Giulietta Spider: la genesi del Biscione ‘scoperto’
Il boom economico degli Anni ’50 è entrato nel vivo: l’economia globale è in rapida espansione e la prima potenza mondiale, gli Stati Uniti, è sempre più alla ricerca del lusso, compresi quei prodotti che avrebbero reso famosa (qualche decennio più tardi) la firma Made in Italy. Tra questi ci sono le automobili: Oltreoceano la domanda è in forte crescita, ma per vendere (tanto) bisogna incontrare i gusti e le richieste degli americani.
UNA RICHIESTA DA OLTREOCEANO. Sono gli importatori a giocare un ruolo chiave nel successo delle automobili europee negli States e alcuni di questi arrivano persino a influenzare la produzione di nuove vetture; come Max Hoffman, l’imprenditore austriaco nato a Vienna agli inizi del ‘900 e scampato al nazismo, che nella città della Grande Mela è diventato il punto di riferimento per molti brand del Vecchio Continente come Mercedes, Porsche e Alfa Romeo. Del Biscione, Hoffman ne diventa importatore agli inizi degli Anni ’50 e da lì a poco ha un intuizione: combinare le linee sinuose e eleganti dell’Alfa Romeo Giulietta con la carrozzeria spider, tanto in voga negli Stati Uniti in particolare sulla West Coast.
FIRMATA PININFARINA. Partendo dai suggerimenti di Hoffman i vertici Alfa Romeo si mettono al lavoro e commissionano ai grandi carrozzieri Bertone e Pininfarina alcune proposte di stile sulla meccanica della Giulietta: il primo presenta due prototipi particolarmente eleborati, mentre la soluzione tracciata dalla matita Franco Martinengo per Pininfarina è più classica e fedele alle forme eleganti delle spider italiane del periodo (come la Lancia Aurelia B24). La scelta ricade su quest’ultima e al Salone di Parigi del 1955 viene ufficialmente svelata al pubblico la Giulietta Spider: venduta in due versioni ‘normale’ e ‘Veloce’, è mossa da un 1,3 litri a quattro cilindri capace di 65 cv (diventano 80 qualche anno più tardi) e di una velocità massima di circa 160 km/h o 180 km/h per la più prestante Veloce, dotata di due carburatori Weber 40 DCOE a doppio corpo.
GRANDI NUMERI. Il successo è pressoché immediato: già nel primo anno di produzione (1956) al Portello si superano le mille unità per arrivare a fine carriera, sei anni più tardi (siamo nel 1962) a un totale di 17mila esemplari, tra Spider ‘normale’ e Veloce. Numeri che spianarono la strada alla sua erede, la Duetto, la spider che avrebbe accompagnato l’Alfa Romeo lungo quasi trent’anni di storia.