La carica delle auto elettriche, su velocekw
Oggi nasce una nuova sezione di veloce, dedicata alle auto elettriche. Quindi diamo il benvenuto a #velocekw. Saltuariamente, e nel nostro stile, abbiamo già raccontato di loro riportandone l’attualità che piace. Quello dell’elettrificazione è un tema serio, almeno per chi si è accorto che le nostre città puzzano. Il principio per il quale la tecnologia delle EV è tra le linee guida della narrativa ecologia europea da applicare entro il 2030, sta nella ricerca di un ambiente migliore – e meglio respirabile – nei centri di maggior affollamento, quelli urbani. Ma analizzando il fatto sotto un altro punto di vista, è anche vero che le EV aprono il fianco a opportunità di guida scattanti, ‘zeppe di coppia’ e potenziali tutti da scoprire. Rappresentano poi slanci d’entusiasmo per i creativi delle quattro ruote, che vedono nel loro layout semplificato grandi opportunità d’espressione. Quello del tema idrocarburi vs elettrico sarà un bel banco di prova culturale, soprattutto per un paese come il nostro: in Italia vige un’avversione al cambiamento – oltre che un campanilismo d’eccezione – che rende sempre più facile fare i ‘duri e puri’ guardando al passato piuttosto che apprezzare l’innovazione cercando un futuro possibile. Strano per un Paese che ha innovato così tanto nella sua storia… forse è proprio questo il punto, quando perdi l’entusiasmo creativo finisci per odiare chi ce l’ha, un po’ come i vecchi che si arrabbiano coi ragazzini scordando che facevano le stesse identiche cose pure loro qualche anno prima… In ogni caso, i punti di vista di velocekw saranno semplici.
ORIZZONTE COMUNE. Zero retorica in merito al fatto che le amministrazioni debbano e dovranno muoversi linearmente sul tema ecologico. Auspichiamo un pensiero a tutto tondo, sull’inquinamento: dai riscaldamenti ai mezzi pubblici, passando per una viabilità pedonale degna del progresso che sventoliamo. Ce lo aspettiamo perché le linee guida di tutto questo sono tracciate dalla UE, ossia dal futuro che evidentemente auspichiamo: si tratta di recepirle con buonsenso e incentivi economici mirati una roadmap già condivisa. Ci aspettiamo anche la giusta dignità per la circolazione privata: che può essere (anche) elettrica, oltre che un diritto cui non rinunciare. Bene lo sharing, ma non esageriamo: esistono necessità, famiglie e realtà che non possono star dietro i via libera di un’app.
VOCE DEL VERBO ‘BENE’. Zero retorica riguardo il fantomatico ‘piacere di guida’ che verrebbe meno. Le auto elettriche sono confortevoli perché silenziose, dentro e fuori (fate due chiacchiere con chi abita nelle circonvallazioni delle grandi città se non avete afferrato il senso); sono scattanti: la coppia è sempre immediata. Coppia fa rima con sorpassi sicuri, ma pure con una spigliatezza di guida che i motori termici trovano solo sui modelli più sportiveggianti. Il modo di muoversi delle EV: sono tutte accomunate dal peso delle batterie sopra le righe e da accelerazioni e allunghi che non ti aspetti. Cambieranno il nostro modo di guidare in città e zone limitrofe – perché con la tecnologia attuale è qui che hanno senso – in meglio. Queste auto cambieranno anche il modo in cui le emozioni saranno raccontate. Prendete ad esempio il caso Hummer: la sua esagerazione è stata convertita da ‘dimensionale’ a ‘prestazionale’, con la comunicazione di numeri inediti per un’auto nata per l’inarrestabilità (mille cv, accelerazione 0-100 in circa tre secondi e, pazzesco, coppia: 15.591 Nm).
