Ford Ghia Action: il dardo italo americano

Ford Ghia Action: il dardo italo americano

Tra la fine degli Anni ’60 e l’inizio dei ’70 la forma più di moda nel design automobilistico è il “cuneo”, in inglese “wedge shaped”. Si tratta di una figura molto semplice, più assimilabile a un concetto geometrico che a un vero e proprio modello di stile. Si dice che il primo esempio sia incarnato dall’Alfa Romeo Carabo, presentata al Salone di Parigi del 1968; fu disegnata da Marcello Gandini, uno dei pionieri di questa suggestione, e realizzata da Bertone. Tra i migliori interpreti della forma a cuneo c’è Filippo Sapino, nominato Direttore del Design della Ghia nel 1973. In quell’anno l’azienda torinese, nata nel 1916, è venduta alla Ford; viene chiuso il reparto carrozzeria, i tecnici sono assorbiti dalla Vignale e il marchio è trasformato in un Design Centre dell’Ovale. La Ghia rimane coinvolta nella moda di esaltazione di questo design e nel 1978 riceve l’incarico di sviluppare questo disegno. Il team guidato da Sapino deve creare un concept che possa esaltare questa forma alle estreme conseguenze. Su questi presupposti parte il progetto Action, una super-sportiva in grado di esprimere l’apoteosi del design cuneiforme abbinato a una meccanica estrema.

ford_action_ghia_1978_veloce_3

ELEMENTI ETEROGENEI. Il design sembra richiamare la fumettistica sagoma di un fulmine, di un lampo di elettricità; oppure di un dardo scagliato a velocità supersonica. Esso esprime velocità “siderale”, comunica stupore degno di una rappresentazione di Flash Gordon come si nota osservando la fiancata con la scritta del modello. La carrozzeria è quasi del tutto un incrocio di spigoli e solo il design dei cerchioni (reminiscenza di un disco del telefono) e la forma dei passaruota anteriori ci ricorda che viviamo in un universo di superfici anche con rotondità; altrimenti, ovunque lo sguardo si posi si vedono linee dritte, verticali o diagonali.

ford_action_ghia_1978_veloce_4

SPAZZANEVE CON OCCHI “CIZETA”. Il musetto spiovente e a forma di spazzaneve possiede due incavi nei quali sono ricavati i fari fendinebbia. Un po’ più in alto si riconoscono i coperchi dei fari a scomparsa (ricordano la Cizeta V16T) sui lati anche gli indicatori di direzione sembrano lacrime di fuoco scaturite dagli occhi del veicolo in corsa. Al centro, sopra il piccolo stemma Ghia, un’ampia presa Naca termina con un grande ingresso di flusso che porta aria fresca in abitacolo. Ai lati dell’ampio parabrezza molto inclinato si dipartono gli specchi retrovisori di forma prettamente funzionalista mentre i montanti neri creano l’impressione di un’unica superficie vetrata attorno all’abitacolo.

ford_action_ghia_1978_veloce_7

FIANCATE CON PORTANZA NEGATIVA. Dietro le portiere sono ricavati tre grandi ingressi d’aria verso il vano motore; bisogna tuttavia osservare che l’andamento in direzione contrastante dei vetri nell’area dell’ipotetico montante B attenua il senso di prestazioni ultrasoniche: gli ingressi d’aria sulle fiancate sembrano perciò suggerire che la Action sia un enorme “condizionatore di scala industriale” con le ruote piuttosto che una astronave terrestre. Tutta la fiancata così vicina a terra ha un’importanza ben precisa; crea una portanza negativa che spinge il corpo vettura al suolo. In questo è molto simile alla Chaparrl 2J del 1970, iscritta alla famosa serie Can-Am, ma esclusa perché nettamente superiore rispetto alle concorrenti.

ford_action_ghia_1978_veloce_2

PADIGLIONE DELLA 250 LM. La coda è un trionfo di spigoli. I larghi fianchi hanno un andamento progressivo verso l’alto in direzione del bordo superiore. La mancanza di passaruota, completamente nascosti dalla carrozzeria, incrementa ancora, come se non bastasse, l’aderenza ai canoni del “wedge design”. I larghi fari presentano in alto gli indicatori direzione e sotto le luci di profondità; proseguendo verso il centro si nota il piccolo porta-targa, un espediente stilistico che aumenta ancora di più la percezione di larghezza. Alla fine del tetto il piccolo arco rollbar protegge il padiglione: la sua forma ricorda distintamente la Ferrari 250 LM. Dalla superficie piana del cofano spuntano due piccoli coperchi longitudinali che probabilmente nascondono i tromboncini di aspirazione. Al centro della coda è installato uno spoiler incassato e con incidenza variabile per variare il grado di schiacciamento a terra. Nella parte inferiore, infine, i quattro grandi scarichi riportano la Action sulla terra e le restituiscono una lieve identità automobilistica.

MOTORE. Sul telaio del tutto convenzionale di una Ford Escort è installato un motore V8 DFV. Questo 8 cilindri prodotto dall’inglese Cosworth è considerato uno dei migliori motori da corsa della storia avendo portato il successo nelle competizioni in cui ha partecipato lungo un arco di quasi venti anni. Si tratta di un layout molto compatto con cilindrata di tre litri, distribuzione bialbero con trentadue valvole, iniezione meccanica. La Action è presentata al Salone dell’Automobile di Torino del 1978 e successivamente alla rassegna internazionale di Chicago.

  • ford_action_ghia_1978_veloce_2
  • ford_action_ghia_1978_veloce_3
  • ford_action_ghia_1978_veloce_4
  • ford_action_ghia_1978_veloce_5
  • ford_action_ghia_1978_veloce_6
  • ford_action_ghia_1978_veloce_7
CONDIVIDI SU

Lascia un commento

INCENTIVE
VIDEO
ALTRI VIDEO