Gemelle diverse: Ferrari P5 – Alfa Romeo 33 Speciale
Nel ’67 il Mondiale Sport va alla Ferrari, che vince sulla Porsche di soli due punti. Nel ’68 Maranello non partecipa ma dà assistenza ai team privati. Il marchio si dedica alla ricerca stilistica con lo storico partner Pininfarina nel quadro del vicino lancio della Dino 206 GT. Gli studi seguono la filosofia delle forme curve, abbondanti e flessuose. Il risultato di questo periodo di sperimentazione viene presentato al Salone di Ginevra nelle forme della Ferrari 250 P5, opera del giovane Fioravanti.
SOLUZIONI ORIGINALI. La P5 è allestita sulla base di un telaio Dino modificato (con un motore V12 tre litri F1). Il frontale è molto basso e concavo, con prominenti parafanghi. Le luci anteriori sono costituite da una larga fascia orizzontale che contiene tutta la fanaleria. L’ampio parabrezza sale fino al rollbar che sovrasta gli occupanti e scende sui lati a creare due porte ad ali di gabbiano. Dietro la P5 è chiusa da un grande lunotto trasparente che arriva in coda. Qui i grandi passaruota della P4 sono sostituiti da tante alette orizzontali sovrapposte.
DA FERRARI AD ALFA ROMEO. La P5 suscita interesse ma a Enzo Ferrari non piace: gli ricorda una supposta. In autunno la P5 partecipa al Salone di Torino, poi la carrozzeria viene rimossa e utilizzata per l’Alfa Romeo 33 Speciale o 33.2. La gemella della P5 fa il suo debutto al Salone di Parigi 1969. Nel suo design sensazionale vuole essere concreta al 100 percento: diverso posteriore rispetto alla P5 diverse prese d’aria laterali, musetto con fari a scomparsa e piccolo cofano anteriore ‘reale’. Monta il V8 due litri con iniezione Spica e nei primi momenti si pensa di organizzare una piccola produzione in serie. Ma l’iniziativa non va in porto.