sfrutto il ‘quasi-vagamente-accettabile’ anteriore per vincere il premio di “auto a noleggio più veloce dell’isola”. Il tutto probabilmente facendo 18 km/l.
POCA SPESA, DISCRETA RESA. Ciò che diverte dell’Aygo sono i lati inattesi: il cambio – giuro – è davvero davvero buono, secco, liscio e a corsa persino corta, mentre il tre cilindri quando fate il punta tacco si esibisce in una specie di ‘snort snort’ di aspirazione fantastico. A salire e scendere dai versanti dell’Etna (entrambi magnifici a dir poco) ho sorriso un sacco, e per quanto l’elettronica fosse in mezzo alle scatole e i cavalli fossero pochi è sempre meglio avere un’auto leggera e manuale tra le mani, anche se si tratta di una utilitaria progettata per la spesa. I paesaggi siciliani sono mozzafiato, dal Deserto dei Calanchi ai crateri dell’Etna, da Montalbano Elicona alla Riserva dei Vendicari, e la Aygo li ha raggiunti tutti il più velocemente possibile.
PICCOLE SODDISFAZIONI. A livello fuoristradistico ha dovuto affrontare sentieri che avrebbero preoccupato un Jimny (no, sul serio), e su strada è stata guidata come avrei guidato una Civic Type R, se una Civic Type R fosse un metro più corta, con un quinto dei cavalli e un terzo del grip. Eppure se l’è cavata benissimo, dando l’impagabile soddisfazione di fare qualcosa di coinvolgente con qualcosa di assolutamente inadatto allo scopo. Ora starà venendo massacrata da qualche turista inetto e sbadato, il che in realtà mi dispiace molto, ma almeno la Aygo ha avuto il suo momento di gloria.