LA CARICA DELLE EV. Un mondo nuovo quello delle EV che annette già culture e sottoculture: specialità della casa tutte da raccontare. Auto come la BMW i3 (capolavoro tecnico per modernità strutturale e visione), la Honda e (nippo showreell tecnologico) o la Tesla (antesignana di un sistema integrato di approvvigionamento energetico che garantisce la certezza dei viaggi elettrici) piacciono. Per tante ragioni, ma sopratutto perché hanno aperto a un mondo nuovo provando a comunicare la novità che rappresentano in maniera contemporanea. Hanno vissuto, insomma, la sfida elettrica come una possibilità per dire qualcosa di nuovo. Al pari delle vecchiette elettrificate proposte da Garage Italia – e rese possibili nella loro realizzazione grazie a un decreto europeo ad hoc (Gazzetta Ufficiale, decreto 219/2015: riqualificazione elettrica di veicoli di categoria M) – : modelli come la Panda Icon-e o la rivisitazione della 500 Jolly Spiaggina Icon-e ci ricordano che – addirittura – un mondo di design o di gentilezza potrà essere riproposto, elettrificato, senza perdere la radice passional-culturale che ci lega, o ci ha legato, a determinate automobili. Altro esempio, in questo senso, fu la Classic Mini Electric del 2018: esemplare unico che la Mini utilizzò per annunciare l’arrivo della nuova Full Electric dell’anno seguente; o la Jaguar E-Type elettrificata utilizzata dagli scappati di casa (reale) Harry e Megan. Quest’anno sono ormai alle porte modelli come la Peugeot 208 EV o la Opel Corsa EV, che ampliano il ventaglio di scelta dal classico dualismo benzina-diesel al tridente benzina-diesel-elettrico: offerta à la page per gli automobilisti più intraprendenti. In città si contenderanno i clienti con la nuova 500 elettrica, fresca di presentazione, e con le più grandine proposte di Casa Volkswagen, come la VW ID.3 (in ritardo sulla tabella di marcia, ma assai promettente) o la Seat El-Born. Tutto questo è in compagnia di modelli veterani come la Nissan Leaf, la Renault Zoe o di fresco debutto/arrivo come la DS3 e-Tense, la Ford Mustang Mach-E, la BMW iX3, le coreane Kona, Ioniq e-Soul e Niro, la Jaguar I-Pace (che lo scorso anno ha vinto il premio Auto dell’Anno 2019, qui quella rivista da Lister), la Mazda MX-30 o a Volvo XC40 Recharge (in arrivo per fine anno). Senza considerare l’armata Audi: tutte suv, una più potente e accessoriata dell’altra. Idem per la Mercedes EQC. E la Smart, certo: che sembra aver trovato la sua quadratura del cerchio, sulla carta, anche se i clienti ancora non l’amano – diciamo così – in massa come in passato. Da non lasciare passare inosservate, infine, le Polestar o le Bollinger Motors: entrambe caratterizzate da un approccio al design davvero innovativo.
FUORISERIE EV. C’è poi la partita delle super e hypercar a pila. Interessante scoprire come prenderanno i collezionisti la svolta green delle superprestazioni. Abbiamo provato la Porsche Taycan in anteprima qualche mese fa: mozzafiato, anche se il prezzo esclusivo e i problemi infrastrutturali rendono inutilizzabile il suo plus tecnologico, ovvero la possibilità di ricaricare le batterie in pochissimo tempo (è possibile rigenerare le batterie dal 5% all’80% in 22 minuti con colonnine di ricarica da 350 kw; 5′ bastano per tornare a viaggiare per 100 km). Le prime, splendide, Pininfarina Battista saranno in consegna a breve e la Maserati ha già annunciato che presto avrà di che parlare anche nel campo delle EV. Che, statene certi, sarà stravolto, tra il 2023 e il 2024 pure dall’arrivo di una Pagani.
A 110 ALL’ORA IN AUTOSTRADA. Lo staff di veloce non è ammattito e non rinnega la sua ‘pancia’, quella passione per l’auto – e gli spostamenti che piacciono anche in moto, barca o bici – che ha fatto nascere questa stessa avventura editoriale. Solo, è stufo di contrapposizioni beote: idrocarburi vs elettricità. Come se il problema che la nostra modernità si ritrova alle porte fosse semplicemente questo. Lo scenario è più complesso e proveremo a capire come incasellare le auto elettriche nel loro perimetro. Che allo stato attuale è quello del divertimento (e dell’effetto wow) o della città, commuting incluso. A meno che non vogliate ritrovarvi in autostrada, come tanti nostri amici teslari, a 110 all’ora derisi (dagli altri) o incazzati (con sé stessi per quanto costi andar piano…) per i consumi di un’elettrica in autostrada. In seconda corsia.
Oggi tutti i costruttori che vogliono restare tali, sono alle prese con una storica transizione dal motore a combustione ai propulsori ibridi ed elettrici a emissioni zero (che non inquinano l’aria ma che non sono, secondo qualche studio, meno inquinanti degli altri, beninteso, nell’intero ciclo di vita).
Centinaia di miliardi di dollari in vestiti nello sviluppo dei veicoli a batteria fortemente voluti dai governi europei (ma anche in Cina) per abbattere le emissioni di anidride carbonica (che innesca l’effetto serra) e gli ossidi di azoto che avvelenano l’aria delle nostre aree urbane mettendo a repentaglio la salute di chi ci vive, stanno spingendo le cause automobilistiche ad attraversare il «deserto dei profitti» evocato da Alix Partners.
L’auto elettrica non è cosa nuova, nel 1899 “Jamais Contente” supera, per la prima volta nella storia, il limite dei 100 km/h, ma è da allora che non è risolto il problema più grande: le batterie.
Recentemente abbiamo creduto ad una svolta tecnologica quanto Caterpillar Venture Capital ha investito in Fisker o meglio nella sua fantomatica batteria allo stato solido dalle potenzialità rivoluzionarie in grado di assicurare grandi autonomie in tempi di ricarica veloci.
Quindi, ci siamo illusi con la flow battery e il suo miracoloso elettrolita liquido, conservato in un serbatoio e fatto scorrere lungo gli elettrodi durante il funzionamento del Quantino di NanoFlowCell a 48 volt che utilizzerebbe un sistema bi-Ion a 2 elettroliti.
