Il raid di Lopresto per i 40 anni della sua collezione
C’è una cosa, in questo sporco mondo di motori, che non c’entra niente con le velocità massime, i giri veloci, i sorpassi ai box e le prove speciali. No: è una cosa che sa di sfida, di avventura, di l’importante è partecipare. E divertirsi. È il raid. Negli annali della storia ci sono quelli epici come la Pechino-Parigi, ma anche il coast to coast americano a modo suo lo è stato. Ma che cos’è il raid? È quella voglia di guidare che abbiamo tutti quanti, l’andare per andare, le schilometrate sfiancanti che sanno di notti magiche. O di ritirare l’auto dei sogni che hai trovato in quel granaio sperduto in campagna, o online, o nella casa di montagna dei tuoi. Insomma, il raid sei tu, col volante in mano e il serbatoio pieno.
PRIMA DI PARTIRE. La preparazione è importante, bisogna lavorare sul respiro, sempre lungo e ben disteso, rilassarsi, per godersi ogni chilometro come fosse l’ultimo (e qui scatta un leggero gesto scaramantico). Perché l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, si chiama dispersione, spinterogeno, bobina, puntine. Ma è anche questo che fa subito avventura, soprattutto in questo Bel Paese che è il nostro in cui, come diceva un amico, Carlo Talamo, si cambia dialetto a ogni pieno di benzina (o foratura di gomma, ndr). Il fatto è che Veloce stava aspettando il compagno di viaggio ideale per inaugurare i suoi raid, quelli #pedaltometalveloce. Viaggi all’insegna di una meta, da inseguire finché ce n’è. E così, quando il collezionista Corrado Lopresto ci ha invitato a seguirlo nel suo raid Palermo-Reggio-Milano (con cui festeggia 40 anni di collezione), abbiamo cominciato a scaldare i motori.
Giorno 0. Modica-Palermo: 277 km
Oggi è un po’ come un prequel. Mentre la Balilla di Lopresto si materializza a Palermo verso sera, Veloce parte dalla Sicilia orientale con un’auto stampa d’eccezione, un’Autobianchi Bianchina Giardiniera. Meteo pazzo: vento, tempesta, pioggia come se non ci fosse un domani. Non proprio il tempo che uno sogna di trovare in Sicilia. Carichiamo la Giardiniera, WD40 e Haribo: il kit di sopravvivenza per schilometrate in tranquillità (dai vabbé, ci sono anche le puntine di scorta, il condensatore e le candele). E una camera d’aria in più: oggi è venerdì 13 e nel bel mezzo del nulla, sotto un’acqua alla Frankenstein Junior (potrebbe piovere…), buchiamo. L’anteriore destra. Amen, le gomme sono come le donne, quando rompono si cambiano. E ripartiamo. Vetri appannati, non si vede niente, ma per fortuna c’è la guida autonoma… Fino a Tremonzelli ci si arrampica (per quanto, l’anticipo ritardato e la carburazione generosamente grassa ci portano su a 80km/h), poi giù fino a Buonfornello, che nella storia della Targa Florio è il rettifilo dove Vaccarella si riposava a 300 km/h, “dopo tutte quelle curve” (testuali parole). In omaggio al Preside Volante, ci riposiamo anche noi. Capote aperta per cambiar aria e sventolare un po’, e via di nuovo. Palermo ci aspetta. Il traffico tentacolare di Johnny Stecchino non c’è (anche grazie a Waze) e arriviamo in sordina nel garage Falanga. Qui, da Fangio in poi, sono passati tutti i grandi che sbarcavano per la Targa Florio o il Giro di Sicilia. Dentro si vedono cose. E dietro un’Appia Zagato… ta-taaa: la Balilla di Lopresto. Ultima messa a punto, un adesivo qua, una stretta là. Domani si parte: Palermo, Cefalù, Nicosia, Leonforte e Catania. E se tra la folla (perché ci sarà un sacco di gente che tirerà fuori auto mitiche per festeggiare Lopresto) vedi anche una Giardiniera color mattone, be’ quelli siamo noi, Veloce.