Alcuni sperano nelle batterie al Litio Zolfo con elettrolita solido di superconduttori ionici di idruro di litio e anodo metallico.
Taluni invece, ritengono che l’evoluzione elettrica sia rappresentata dalle potenzialità delle batterie potassio ossigeno con il catodo della batteria che memorizza l’energia prodotta dalla reazione chimica metallo-ossigeno o metallo-aria.
Abbiamo anche letto del brevetto della promettente batteria australiana elettrolitica Zn-Mn, che utilizza zinco e manganese non tossici, due metalli abbondanti in Australia e un elettrolita acquoso incombustibile per produrre una batteria ad alta densità di energia.
Poi ci siamo spaventati due volte.
La prima per i costi delle vetture elettriche, poi per il famigerato Thermal Runaway della batteria C/LiMO2 dichiarata da tutti i fisici termodinamicamente instabile negli elettroliti, ma comunque utilizzata, in quanto opera in condizioni di stabilità cinetica grazie al film protettivo SEI ed anche perché oggi, proprio non si trova di meglio.
Abbiamo anche produttori di trucks elettrici, qualcuno (Nikola e Iveco) con un partner tecnologico importante per lo sviluppo delle fuelcell, come Bosch che a sua volta ha stretto un accordo con Powercell Sweden AB, che produce celle a combustibile a idrogeno per auto e camion. Un accordo che prevede che le due aziende collaborino su celle a combustibile a membrana elettrolitica polimerica, annunciando la loro commercializzazione nel 2022.
È dal 2017 che Bosch ha avviato la partnership tecnologica con Nikola Motor per lo sviluppo di due modelli di autocarri pesanti a fuelcell alimentate ad idrogeno, da commercializzare entro il 2021 ed ecco l’ennesimo colpo di scena: la panacea di tutti i mali delle batterie viene nuovamente annunciata da un produttore di mezzi pesanti alimentati da fuelcell progettate da Powercell Sweden AB, ingegnerizzate e prodotte da Bosch.
Vero è che diminuiranno i costi delle materie prime con cui si realizzano le batterie ed il cobalto è destinato a sparire.
Ma non diminuiranno i costi delle vetture perché vogliamo sempre nuove tecnologie, sempre più avanzate, anche e soprattutto nell’auto dove effettivamente servono.
Il 5G a breve sarà indispensabile per far dialogare tra loro tutte le auto anche quando saranno ferme, non solo quando viaggeranno sulle strade e nelle vie in città. L’interazione 5G sarà un costo obbligato, il prezzo per interagire e rendere finalmente l’auto intelligente.
Poi vedremo nuovi materiali per rendere più resistenti le carrozzerie e i sedili almeno quanto i motori elettrici e la batteria che prossimamente arriverà a 1 milione e 600 mila km con una nuova tecnologia Tesla Roadrunner. Obiettivo 100 dollari per kWh, il prezzo per le batterie che consente ai veicoli elettrici di raggiungere la parità di prezzo con le auto a benzina senza sussidi. Costo che combinato con la produzione di massa di auto elettriche determinerà il definitivo successo e l’irrinunciabile diffusione oltre a profitti convenienti ad alto margine per l’azienda.
La partnership di Tesla con Panasonic ha portato al costo della batteria più basso del settore, ma Tesla da tempo sta lavorando al progetto “Roadrunners” per creare le proprie celle per le batteria dei suoi veicoli elettrici.
Una ricerca quella di Tesla iniziata con l’acquisizione di Maxwell, produttore di supercondensatori (supercapacitors) che si avvarrà di un’inedita tecnologia delle celle a batteria sviluppate nel laboratorio di ricerca in Canada guidato da Jeff Dahn unita anche ai supercondensatori sviluppati da Maxwell.
Il fine del progetto Roadrunner di Tesla sarà produrre una nuova cella a batteria più densa di energia e più economica, impiegando la tecnologia con elettrolita solido di Maxwell che consentirà a Tesla di produrre celle più economiche con una densità di energia più elevata per utilizzare meno batterie per veicolo e raggiungere comunque una maggiore autonomia.
Roadrunner verrà presentato da Musk ad aprile al “Battery Investor Day” e sarà ricordato come una data storica.
Infine, abbiamo la vera utopia: l’utopia dell’auto elettrica solare.
Una sfida in cui anche l’Italia ha dimostrato di essere protagonista con Emilia 4, espressione tecnologica della squadra Onda Solare dell’Universita’ di Bologna che nel 2019, sulle Montagne Rocciose nella corsa “The American Solar Challenge” ha battuto i team delle più importanti università americane: Mit, Berkeley, Georgia tech e South California, in una gara estrema sotto ogni punto di vista. Questa utopia italiana ha dimostrato di essere in grado di trasportare quattro persone alla velocità massima di 110 chilometri orari.
Ma quando questa utopia diventerà realtà?
Quando?
Forse vale la pena di ricordare la massima Fordista: “C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti.”